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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Osservatorio / Come farsi scippare gli Europei '24 ...

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10 Settembre 2021

 

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… e non rendersene conto. Ci sarebbe da meravigliarsi, se non si conoscessero gli attori, del teatrino dei pupi in onda sul palcoscenico dell’atletica. Ma pare che il futuro incerto e le minacce che incombono sulla rassegna non interessino alcuno.

Luciano Barra

Nei libri di storia le Idi di marzo sono famose e ricordate per l’assassinio di Giulio Cesare. Negli annali dello sport italiano le Idi (o quasi) di settembre andrebbero ricordate per alcune imprese memorabili. Ai primi di settembre del 1934 avvengono a Torino, grazie a due grandi personaggi dello sport italiano, Bruno Zauli e Mario Saini, i primi Campionati Europei di Atletica, rimasti famosi perché per decidere la vittoria dei 100 metri si dovette attendere il giorno dopo perché il fotofinish fu mandato a Milano … per la sviluppo.

Poi un po' oltre le Idi settembre 1957 allo Stadio Olimpico (inaugurato nel maggio 1953 con Italia-Ungheria di calcio, 3 a 0 per i magiari) viene stabilito il primo record mondiale, dei 25 successivi conseguiti su quella pista. Fu Vladimir Kuts con un “a solo” sui 5000 metri in 13’35”0. Passano pochi anni e sempre nelle Idi di settembre, durante i Giochi Olimpici di Roma 1960, Livio Berruti riporta un incredibile vittoria sui 200 metri, con doppio record del mondo, rimasta iconica per l’Italia.

Sempre alle Idi di settembre, nel 1974, l’Italia ha la fortuna di organizzare una nuova edizione dei Campionati Europei. Campionati che sono stati a forte rischio organizzativo se non fosse intervenuto l’allora neo segretario generale del CONI, Mario Pescante (che sulla pista dell’Olimpico aveva vinto una combattutissima finale degli Studenteschi nel 1957) per una vicenda che un giorno meriterà di essere raccontata.

Basterebbero questi pochi episodi per suggerire, nelle attuali Idi di settembre, l’organizzazione di alcune celebrazioni. In primis quelle delle cinque medaglie di Tokyo e anche della splendida tripletta femminile alle Paraolimpiadi. Ma avrebbe potuto anche suggerire lo scandire del -3 prima dei prossimi Campionati Europei del 2024, previsti anche loro per le Idi di settembre.

Ed invece nulla di tutto ciò (che ne so, una celebrazione durante una partita di calcio della Serie A con i medagliati di Tokyo, cosa che sta avvenendo altrove, a spizzichi e bocconi grazie ad iniziative private). Invece sempre alle Idi di settembre arriva una lettera della Associazione Europea alla FIDAL e a tutte le altre Istituzioni coinvolte negli Europei del ‘24 (Governo, Comune di Roma, Regione, CONI, Sport & Salute), in cui con molto garbo ma anche con molta fermezza, dopo un anno di silenzio e tanti solleciti, si pongono delle scadenze abbastanza perentorie.

Vi è un passaggio in questa lettera che merita di essere citato, dove si legge: “Come sapete, dopo un lungo e meticoloso processo di valutazione, dove due molto forti candidature si affrontavano per l’organizzazione dell’evento (NdR: i Campionati del 2024), nel Novembre 2020 il Consiglio (NdR: della EA) ha deciso di assegnare l’organizzazione alla vostra Federazione ed alla Città di Roma (NdR: il voto dette 14 a 2 per Roma contro Chorzow, in Polonia). Questa decisione è stata basata grazie alla presentazione di una solida struttura organizzativa con il coinvolgimento dei principali partner, con l’impegno che si sarebbe immediatamente iniziato a lavorare sugli aspetti operativi dei Campionati Europei 2024, ed il Consiglio si attende che il progetto venga realizzato così come fu presentato. In sintonia con l’Accordo Organizzativo la nomina del Comitato Locale era previsto entro tre mesi dalla data della decisione del Consiglio.”

