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I sentieri di Cimbricus / USATF: un 200 via dalla pazza folla

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Lunedì 10 Luglio 2023


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Il bocciato di Eugene, selezioni per i Mondiali di Budapest, è Fred Kerley. Un nome e una prestazione che vengono al proposito per celebrare il più gran 200 della storia: sei sotto i 20”00 non era mai accaduto.


Giorgio Cimbrico

Qualitativamente la precedenza andrebbe data al 46”62 di Rai Benjamin (quinto tempo di sempre, vittoria con un margine da cronoprologo, un secondo e mezzo su Cj Allen, e pronta risposta a Karsten Warholm) e al 21”60 di Gabby Thomas, bella e brava a secondo i dettami filosofici dell’antica Grecia, con conferma, e progresso di un centesimo sul record personale, al quarto posto nella lista di sempre, e con sbaragliamento di Sha Carry Richardosn che dopo un pazzo 11”02 nel primo segmento ne ha fatto seguire uno più o meno simile nel secondo. Tirando le somme, 21”94, record personale, a tre metri abbondanti da Gabby, tornata quella di due anni fa, e anche meglio.


I 200 più grandi della storia senza che in pista scendesse il numero 1 dell’anno Noah Lyles, già qualificato e felice di aver trovato posto nel quartetto dei 100: sfogliando lentamente, come si fa con le carte distribuite dal mazziere, sesto Christian Coleman 19”95 (leggermente più veloce in semifinale, 19”93), quinto Robert Gregory 19”90, quarto Fred Kerley 19”86: la forza è quella che è, un toro, la tecnica di corsa anche: brutta curva, mediocre ingresso in rettilineo e a quel punto incapacità di aprire il gas nel lanciato finale.

 


Courtney Lindsey, nuovo a palcoscenici del genere, gli è rimasto un centesimo davanti, 19”85. Ai campionati NCAA di Austin aveva corso sotto i 9”90 e sotto i 19”90 in 45 minuti. Kenny Bednarek si è scosso da un inizio di stagione opaco e ha chiuso in 19”82; davanti, Erriyon Knighton, 19 anni e mezzo, in un tempo ricco di suggestioni, 19”72, proprio come Pietro Mennea annata ’79.  Knighton è molto giovane ed è ben consigliato: ha corso la batteria in 20”33, in semifinale in 20”03, lontano dai pazzi schemi della Richardson che spara subito (10”71 e 21”61w) e poi paga.

Nella stessa giornata, a Manchester, campionati britannici, Zharnel Hughes ha risposto 19”77 con +2,3. Dopo il mirabile 9”83 di New York, è in una forma tra il lucido e il cromato il velocista nato ad Anguilla e allenato da Glenn Mills, l’uomo degli astrosuccessi di Usain Bolt, ed è in questo momento l’unico che può opporsi allo strapotere americano. Lo scontro al vertice del 23 luglio al London Stadium (Hughes contro Lyles, Knighton e Kerley) ha contribuito alla vendita di 50.000 biglietti.

Qualcuno dei qualificati grazie alla wild card ha gareggiato: è il caso di Ryan Crouser che ha sparato a 22.86 davanti a Awotunde e a Ottersal, 22.10 e 22.09. Il quarto posto ha garantito la selezione e così con 21.90 Joe Kovacs ha salvato la pelle e il viaggio nella terra di una parte dei suoi avi.

Grant Holloway ha fatto le cose a metà: ha corso batteria e semifinale e poi ha lasciato via libera agli altri. Daniel Roberts 13”05 e Cordell Tinch 13”08. Nessuno è tranquillo dopo l’exploit del giamaicano Rasheed Broadbell, 12”94.

Nelle barriere alte donne, le selezioni hanno decapitato Alaysha Johnson e promosso Nia Ali, Keni Harrison e Masai Russell (due millesimi sulla Johnson) proposto una forza d’urto con otto atlete a 12”70 o meno. Ma con Jasmine Camacho Quinn e Tobya Amusan di mezzo il titolo mondiale non è sicuro. E’ più o meno lo stesso scenario dei 400: Deadmon e Norwood possono avere la meglio di Samukonga, Van Niekerk e Gardiner?

Shamier Little e Dalilah Muhammad, finite nell’ordine in 53”34 e 53”53, si propongono come la terza e la quarta forza, ad ammirare da dietro la sfida tra Sydney Mclauhlin e Femke Bol. Con la signora Levrone favorita dopo il 48”74 sui piani.

A parte il mondiale stagionale, 4.90, di Kathy Moon i salti sono stati abbastanza fievoli e il dato più appariscente viene dalle bocciature di Kendricks e di Lighfoot, fresco primatista americano con 6.07, a vantaggio di McWorther e di Bradford. Nel mezzofondo l’unico che potrà trovare spazio è Jared Nuguse, oriundo etiope dai finali brillanti ed eccellente protagonista nel memorabile 1500 del Bislett. Pronosticarlo da podio, dietro Jakob Ingebrigtsen, non è frutto di una sfrenata fantasia.


 

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