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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Italian Graffiti / Ricci Bitti: lo sport resti strumento di dialogo

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Lunedì 8 Gennaio 2024

 

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In una chiacchierata con Francesco Ricci Bitti – presidente delle Federazioni Olimpiche estive ed autorevole interlocutore sullo scenario internazionale – il quadro della situazione all’apertura dell’anno olimpico con ampi e doverosi stralci sulle difficoltà dello sport italiano alle prese con la complessa e deludente organizzazione di Milano-Cortina 2026. Nove risposte per capire e per riflettere.

Gianfranco Colasante

– Inevitabile partire dalla pista per lo Sliding (Bob, Skeleton e Slittino). L’ultima arrivata è Sarah Hirshland, direttore del CNO statunitense, che ha proposto per i Giochi 2026 la pista di Lake Placid dilatando a planetaria la nostra brutta figura. Uno sberleffo per le presunte capacità organizzative dell’Italia. Ci può fare il punto della situazione?

“Questa saga italiana ha raggiunto livelli imbarazzanti particolarmente per il sottoscritto che si è speso molto per avere l’organizzazione dei Giochi, ottenuti va ricordato di stretta misura sulla Svezia. Posso solo augurarmi che una situazione che ha già danneggiato l’immagine e la credibilità dello sport e del sistema Italia trovi una soluzione accettabile grazie alle nostre tradizionali doti di “miracoli dell’ultimo minuto”.

Credo invece sia onesto non illudersi sulle opere infrastrutturali incluse nella candidatura, importantissime per i territori del Bellunese e delle Valli Lombarde perché qualora si mantenessero i progetti, se ne vedrà il completamento certamente molto dopo i Giochi del 2026.”

– Le ultime notizie riferiscono di una certa irritazione di Bach che potrebbe preludere all’ipotesi di un commissariamento come avvenuto per Torino 2006 con riflessi positivi sull’organizzazione di quei Giochi senza per altro poter incidere sulla gestione del “dopo”. Lei che ne pensa?

Ho avuto modo di parlare col presidente Bach solo occasionalmente ed informalmente di Milano-Cortina, tenuto conto del mio ruolo “estivo” nel Movimento Olimpico ed in presenza di interlocutori naturali ed istituzionali come Malagò e Ferriani. All’inizio dell’estate scorsa Bach era certamente poco ben disposto nei confronti italiani e non mancò di farmelo sapere. Devo ammettere che anticipando le sue prevedibili valutazioni, lo sconsigliai vivamente dal considerare l’ipotesi di una nuova esperienza commissariale sul modello di Torino 2006 per varie ragioni. La posizione degli interlocutori italiani CIO rimaneva ideale in riferimento alla criticità del “Master Plan” e non vedevo al momento chi avrebbe potuto fare meglio di fronte a visioni e indecisioni della politica da cui l’agenzia per la realizzazione delle necessarie opere dipende. Inoltre, a livello di specifiche sportive, la nomina forse tardiva dell’ottimo Varnier era già stata di fatto un commissariamento operativo.”

– Non a caso il presidente Bach, nel suo recente “decalogo”, ha avocato al CIO la scelta delle località olimpiche e l’attribuzione dei Giochi. Si può pensare che lo stop-and-go di Milano-Cortina sia all’origine di questa decisione e che Bach rimpianga la scelta italiana rispetto a Stoccolma?

Non mi sento di avvalorare questa tesi. In generale Bach ha voluto ribadire il principio che il CIO è il proprietario unico dei Giochi e gli organizzatori sono dei concessionari pur meritevoli di rispetto. Negli ultimi anni, il processo di selezione è cambiato radicalmente con una valutazione graduale affidata ad una commissione che dopo vari stadi, produce una raccomandazione per l’Executive Board e successivamente per la ratifica della Sessione del CIO. Ciò ha comportato anche la revisione degli strumenti contrattuali tradizionali come l’“Host City Contract” e il progetto di accettazione delle eventuali modifiche al “Master Plan” iniziale.

Escluderei anche un ripensamento specifico sulla scelta di Milano-Cortina, visto che sembra molto probabile un’assegnazione doppia dei prossimi Giochi Invernali 2030 e 2034 con la Francia e gli Stati Uniti nettamente favoriti nonostante la Svezia abbia fatto parte del processo di valutazione. Ritengo invece significativo e da prendere seriamente la comunicazione irrituale rafforzata da una decisione dell’Executive Board della posizione CIO al riguardo della pista per lo Sliding che deve essere, cito le parole ufficiali: “esistente e funzionante”.”

– In tutta questa bizzarra vicenda, colpisce l’assordante silenzio dell’italiano Ivo Ferriani, nella sua doppia veste di membro del CIO e, soprattutto, di presidente di lungo coso dalla federazione internazionale di Bob e Skeleton. Non sarebbe stato invece opportuno e doveroso un suo intervento chiarificatore?