Poi la lettera pone due scadenze: una entro il 22 Ottobre quando la FIDAL dovrà “fornire un chiaro e dettagliato rapporto su come definitivamente risolvere il problema legato alla forma legale e la composizione dell’entità responsabile per le operazioni dell’evento e conseguentemente della definizione della struttura del LOC, al fine di dare il via al più presto alla preparazione dell’evento”. E poi un invito alla FIDAL, e ai vari rappresentanti istituzionali, ad essere presenti al Consiglio della EA il 21 Novembre, alle ore 15,00!

La lettera conclude sottolineando che gli “straordinari” risultati degli atleti italiani a Tallinn ed a Tokyo rafforzano il giusto momento per Roma di organizzare i Campionati Europei, per celebrare con l’occasione i 50 anni dall’ultima edizione del 1974. Ma guarda un po', ce lo devono ricordare loro! Una lettera per scolaretti.

La storia di questa candidatura per i Campionati Europei è lunga. Passa attraverso tre governi, tre ministri (inizia a Doha[LB1]  ai Campionati del Mondo del 2019 quando il Ministro Spadafora incontra i vertici della World Athletics, Sebastian Coe, e della EA, Svein Arne Hansen. Ancora ricordo cosa mi disse Coe in tribuna dopo l’incontro. “Raramente ho visto un politico italiano così determinato. Ma perché Roma non si candida anche per i Mondiali?”. E’ vero che Coe conosce bene l’Italia, ma non gli italiani ed il loro individualismo e la loro litigiosità.

Nonostante a Roma sventolassero tre diverse bandiere politiche fra Governo, Regione e Comune e due diverse anime sportive, grazie ad una riforma che nessuno ancora ha capito che significato ha, il presidente della FIDAL, Alfio Giomi, con pazienza e capacità tipica di un toscano della Maremma, ha fatto più volte il giro delle Sette Chiese ed è riuscito a mettere in piedi una candidatura forte sotto i tutti punti di vista e con garanzie economiche che, posso testimoniare, neanche hai tempi di Primo Nebiolo si era riusciti.

Brevemente: dopo quella assegnazione la FIDAL fece una delibera (18 dicembre 2020) dove a seguito alle precedenti delibere decideva di approvare la partecipazione della Federazione stessa alla costituenda Fondazione, soggetto giuridico che era stato indicato dalle diverse istituzioni come l’entità che avrebbe dovuto organizzare i Campionati. Con la stessa delibera indicava i nominativi di Gianni Gola (rispettato presidente onorario della FIDAL stessa) come rappresentante della FIDAL nella Fondazione, delegando Alfio Giomi “a provvedere a ogni necessario adempimento alla costituzione della stessa”. Cosa poi avvenuta nel successivo mese di gennaio, con la nomina dello stesso Giomi a presidente e amministratore delegato per facilitare il completamento della Fondazione con l’adesione delle diverse entità istituzionali. Questa decisione fu presa alla presenza di un vice-presidente del CONI e di Sport & Salute. Successivamente lo stesso Giomi ha messo a disposizione, con atto formale, la carica di presidente.

Poi, come ben si sa, la FIDAL ha avuto un nuovo corso. Evito di dilungarmi sulle innumerevoli gaffe che la nuova dirigenza ha inanellato in sei mesi. Un record difficilmente eguagliabile così come le sei medaglie d’oro vinte agli Europei Under 23 e le più importanti cinque, sempre d’oro, vinte a Tokyo. Universalmente, da tutte le parti, il merito di queste medaglie è stato ascritto al precedente presidente Alfio Giomi ed al DT Antonio La Torre, vittima quest’ultimo alla vigilia di Tokyo di una serie di attacchi denigratori inconcepibili. Lui ha saputo rispondere senza polemiche, ma con i risultati.

