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Italian Graffiti / La corruzione all'amatriciana delle bocce

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Sabato 20 Maggio 2017

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di Gianfranco Colasante

Il lato oscuro delle bocce. Da qualunque parti la si rigiri, resta una storiaccia, una storia di normale corruzione. Ma da commedia all'italiana, come dire, un po' all'amatriciana. Come suggerisce anche l'ambientazione, una spy-story che si svolge tutta a un tavolo del "Casale", un'osteria frequentata delle federazioni di via Flaminia. Una storia per tanti versi peggiore di quelle cui ci ha abituato il calcio che almeno ha l'alibi dello spettacolo a tutti i costi e chi se ne frega dei debiti colossali. La nostra storia - dei cui sviluppi ci informa il Corriere della Sera sotto il titolo "Soldi, guai e corruzione" - è meno clamorosa, ma va purtroppo a toccare la base fondante dell'organizzazione sportiva: la correttezza e la trasparenza o, se preferite, la morale stessa (si usa ancora citarla?)

Dunque, i fatti. Riguardano il passaggio di consegne al vertice della federazione bocce (avete letto bene, ... bocce) tra l'aspirante Marco Giunio De Sanctis e l'uscente Romolo Rizzoli. Quest'ultimo, un capitano di lungo corso che più lungo non si può, sin dal 1985 è stato segretario dell'UBI (come si chiamava allora la federazione) sotto il presidente Sandro De Sanctis (sì, proprio il padre dell'aspirante), e poi presidente a tutti gli effetti dal 1993 fino a marzo 2017, un quarto di secolo abbondante, quando esce sconfitto da De Sanctis jr. nella consultazione elettorale.

Torniamo al motivo del contendere che ha portato al deferimento di De Sanctis da parte del procuratore nazionale del CONI Massimo Ciardullo "per tentata corruzione nel confronti del rivale alla presidenza della FIB". Valore della "mazzetta", scrive sempre il procuratore, 36.mila euro l'anno offerti a Rizzoli perchè non si ripresenti e lasci campo libero al rivale. Scena che si svolge sotto gli occhi di Luca Pancalli, sì avete letto bene, il presidente del CIP che da poco tempo il governo ha reso autonomo dal CONI, e tanto altro ancora, e del quale De Sanctis è stato per molti anni il fido segretario. Il "regista della cena" Pancalli, come ricorda il procuratore, oltre ad organizzare l'incontro si era proposto nel ruolo "di notaio per vigilare sull'accordo scellerato".

Ma Rizzoli, che da uomo di mondo doveva conoscere bene i suoi commensali, al banchetto si era presentato con in tasca un registratore per mandare a futura memoria tutta la conversazione. Quindi, a bocce ferme (tanto per restare nel tema), spedisce il nastro alla procura del CONI e, per non sbagliare, alla procura della Repubblica che affida l'indagine al pm Desirée Digeronimo. Anche se sappiamo bene che i tempi della giustizia ordinaria sono molto più lenti.

Ma da dove sarebbero arrivati i soldi per la corruzione? Qui la risposta degli inquirenti è lapidaria e sconfortante: "ricorrendo ad artifici contabili ipotizzati dal De Sanctis, in presenza di Pancalli, tra i quali il ricorso ai fondi del CIP da far confluire nelle casse di una Fondazione costituita dallo stesso Comitato Paraolimpico". Quindi sottraendo soldi pubblici alla loro destinazione: sostenere la condizione e alleviare le sofferenze dei disabili. Lo stesso procuratore Ciardullo respinge poi la tesi di Pancalli tendente a far apparire l'atto corruttivo come una goliardata, e scrive: "non sembra sostenibile che il Pancalli scherzi quando indica la somma che secondo lui sarebbe giusto [sic!] riconoscere a Rizzoli in caso di rinuncia".

E ora? Mi interessano poco gli sviluppi della storiaccia. Ma due considerazioni voglio azzardarle. La prima: la profonda delusione che mi deriva dall'atteggiamento di Luca Pancalli che, tra i suoi tanti incarichi, è stato anche assessore al Campidoglio per le politiche sociali e "la qualità della vita" dei cittadini, prima di lasciare per andare assieme a Luca di Montezemolo ad occuparsi, guarda caso, di ... Roma 2024. La seconda: storie di questo genere infliggono ferite profonde e insanabili alla credibilità e all'etica già traballante del nostro sport (lo stesso ministro incaricato del settore, Luca Lotti, è attualmente indagato) e imporrebbero proprio agli uomini di sport - capi e sottocapi - una difesa ad oltranza e senza tentennamenti.

Ne saranno capaci? Mah, ...  

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