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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / Chilivani e l'anglo-arabo-sardo

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Lunedì 15 Maggio 2017

cavallo-anglo-arabo-sardo 2

di Vanni Lòriga

Sarò “greve” ed insisto sul tema dei cavalli e dei cavalieri sardi, con il preciso impegno che in futuro non abuserò più della vostra pazienza. Almeno per quanto riguarda i quadrupedi; per i “bipedi” avrò altre cose importanti da raccontare. Durante i festeggiamenti dedicati al centenario di Paolo Racugno si è parlato a lungo del cavallo anglo-arabo-sardo, soprattutto con Mauro Checcoli, due ori olimpici nel Completo di equitazione ed estimatore dell’equino sardo. Trattando dei Giochi di Roma avevamo già accennato al fatto che i sessanta cavalli, impiegati nel pentathlon moderno, provenivano dagli allevamenti isolani, in testa a tutti Aletta de Nora, che vinse la prova stabilendo il record sul percorso di campagna alla velocità di metri 605. Aletta nasceva da Tatti, puro sangue inglese e da Stella, allevata da Tona Musio Scano.

Gli andalusi di Ferdinando il Cattolico

Entriamo cosi nel mondo dell’anglo arabo sardo. Si tratta di una vera razza, pregiatissima per concorsi ippici e protagonista dei Pali, in testa a tutti quello di Siena. L’enciclopedia firmata da Alarico Rossi e dedicata al Palio più famoso del mondo, elogia questo p.s.a.a.s. così descrivendolo:

“E’una razza ‘costruita’ dagli abitanti della Sardegna, che nel tempo hanno incrociato i soggetti indigeni con cavalli greci, cartaginesi, arabi ed andalusi, ottenendo soggetti forti, molto vivaci ed allo stesso tempo sensibili e docili. Nel XV secolo Ferdinando II il Cattolico, grande intenditore di cavalli, aprì ad Oristano il centro di allevamento reale e fece importare alcuni stalloni andalusi”.
 
Su questi cavalli vivaci, focosi, resistenti e di buona velocità venne immesso nuovo sangue con il ricorso a riproduttori purosangue inglesi. E chi furono i veri innovatori in questo campo? Gli storici fanno i nomi degli allevatori Benvenuto Pernis in territorio di Milis e Benjamin Piercy in Badde Salighes, nel comune di Bolotona.

Quando c’era la Cavalleria

Non sarà inutile ricordare come la Sardegna fosse, nei tempi andati, il paradiso del cavallo. I numeri, come al solito, parlano chiaro: nel 1940 c’erano nell’isola 64 stazioni di fecondazione ed erano presenti almeno 40.000 capi. Ma allora esisteva ancora (in tutti i sensi…) la Cavalleria.

Fra i primi stalloni purosangue inglesi si fa il nome di MarcAurelio, mentre nell’allevamento di Piercy a Padrumannu è ricordata la fattrice inglese Politcullis, importata da Lord Thomas Alnutt Brassey, proprietario in Sardegna di alcune miniere.

Abbiamo citato Benjamin Piercy e ci sentiamo in dovere di spiegare chi fosse. Era un ingegnere ferroviario nato nel Galles ed aveva lavorato in tutto il mondo, India compresa.

Proprio dall’India giunse da noi quando nel 1862 fu costituita la Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde con l’incarico di progettare e costruire la ferrovia Cagliari–Porto Torres con due deviazioni, una verso Iglesias (propugnata da Quintino Sella per raggiungere le miniere di carbone) e l’altra diretta a Terranova Pausania (ora Olbia).

Il punto di diramazione fu realizzato nel territorio di Ozieri, in una frazione che fu chiamata Chilivani. Molti si chiedono quale sia l’origine di questo nome e ci sono in merito due scuole di pensiero.

Le perle della principessa indiana

La prima è romantica ed affascinante come una fiaba (fonti Pietro Luridiana, Angelo Dettori, Luciano Carta, Gemella Fernando, Marcello Serra). Narra di una certa principessa indiana di nome Kiliwan, amata dal Piercy che da lei ricevette in dono alcune perle, custodite nelle fondamenta della stazione di Chilivani dopo la sua morte per dolore. O forse, secondo le ricerche del tisiologo Luridiana, per malattia e durante un periodo trascorso addirittura a Pattada, in provincia di Sassari, …

La seconda è dovuta allo studioso Pietro Mezzano che, documenti alla mano, certifica che già nel 1835 si citava, in uno scritto della Diocesi di Alghero, di un “vidazzone di nome Chilivani nel territorio di Ozieri, curatoria di Nughedu”. Precisiamo che il vidazzone era un recinto talora fortificato fruibile dalla popolazione locale, mentre la curatoria (in sardo curadoria) riuniva un gruppo di villaggi. Erano sessanta nei quattro Giudicati in cui era suddivisa l’Isola.

Considerato che i lavori per la ferrovia sarda vennero effettuati nel decennio 1870-1881 si è portati a pensare che la ricostruzione di Mezzano meriti forte credibilità. Chiudiamo sottolineando che l’ingegnere gallese realizzò un miracolo agricolo e di esistono i suoi eredi, legati anche al nome dei Mameli (donna Giorgina è una pronipote di Goffredo).

Una risposta attesa da tre anni

Per la cronaca. il lavoro della Compagnia sardo-inglese fu compensato con la concessione di 200.000 ettari di terreni demaniali (adenprivili). E’ lecito pensare che qualcosa sia andata anche al bravo Benjamin, considerato che acquisto migliaia di ettari in zone fertilissime… Infine è doveroso segnalare che questa razza di cavalli ha gravi problemi di sopravvivenza. E’ stata chiesta al Governo Renzi l’istituzione di un adeguato albero genealogico: attendesi risposta (da tre anni…).

Non abbiamo fretta, La rete ferroviaria sarda dal 1880 è sempre a binario unico e non ha un solo metro elettrificato.
 

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