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I sentieri di Cimbricus / Una giornata fin troppo impegnativa

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Venerdì 7 Luglio 2023


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Il 20% di sconto per un orologio. Tale fu il premio per il doppio record mondiale ottenuto da Martin Lauer a Zurigo, e neppure utilizzato. Altri tempi, certo, ma l’atletica di quei giorni sapeva donare sensazioni più genuine e appaganti per tutti.


Giorgio Cimbrico

Il 7 luglio 1959 - giusto 64 anni fa - fu una giornata impegnativa per Martin Lauer. Al mattino andò a una lezione di meccanica dei fluidi all’Università di Monaco di Baviera. Poi raggiunse l’aeroporto, prese un aereo per Zurigo e all’arrivo, insieme a Walter Pensberger, chissà perché, decisero di andare in città in barca e così ne affittarono una. Non erano pratici di navigazione e ci misero due ore, giusto in tempo per il riscaldamento. “Trovai il tempo perfetto e la pista perfetta”. La pista era quella del Letzigrund. “Tutto andava secondo i piani: mi ero messo in testa di battere il record del mondo”.

Con il regolamento stoltamente in uso, Martin, renano, classe ’37, non comparirebbe nel libro sacro della progressione dei record del mondo. “Conoscevo lo starter e sapevo che sparava quando pronunciava la g di fertig (pronti), ma quando ero più o meno a metà, mi sparò dietro. Fosse andata bene, avrei fatto 12”8. Più o meno lo stesso capitò un anno dopo: il primo 10”0 di Armin Hary venne annullato e la ripetizione diede lo stesso risultato.

La seconda è buona e i tre cronometri dicono 13”2, record del mondo migliorato di due decimi. Willie May corre la miglior gara della vita ed è secondo a quattro decimi. Ci sono anche due azzurri: il veneziano Giorgio Mazza quarto in 14”2, e il triestino Nereo Svara, settimo in 14”7.

May era molto eccitato e aveva voglia di rivincita e così chiese agli organizzatori se potevano arrangiare un 200 ostacoli. “Lo accontentarono e così arrivò il mio secondo record del mondo”. Lauer, 22”5 e May, dopo aver preso quattro decimi, questa volta ne prese tre.

Quando informarono Lee Clahoun, campione olimpico in carica e destinato a fare il bis a Roma, il giudizio arrivò netto: “Non ci credo”. Jack Davis, secondo ai Giochi del ’56, fu più generoso: “Mi ero allenato con Lauer a Melbourne e avevo capito che avrebbe fatto qualcosa di buono”. A quell’Olimpiade Lauer, 19 anni, finì quarto, preceduto dai tre americani e lo stesso sarebbe successo a Roma, dove conquistò l’oro nella 4x100 eguagliando il record del mondo.

Il premio per il doppio record di Zurigo fu un buono per il 20% di sconto su un orologio. “Ma io l’80% che mancava non lo avevo. La mattina dopo tornai a Monaco e andai al mio corso di meccanica dei fluidi. Il professore mi guardò severamente: in questa materia pensa di cavarsela come fa con gli ostacoli? Erano ancora i tempi delle stereotipo: gambe veloci, cervello lento”. Quell’anno Track and Field News lo nomino atleta dell’anno.

Lauer ebbe una vita travagliata: una setticemia causata da una siringa non sterile portò all’amputazione della gamba sinistra. Mentre era ricoverato, suo fratello e la sua fidanzata, andando a fargli visita, furono coinvolti in un terribile incidente e morirono per le lesioni. Martin si inventò cantante country e “L’ultima rosa della prateria” vendette 500.000 copie. E’ scomparso quasi quattro anni fa, a Lauf an der Pegnitz, una cittadina della Baviera che mantiene ancora le suggestive architetture delle incisioni di Albrecht Durer.

 

 

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