Potrebbe dare certamente questa impressione, anche perché sarebbe stato interessante sapere la posizione di esperto sul tema della pista di bob, ma mi sento di spezzare un po’ una lancia in suo favore. In tutta questa storia, per ragioni indipendenti dalla sua volontà e per le cariche che ricopre, Ferriani è titolare di almeno cinque “cappelli”: tre lato-CIO e due Milano-Cortina. Non è un caso che gli sia stato richiesto di non partecipare per ragioni di conflitto d’interesse alle due ultime discussioni sul tema nell’ambito dell’Executive Board del CIO. Quindi mi sento di concordare che, almeno pubblicamente, siamo nella tipica situazione dove il silenzio è d’oro.”

– Altra “grana” è in arrivo dal torneo di Hockey che difficilmente vedrà in pista i giocatori della NHL, come dire la crema di quello sport. Secondo Gary Bettman, Commissioner della National Hockey League, tra le motivazioni c’è il ritardo con cui il PalaItalia di Santa Giulia sarà consegnato (Dicembre 2025?). Già assenti i russi, adesso il rischio è che manchino anche i migliori americani e canadesi. Ha qualche informazione al riguardo?

“Posso solo confermare come partecipante al Summit CIO di alcune settimane fa, di due interventi molto preoccupanti al riguardo. Il presidente della Federazione Internazionale di hockey su ghiaccio francese Luc Tardif, è stato perentorio nel precisare che è difficile promuovere la presenza di atleti delle leghe professionistiche protetti da assicurazioni multimilionarie con una data di consegna dell’impianto non permanente prevista a poche settimane, se non giorni, dai Giochi senza alcuna possibilità di verifiche e prove adeguate. Meno ultimativo ma comunque fermo anche il presidente coreano Kim Jae-Yeol della Federazione Internazionale di sport del ghiaccio, intervenuto sullo stesso argomento.”

– Come conseguenza dello stallo, nel teatrino dell’improvvisazione irrompe la politica che in Italia è sempre in agguato quanto a visibilità e potere. Quelle che Novari e Malagò avevano annunciato come “Olimpiadi a costo zero”, sono ora contese tra i partiti politici e le varie Regioni (lo slogan recita “Together we win”). Con costi e tempistica (non solo per lo Sliding) che nessuno ha il coraggio (o la capacità) di definire. Qual è al riguardo il suo pensiero?

“Rispondo con la mia esperienza di membro della Commissione di Coordinamento dei prossimi Giochi estivi di Parigi 2024. Qualche settimana fa, il comitato organizzatore ha ufficializzato in circa 4 miliardi e 400 milioni il budget finale. Un periodico e modesto aggiornamento ai dati diffusi in precedenza, per tener conto dei fattori inflattivi e imprevisti. Non mi risulta siano stati resi pubblicamente disponibili simili informazioni da parte di Milano-Cortina, con l’eccezione di un balletto di cifre sulla ipotetica costruzione, o ricostruzione, della pista per lo Sliding, tra l’altro mai considerata dal CIO facente parte del budget ufficiale dei Giochi. Personalmente ritengo che anche il CIO dovrebbe imporre maggiore trasparenza soprattutto nel rispetto della prevalente origine pubblica di tutti questi impegni di spese.”

– Parlando di politica il pensiero corre al ministro della gioventù e dello sport Andrea Abodi cui spetterebbe il compito della mediazione tra sport e politica. Ma se sul fronte della gioventù (in un paese che ha un solo giovane ogni tre ultra-sessantenni) l’impatto del ministro Abodi è ancora da valutare, molto labile appare il suo impegno sullo sport olimpico. A lei che cosa risulta?

“Andrea Abodi è certamente persona competente e impegnata, ma dal mio punto di osservazione un po’ distante, non pare almeno per ora abbia avuto un impatto sostanziale sul sistema sportivo italiano e non solo olimpico. Dopo più di cinque anni dalla cosiddetta “riforma Giorgetti”, non mi risultano ancora formalmente emesse le linee di indirizzo relative alle tre entità derivanti dalla riforma stessa e cioè: il Dipartimento, Sport e Salute e CONI. Come ho ripetuto in precedenti interventi, questo elemento sarebbe essenziale per una attività coordinata ed efficace ed in definitiva un impiego produttivo delle risorse pubbliche destinate allo sport. Spero di sbagliarmi, ma si continua a vivere alla giornata con iniziative ed interventi non tutti appropriati dei vari enti che ovviamente risolvono problemi specifici senza una distribuzione precisa delle responsabilità ed un sistema di valutazione dei risultati raggiunti.

