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I sentieri di Cimbricus / Vecchi record e nuovi pretendenti

Lunedì 23 Maggio 2022

 

schult


Una notevole quantità di record, molti femminili, appartengono a un tempo lontano in cui il magistero tecnico andava a braccetto con quella che qualcuno ha chiamato magia nera o, più semplicemente, farmacia (o doping?).

Giorgio Cimbrico 

Quando Kristjan Ceh è venuto al mondo, nel ‘99, il record di disco – 74.06 di Jürgen Schult (nella foto) – aveva già 13 anni. Ora è avviato ai 36 e ha due pretendenti: il gigantesco e occhialuto sloveno e l’altrettanto gigantesco svedese – con radici per parte di nonna a Turku – Daniel Stahl: Ceh, entrato tra i primi dieci di sempre, è alto 2,06, Stahl, quinto All-time, è 2,00. Peso 125 l’uno, 140 abbondanti l’altro. Dal vecchio DDR, una ventina di centimetri più basso di loro, distano meno di tre metri Ceh (71.27 fresco di stampa a Birmingham), 2,20 Stahl, 71.86 tre anni fa a Bottnaryd, quelle piccole località così amate dai lanciatori.

Nello stesso lasso di tempo precedente, 36 anni, il record del mondo era stato migliorato più di trenta volte. Forse quel giorno Schult aveva raggiunto i chiacchierati limiti umani? Chissà. 

Sarà l’anno buono? E’ la domanda che ci si pone stagione dopo stagione e che non riguarda soltanto i discoboli. Una notevole quantità di record, molti femminili, appartengono a un tempo lontano in cui il magistero tecnico andava a braccetto con quella che qualcuno ha chiamato magia nera o, più semplicemente, farmacia. Il record di anzianità spetta all’1’53”28 di Jarmila Kratochvilova, a ridosso dei 39 anni di durata. Le possibili eredi, l’americana Athing Mu, di pura razza sudanese, e la graziosa britannica Keely Hodgkinson sono molto diverse dalla vecchia, eterna sovrana 

Qualche giorno fa, in un articolo apparso sul ricchissimo sito del Guardian, Dina Asher Smith ha espresso l’opinione che quest’anno potrebbero cadere i record del mondo di Florence Griffith, vicini ai 34 anni d’anzianità. “Le nuove scarpe e i continui progressi nella realizzazione di piste sempre più veloci possono contribuire al raggiungimento di nuovi limiti”, è il parere della dottoressa Dina, laureata in storia all’Università del Kent. E ha ricordato che a Eugene, l’anno scorso, Elaine Thompson con 10”54 non è andata lontana dall’obiettivo: 10”49. E’ una prestazione che qualcuno colloca come vero record mondiale, non tanto per i sospetti suscitati dai violentissimi progressi della defunta Griffith, quanto per una “non misurazione del vento” che quel giorno, ai Trials di Indianapolis, soffiava piuttosto gagliardo. 

La giamaicana, donna d’oro che ha già trovato collocazione nella storia dell’atletica, è colei che più si è avvicinata a quei tempi shock: 5 centesimi sui 100, 19 sui 200. E’, questo, un dato eloquente sul lascito di FloJo: i 200 sono ancora più duri da rodere dei 100. Reso manualmente quel 21”34 equivale a un 21”1, precluso a un buon numero di colleghi maschi. 

Altri record di vecchia data: vicino ai 35 anni è il 2.09 di Stefka Kostadinova, così come il 22.62 di Natalya Lisovskaya; alla stagione successiva, il 1988, appartengono sia il 7.52 di Galina Chistyakova che il mostruoso 76.80 di Gabriele Reinsch, e ancor più mostruoso è il 78.14 che Martina Hellmann ottenne di lì a poco in un test ufficioso utile per scegliere le atlete da mandare a Seoul. Tre anni prima, Marita Koch aveva tolto di un colpo 39 centesimi al 47”99 di Jarmila Kratochvilova. 

Tra gli uomini, come detto, il record più vecchio è quello di Schult, seguito, per una cinquantina di giorni, dalla martellata di quel buonanima di Yuri Sedykh e oltre i 30 anni si colloca l’8.95 di Mike Powell a Tokyo. 

Poco agevole stilare una lista di pretendenti. Proprio dal disco, oltre a Ceh e Stahl, arrivano buone ambizioni, scaldate dalla bella e imponente Valarie Allman che, malgrado i progressi, 71.46, continua a distare cinque metri abbondanti da chi approfittò, proprio come Schult, del vento che soffia perfettamente a sfavore a Neubrandenburg. Questo, almeno, dicono i sacri testi. 

 

 

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