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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Opinioni / In arrivo il nostro piccolo D-Day

Venerdì 8 Settembre 2017

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di Luciano Barra

Il 12 settembre dovrebbe essere il D Day per l’atletica Italiana. Il 12 settembre, come potete verificare su Wikipedia, è la possibile data della vittoria degli Ateniesi sui Persiani nella battaglia di Maratona. Ma anche quella del record mondiale di Mennea. Ma per noi è il giorno in cui è stata convocata la riunione dell’Ufficio di Programmazione Tecnica della FIDAL, quasi esattamente un mese dopo i Campionati del Mondo di Londra. Quando ho letto quella notizia mi sono tornate alla mente tante cose. Mi è tornato alla mente quando negli anni Sessanta la FIDAL di allora organizzava a Formia la Riunione del Carciofo (in verità questa era la denominazione che gli aveva dato Alfredo Berra che allora scriveva, e pungolava la FIDAL, dalle colonne del Corriere dello Sport). (nella foto: Acquacetosa, una FIDAL di qualche anno fa).

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I sentieri di Cimbricus / L'Orfeo Nero che vinse due Olimpiadi

Venerdì 8 Settembre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Il 29 settembre di 90 anni fa nasceva Adhemar Ferreira da Silva (nella foto, dopo vittoria e record ad Helsinki 1952) e mi è sembrato il caso di ricordarlo perché chi legge, scrive o collabora per questa creatura inventata da GFC ancora è in grado di ricordarlo e magari di commuoversi. Gli altri si arrangino. Se il Club Paulista de Futebol ha due stelle sul suo stemma, il calcio non c’entra niente: il merito è di Adhemar che diventò il più forte del mondo quando il calcio proprio non ci riusciva. Peggio, era appena reduce dal Maracanazo, la giornata nera del 16 luglio 1950, scandita dai gol uruguagi di Pepe Schiaffino e Alcide Ghiggia. “La Gran Disgrazia” titolo O Globo.

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Fatti&Misfatti / Bagaglio a mano da Tel Aviv a Istanbul

Giovedì 7 Settembre 2017

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di Oscar Eleni

Dalla Transilvania cercando i vampiri FIBA di Cluj che hanno inflitto una multa di oltre 1000 euro a Boscia Tanjevic “scoperto” mentre fumava un toscano al caffè rosso dopo una partita vinta dal Montenegro che è una piccola federazione, ma ha fatto in pratica quello che è riuscito all’Italia e non ad Israele, con Grecia e Turchia salvate sul l’orlo del precipizio. Cercarli e trovarli per portarseli dietro nella tenuta di Sting in Toscana dove le api assetate hanno bisogno di trovare uno svago sotto i ciliegi della salvezza. Viaggio lungo, ma, se hai fantasia puoi anche fermarti da altre parti. Ad esempio nella città bianca di Tel Aviv o, magari, ad Helsinki dove il sisu dei giocatori sul campo di basket ha portato folle nell’arena dell’europeo. Uno sposalizio quasi nuovo per la terra dei grandi fondisti, atletica e sci, dove non è vero che hanno soltanto renne e hockey su ghiaccio.

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Amarcord / "Quell'Italia nel vuoto": una lettera di Candido Cannavo'

Giovedì 7 Settembre 2017

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(gfc) In un Paese che, per dormire tranquillo, ha scelto di cancellare la memoria, dovrebbe far riflettere questa lettera che Candido Cannavò indirizzò al direttore Antonio Di Rosa e che fu pubblicata il 17 agosto 2005 sulla prima della Gazzetta dello Sport. Si era all'indomani dei Campionati Mondiali di Helsinki 2005, edizione per la quale (chi lo ricorda?) s'era candidata anche Roma, conclusi con un disastro analogo a quello di Londra 2017: anche allora solo un bronzo nella marcia. Dodici anni trascorsi invano. Un articolo scritto con la penna intinta nel sentimento e dettato dall'amore per l'atletica del grande direttore, ma in certa misura attuale e profetico. Rileggerlo oggi, in attesa che il prossimo 12 settembre la federazione si pronunci sui risultati di Londra indicando (si spera) i correttivi, potrebbe aiutare e fornire qualche contributo.

"Caro direttore, da antico malato di atletica, ho seguito i Mondiali di Helsinki attaccato a un televisore marino: carico di invidia, sin dall'inizio, per chi si trovava sulle tribune del venerato stadio finlandese, [...] ubriaco di quell'Africa povera e nobile che riscatta correndo i suoi inguaribili dolori e infine pieno di tristezza per il vuoto che ancora mi sento addosso. La stessa tristezza che ho trovato nel tuo commento di testimone diretto e in quelli dei bravissimi colleghi della rosea. Quel vuoto siamo noi: l'Italia del 2005. Mai così in basso. Inesistente. Ogni mattina leggevo il programma sulla Gazzetta. Un giorno ho trovato una lapide: nessun azzurro in gara. Mai un'umiliazione simile. Ahimè temo non si tratti di un incidente di percorso.

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I sentieri di Cimbricus / Domande, domande, ... nessuna risposta

Mercoledì 6 Settembre 2017

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di Giorgio Cimbrico

Come un ronin, un samurai senza padrone, non vorrei fare domande anche perché già so che riceverei risposte che mi lascerebbero più vuoto o più incazzato. Ma non ne posso fare a meno. Come sarebbe stato trattato in Italia lo svelamento – oggi si dice coming out, insomma ammettere di essere omosessuale  – di tre personaggi importanti dello sport britannico e in particolare gallese. Sto parlando di Gareth Thomas, poderoso centro e ala, 100 volte in campo con il Galles; di Nigel Owens, primo arbitro “ovale” del mondo; di Colin Jackson,, per 13 anni primatista mondiale dei 110hs, campione europeo e mondiale. Thomas racconta di quando confessò quel che lo straziava all’allenatore e al capitano, negli spogliatoi dell’Arms Park, a Cardiff. “Tutto qui? Vatti a cambiare che fra un po’ di alleniamo”, sbrigò l’allenatore che non aveva l’attitudine dello strizzacervelli.

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