A giustificazione di Abodi, va detto che raggiungere posizioni consensuali tra attori prevalentemente interessati a difendere le proprie funzioni e i vari riferimenti politici molto disponibili ad intervenire è certamente un compito molto arduo. Il raggio di azione del Ministro, mi sembra quindi a sovranità limitata salvo auspicabili ma imprevedibili espressioni di volontà politiche largamente condivise. La telenovela del prolungamento del limite dei mandati dei presidenti federali di lungo corso mi sembra esempio illuminante al riguardo.”

– Tra i nostri più recenti successi figurano le affermazioni nel tennis, capofila Jannik Sinner. ll presidente Angelo Binaghi, sposando in pieno la “riforma” Giorgetti che tanto indispettisce Malagò, ne approfitta per rilanciare il tennis quale “sola” immagine vincente dello sport italiano. Lei che quel mondo lo conosce bene, può dirsi d’accordo?

“L’insistenza dell’ITF mi ha convinto di assistere, dopo otto anni dalla mia uscita, alla finale di Coppa Devis a Malaga. È stata una scelta fortunata che mi ha permesso di assistere di persona ad un’occasione storica e a constatare che l’Italia ha finalmente un atleta come Sinner in grado di aspirare al vertice mondiale. Le dichiarazioni a caldo di Binaghi hanno una giustificazione nella grande euforia dovuta a due giorni di altissima pressione emotiva ma confermano che siamo di fronte ad un ottimo dirigente spesso tradito dal carattere.

A parte l’intempestività nel merito, criticare Malagò di scarsa sensibilità e supporto verso gli atleti è per lo meno singolare visto che il presidente del CONI normalmente eccede in senso contrario. Associare il governo e la sua emanazione Sport e Salute al successo di uno sport che ha ben altre matrici mi sembra una compiacenza sospetta verso una classe politica che nell’ultimo quinquennio ha dimostrato un livello di comprensione del fenomeno sportivo che definire “modesto” è già molto generoso. A meno che non si riferisse al sostanzioso contributo pubblico ricevuto tramite la legge Olimpica per l’assegnazione del Master ATP a Torino. Il successo della manifestazione ha confermato le indubbie qualità organizzative e gestionali della FIT, ma ciò non toglie che tale contributo abbia aiutato sensibilmente a migliorare il conto economico della federazione.

– Chiudiamo con un richiamo all’unitarietà dello sport olimpico – già messa a dura prova dai 28 conflitti in atto (fonte ONU) neppure scalfiti dalla “tregua olimpica” – che pare attaccato da movimenti centrifughi orchestrati per il 2024 da Putin: i BRICS Games a Giugno e i World Friendship Games a Settembre. Senza dimenticare l’assalto e il richiamo irresistibile dei petro-miliardi arabi. Basterà il “decalogo” appena annunciato da Bach per fugare i rischi di un frazionamento e impoverimento del Movimento olimpico?

“Questa domanda richiederebbe più di un’intervista di per sé. Il decalogo di Bach rappresenta semplicemente un posizionamento necessario del Movimento Olimpico e dello sport in generale come strumento di dialogo in un mondo pieno di conflitti e divisioni. Per riassumere in breve la situazione, partirei dalla considerazione che se il presidente del CIO evoca da molti mesi in ogni suo atto comunicativo l’unitarietà dell’intero universo sportivo fino ad arrivare a cambiare il motto Olimpico di De Coubertin con l’aggiunta della parola “Insieme” o all’inglese “Together”, significa che siamo ben lontani da questa condizione sia nel mondo esterno, che all’interno del Movimento Olimpico.

Dobbiamo esser pronti ad affrontare cambiamenti epocali della geografia politico-sportiva e la comparsa sulla scena di nuovi attori ricchi e determinati a mutare gli equilibri, specie nell’area dello sport business o professionistico. Venendo all’interno, le implicazioni delle ultime decisioni sul Programma Olimpico di Los Angeles 2028 dello scorso Ottobre della Sessione di Mumbai, hanno aperto un dibattito interno al CIO silenzioso ma non per questo meno effervescente con due visioni a confronto che devono necessariamente convivere.

Il dilemma è da una parte tra chi promuove il crescente impegno su tanti temi attuali ed importanti, ma tutto sommato di contesto ausiliario come i diritti umani, la parità di genere, la sostenibilità, l’integrità, ecc. dello sport, il che richiede risorse umane e finanziarie; e dall’altra chi sostiene la necessità prioritaria di concentrare le energie sul “core business” o prodotto base che sono i Giochi Olimpici e lo sport attivo. È un dibattito aperto che sta dimostrando l’enorme rilevanza che il ruolo dello sport ha assunto nella società civile, ma anche la crescente complessità a comprendere e prevedere i fenomeni conseguenti.

Sono pienamente coinvolto di persona e come Associazione delle Federazioni Internazionali in questo dibattito e sarà interessante seguire l’evoluzione dei vari modelli di sviluppo dello sport geograficamente e globalmente e quanto essi potranno influire sulle politiche e le strategie future del Movimento Olimpico.

 

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