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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Duribanchi / Meglio l'adorata vecchia radio

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Martedì 24 Agosto 2021

 

streaming 

 

Oggi va tutto in streaming. Il calcio cavalca l'onda della moda: la partita sul tablet o sullo smartphone con formiche che calciano "quando vuoi e dove vuoi". Il problema è poi che lo streaming connette male e fa vedere peggio. 


Andrea Bosco

Siamo devastati per quanto sta accadendo in Afghanistan. Uomini, donne, bambini in fuga. E quei talebani tornati al potere. Fallimento del mondo Occidentale. Niente che non si potesse ipotizzare. Oggi la tragedia è umanitaria. E l'Italia sta facendo quello che può. Mentre altri, dalla Grecia alla Turchia stanno alzando muri. La disperazione di chi non ha più speranze: i neonati affidati alla pietas dei soldati. Tragedia nata anche da avidità, corruzione, sprechi. E che non dovrebbe tuttavia essere mascherata dalla menzogna. Si incarta l'amara caramella in plastica colorata. Un TG nazionale ha definito i talebani “studenti coranici”. Qualcuno si è preso la briga di scoprire cosa studiano i “coranici”?

Questo studiano. “Un musulmano deve far guerra agli infedeli”. Sura 9:123. “Un musulmano deve essere brutale con gli infedeli”. Sura 48:129. “Un musulmano può uccidere le persone che desidera se è per una causa giusta”. Sura 6:152. Di “messaggi” di questo tipo il Corano è zeppo. Compreso quello (noto) che impone ai “credenti” di non avere amicizie “tra ebrei e cristiani”. Si può far finta che i talebani non siano più quelli che hanno distrutto i Budda patrimonio dell'umanità. Si può far finta che non impongano il burka alle donne. Si può fingere che non le discriminino. Si può fingere che non indottrinino i bambini istigandoli al “sacrificio”. Si può fingere che non uccidano imponendo la legge islamica.

Si può fingere che questi siano “talebani diversi e distensivi” come ha spiegato l'ineffabile Giuseppe Conte un'ora dopo che i “distensivi” stavano facendo carne da macello di una popolazione tradita dai propri governanti, tradita dagli americani, tradita dall'Occidente tutto. Giuseppe Conte ha attivato con Luigi Di Maio il protocollo della “via della seta” con la Cina. Via che transita anche per l'Afghanistan oggi in mano ai talebani. Dove Cina e Russia (ma anche Turchia dalla quale sono arrivati scroscianti applausi) hanno preso il posto degli americani. Per venti anni non è stato fatto quello che si doveva. La distruzione dei campi di oppio con diserbanti letali. E' l'oppio, base per tutte le droghe che appestano le città del pianeta, la grande risorsa degli “studenti coranici”.

Ci sarebbe voluto un fremito da parte del pisolante ONU per la creazione di una forza di “caschi blu”. Che evitasse agli americani e agli altri occidentali di essere percepiti come “occupanti”. E sempre l'ONU avrebbe dovuto presidiare il confine pakistano, là dove indisturbati si sono nascosti tagliagole e terroristi. Ma ci sarebbe voluta anche una azione culturale invasiva in un paese retrogrado, incapace nonostante le smisurate ricchezze minerali di progredire e di affrancarsi da un medioevo che ha le sue radici in quel libro che pochi occidentali si degnano di leggere. Un libro che si presenta incompatibile con la democrazia, così come viene intesa in Occidente. Il problema è nel Libro. Da quelle parti non hanno mai avuto una Controriforma. Da quelle parti non c'è mai stata una Rivoluzione Francese.

C'è un mondo islamico che vuole emanciparsi, che si dimostra comprensivo per le libertà occidentali. Che ne è attratto e in qualche caso le mette in atto. Ma fino ad un certo punto. I talibans reputano corrotto il mondo occidentale. E non hanno tutti i torti: l'Occidente è corrotto e decadente. Ha sostituito la legalità con la tolleranza. Ha interpretato in maniera contorta il concetto di perdono, sconfinando in un buonismo che ha finito per cancellare ogni regola. Ma in Occidente puoi essere credente nel dio che più ti piace. E se nessuno ti piace puoi essere ateo. Nessuno in Occidente ti impone di convertirti. Nessuno ti addita ad “infedele”.

Ma: già c'è un ma. Può un ministro dell'Interno non far rispettare le regole? Può tollerare che migliaia di persone invadano un terreno privato con camion, stero, musica a palla, droghe di ogni tipo vendute ai partecipanti di un rave sballo? Visto che è accaduto, visto che per cinque giorni la legalità in Italia, nel viterbese, è stata sospesa, visto che le “regole d'ingaggio” per le forze dell'ordine erano “presidiare a 6 km dall'evento” senza sfiorare i partecipanti. Visto il silenzio del ministro Lamorgese, in Italia può accadere. Anzi accade. Quindi un morto tra i partecipanti (non per droga ma per collasso forse annegamento) qualche tonnellata di spazzatura, otto individui nudi in stato confusionale in un supermercato dopo lo sgombero, animali uccisi, defecatio a cielo aperto, disgustosi miasmi.

