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I sentieri di Cimbricus / In morte (annunciata) del Lungo

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Mercoledì 21 Febbraio 2024

 

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Dice Carl Lewis: “Ho idea che sia una specie di pesce d’aprile anticipato. Come ho sempre pensato, il salto in lungo è la specialità più complicata dell’atletica. E’ come se, davanti a troppo errori nei tiri da tre punti, allargassero il canestro” ...

Giorgio Cimbrico

La morte del nullo, che fa perdere tempo e annoia il pubblico: è l’obiettivo di World Athletics, la federazione mondiale di atletica presieduta da lord Sebastian Coe, che ha in progetto di rivoluzionare il salto in lungo abolendo l’asse di battuta in favore di una più vasta area dalla quale i saltatori potranno staccare. La misurazione avverrà dal punto esatto del decollo e non più dall’asse, come è capitato dai primordi dell’atletica codificata.

“Ai Mondiali di Budapest – dice Jon Ridgeon, direttore generale di World Athletics – abbiamo notato che un terzo dei salti sono stati nulli, con una perdita di tempo e di interesse. Lo scopo di questa sperimentazione, che partirà da quest’anno, è rendere le gare meno popolari più divertenti e coinvolgenti”.

E’ uno dei principi – e delle preoccupazioni – che regolano lo sport del nostro tempo: offrire sempre uno spettacolo gradevole, per non annoiare il pubblico allo stadio e per evitare cali di audience televisiva. Anche a costo di stravolgere il passato, di cancellare studi sulla ritmica del salto.

Il nullo ha segnato la storia della specialità e dell’atletica. Jesse Owens stava per andare fuori in qualificazione a Berlino 1936 se non gli avesse dato una mano Luz Long; stesso destino evitato da Bob Beamon (l’uomo del leggendario 8.90) che a Messico 1968 ebbe come angelo custode Ralph Boston. Dopo due salti oltre la striscia di plastilina erano spalle al muro ma in qualche modo riuscirono a salvarsi e il giorno dopo entrarono nella storia.

Un nullo, millimetrico, costò a Carl Lewis un volo senza confini: a Indianapolis atterrò a 10 yarde, 9.14, ma sull’asse, dopo lungo e minuzioso esame, venne rintracciata traccia di un chiodo. Con la nuova area di stacco, il record mondiale sarebbe quell’inarrivabile capolavoro, non l’8.95 di Mike Powell, arrivato a Tokyo ’91 in fondo a un duello (proprio con Lewis) che tenne la noia lontana mille miglia.

Grazie a questa riforma, come ha sottolineato Ridgeon, “tutti i salti conteranno”. Primi test già quest’anno in meeting minori. Se funzioneranno – e se non si alzerà la protesta dei tradizionalisti – il nuovo salto in lungo potrebbe far la sua apparizione in quel festival mondiale che World Athletics ha annunciato per il 2026, stagione senza Mondiali o Olimpiadi, e far rotta su Los Angeles 2028. Vedrà chi vivrà.

 

 

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