Alla stessa maniera il nuovo presidente Stefano Mei, non solo non ha avuto l’onestà intellettuale di riconoscere pubblicamente i meriti del suo predecessore, ma ha intrapreso un’altra operazione: quella di esautorarlo dal ruolo che lui si era guadagnato sul campo per l’organizzazione degli Europei 2024. Anche qui tutta una serie di goffe iniziative di cui non voglio tediarvi e che stanno solo provocando imbarazzo e discredito a livello nazionale ed internazionale. Tutto questo nonostante il Consiglio Federale abbia, con precisa delibera, esautorato il presidente dal gestire in prima persona la materia.

La cosa incredibile è che non si capisce il perché di questa operazione. Per uno che è stato eletto con un pacchetto di voti minoritario, pari al 38% dell’Assemblea e che si trova in minoranza in Consiglio Federale, l’occasione dei Campionati Europei era la migliore per trovare un necessario compromesso politico per governare al meglio la Federazione. No invece, come un bulldozer Mei continua nella sua operazione di smantellamento di tutto quanto, buono o cattivo, fatto primo che lui salisse al soglio.

Sarebbe logico se tutto questo avesse l’obbiettivo di organizzare al meglio i Campionati od altro. No, anche perché lui sa bene, non avendo mai organizzato nulla, neanche il giro del proprio palazzo, che non sarebbe in grado e che l’Associazione Europea non è favorevole a che un presidente di Federazione gestisca direttamente l’organizzazione. Troppi sarebbero gli impedimenti e i contrasti d’interesse. I motivi di quanto sta accadendo devono essere altri e non di certo di alto livello.

Le Istituzioni e gli organismi sportivi si stanno barcamenando in questa situazione in maniera ambigua ed equivoca, anche loro tirati per la giacchetta da quello o da quell’altro. Il rischio è che tirando la corda questa si spezzi. Già c’è a breve la spada di Damocle delle elezioni comunali che potrebbero far cambiare il Governo della città, con i rischi che questo potrebbe rappresentare.

Possibile che negli ultimi sei mesi non si sia trovata una mediazione intelligente? La storia è riuscita a metter d’accordo Egiziani (Sadat) ed Israeliani (Begin) nel famoso accordo a Camp David, auspice Jimmy Carter (anche questo nelle Idi di settembre), e poi successivamente ad Oslo, auspice Bill Clinton, Israeliani (Rabin) e Palestinesi (Arafat). Qui invece siamo a battaglie di retroguardia o meglio di retro-bottega. O forse non c’è nello sport italiano (e nella politica) un Carter o un Clinton? O basterebbe un “sor Cacini” qualsiasi che sia disponibile a sporcarsi le mani ed a pensare ad obiettivi più lungimiranti che quelli attuali di basso profilo.

Intanto i polacchi, dopo aver perso 14 a 2 l’assegnazione, hanno organizzato gli Europei Indoor a Torun, e poi a Chorzow i mondiali di Staffetta, la Finale di Coppa Europa (che hanno vinto), un meeting nello stadio d’atletica più bello che c’è in Europa con trentamila spettatori ed ora hanno in campo, sempre a Chorzow, tutta una serie di manifestazioni internazionali di alto profilo. A Tokyo hanno vinto 9 medaglie di cui 4 d’oro e non contenti proprio in questi giorni hanno solleticato la WA e la EA anticipando la richiesta di organizzare Mondiali ed Europei di Atletica. E se il 14 a 2 fosse invertito? Tutto questo mentre in Italia i “polli di Renzo” si beccano fra di loro.

Come andrà a finire? Comunque male: un’occasione persa, una brutta figura sotto tutti i punti di vista e soprattutto una dirigenza sportiva, a tutti i livelli, non in grado di saper gestire i buoni risultati conseguiti sul campo dagli atleti. La situazione mi ricorda, con trama ben diversa, quel film di Comencini con Alberto Sordi intitolato “Tutti a Casa”. Anche quello ambientato nelle Idi di settembre

 

 

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