Lamorgese gode della stima del presidente Mattarella e questo spiegherebbe la sua permanenza nel dicastero (Conte o Draghi per lei si pari sono) nonostante il flop realizzato su vari fronti. Resta il fatto che migliaia di persone hanno varcato i confini con camion e attrezzature in tempo di covid e di green pass, indisturbati. Senza alcun controllo. Ha spiegato Vanni Santoni sul Corriere Cultura: “Di certo, di fronte a uno spettacolo strabiliante come quello offerto [???] da un teknival ... è difficile immaginare che i più giovani possano andarsene da lì, senza il desiderio di replicare l'esperienza. La free tekno, nonostante incidenti e repressione (non in Italia, Vanni) viene a dirci che è qui per restare: non forse controcultura in senso pieno ma di certo ormai prassi dell'aggregazione giovanile, al pari di concerti e altri raduni”. Costo della performance, tollerata da Lamorgese, circa 100.000 euro. Chi paga? Bambolina a chi indovina: non serve essere un drago.

Mi astengo sullo sport. Oggi il dibattito verte sulle scarpe che in atletica fanno volare, come facevano nel nuoto i “costumoni”. Visto che il basket si segnala soprattutto per la scomparsa del tenero omone Luca Silvestrin (che vidi far esordire bambino dal paròn Tonino Zorzi) dico solo una cosa sul calciop. Non su quello giocato. Ma su quello trasmesso: si fa per dire. Oggi va tutto in streaming. La Lega si è presa i dobloni del riccastro di turno e il calcio cavalca l'onda della moda: la partita sul tablet e sullo smartphone con formiche che calciano "quando vuoi e dove vuoi". E visto che siamo in tempi di assoluta “libertà”: anche quando stai “espletando” sulla tazza del cesso. Dove “gol” può significare “anche” rete: anche.

Il problema è che DAZN padrone dello streaming connette male e quindi fa vedere malissimo. Con interruzioni, inizi e finali di partita cancellati, proteste del pueblo, denunce del Codacons e (chi si stupisce è un mentitore) il silenzio di chi ha scaricato il digitale terrestre di SKY in favore della ciofeca streaming. Pueblo: per tre anni i diritti ce li ha DAZN. E quindi se davvero vuoi protestare, organizza una protesta vera. Essendo vizioso di calcio venerdì scorso ho tentato di abbonarmi in streaming. Piazza Duomo, ufficio Tim. Mi danno un modem, che poi è una scatoletta che ti consente di collegare il televisore. Poi mi chiedono il codice fiscale, il numero di telefono fisso, il numero di cellulare, la mia mail, la mia carta d'identità. La Tac no, quella non l'hanno voluta. L'impiegata fa le carte, le fotocopia, me le fa firmare, ma qualche cosa non va. Quindi ripete l'operazione e io ancora firmo. Ma ancora non va.

E allora la signorina chiama al telefono: non so chi. Solo che il “chiamato” evidentemente non sa una mazza. Visto che la povera donna dopo aver digitato una seconda volta, chiama anche una terza e una quarta: inutilmente. A quel punto sono passati 58 minuti e io mi sono fortemente rotto i maroni. Lei mi dice: “Non so cosa stia accadendo, ma per un qualche problema tecnico il suo abbonamento non viene autorizzato”. Tentativo finito. Rammento quando ragazzino andai con mia mamma a sottoscrivere l'abbonamento RAI. Era metà degli anni Cinquanta: venti minuti e contratto siglato. La TV era in bianco e nero e dagli schermi Nicoletta nostra che se n'è andata un paio di giorni fa, garbatamente augurava a tutti “Buonasera".


Il vostro cronista rompiballe andava al Penzo a Sant'Elena un paio di ore prima che iniziasse la partita per vederla in piedi. Era un calcio poetico. C'erano i Sivori e gli Schiaffino, i Boniperti e i Rivera, i Suarez e i Sandrino Mazzola. Artisti che anche le squadre “minori" possedevano. Il Padova di Nereo Rocco che arrivò terzo, un anno, dietro alla Juventus e alla Fiorentina in attacco poteva contare su Hamrin, Brighenti e Humberto Rosa. Era un calcio raccontato dai Brera, dai Palumbo, dagli Zanetti, dai Roghi, dai Panza e dai Renato Morino. Che lo raccontavano onestamente. Non era un giornalismo “con il verme" come quello attuale.

Era un calcio che ospitava la cultura dei Gianoli, dei Soldati, dei Fusco, degli Arpino, dei Ghirelli. E dove la matita dell'immenso Marino sul Guerin Sportivo “era più efficace di mille selfie". I mondiali del 1958 furono un evento che rivelarono al mondo Garrincha e il minorenne Pelè. I vecchi sono come me: “Ai miei tempi, eccetera". Ma fate ,se credete, qualche ricerca. Guardate cosa riuscivano a fare con il pallone. Era un calcio in bianco e nero (ogni riferimento alla Gobba è involontario) ma si vedeva. Come va detto fino a SKY (quindi fino ad ieri) si è sempre visto. Sapete cosa vi dico? Se questa è l'offerta, meglio l'adorata vecchia radio.

 

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