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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Osservatorio / La classe non e' (quasi mai) acqua

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Giovedì 22 Aprile 2021

 

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Dalla lettera di Seb Coe a Gigi D’Onofrio, ai 40 anni del mondiale degli 800, alla scelta di Firenze al posto di Napoli: tutti episodi che confermano la validità del vecchio assunto, oggi esteso anche all’atletica.

Luciano Barra

Devo essere onesto: questo titolo dimostra che non sono obiettivo. Ma i fatti dimostrano che nell’atletica i mezzofondisti/fondisti si sono segnalati come una genia dirigenziale di primissimo livello. Ovviamente non mi riferisco alle mie mediocri prestazioni da mezzofondista (due finali ai Campionati Romani Studenteschi, all’Olimpico ed allo Stadio dei Marmi). Evito di citare tutti quegli ex che hanno dimostrato di essere fra i migliori dirigenti nell’atletica.

È un po’ come nel calcio, chi meglio dei numeri 10, Rivera, Baggio o Pirlo? Forse allo stesso livello dei mezzofondisti metterei i corridori dei 400 ostacoli. C’è una serie di personaggi che hanno segnato, e segnano, la storia dello sport dirigenziale. Pascoe, Hemery, Ridgeon in Gran Bretagna; Morale, Frinolli, Bellino ed ora Gellini nell’atletica italiana. Spero di non offendere i Tilli di oggi.

L’esempio più lampante che la “classe non è acqua” l’hanno data di recente Sebastian Coe e Stefano Mei, non per nulla due eccellenti mezzofondisti.

Il primo ha inviato una lettera a Gigi D’Onofrio dopo le sue dimissioni da Meeting Director del Golden Gala. Un gesto, quello di d’Onofrio, molto onorevole se si pensa come è avvenuto. Bella la frase in inglese oxfordiano di Coe: “Mi spiace che il tuo lavoro con il Meeting di Roma sia terminato in questa infelice maniera, ma spero che tu vorrai anche ricordare tutti i meravigliosi momenti che hai vissuto in questi anni. Mi fa piacere mettere per iscritto, a nome della World Athletic, dell’intero Board della Diamond League Association e di tutti i membri della Diamond League, il nostro ringraziamento per la tua sconfinata passione, energia e supporto al nostro progetto. Ci mancherà il tuo significativo contributo alla Diamond League ma tutti noi speriamo che tu rimarrai nell’atletica in qualche ruolo”.

Che classe! Quasi la stessa messa in campo da Stefano Mei, anche lui eccellente mezzofondista, quando, dovendo andare a Grosseto per una riunione organizzativa dei Campionati Europei Master – incontro poi non avvenuto per altri motivi – ha sottolineato in maniera molto elegante che alla riunione non ci fosse l’ex presidente, e membro della Giunta Esecutiva del CONI, Alfio Giomi.

Anche qui, che classe! Tra l’altro mi viene il dubbio che la decisione di far svolgere il prossimo Golden Gala, di cui mi vanto di essere socio fondatore con oltre 10 edizioni sulle spalle, a Firenze, sia stata presa per favorire la mia presenza, vivendo io ora in Toscana a solo un’ora dalla culla del Rinascimento, quella del Granducato di Toscana, non quella dell’Arabia Saudita di Bin Salman.

A proposito, ho provato a mettere a confronto i diversi motivi a favore delle due potenziali candidate, Napoli e Firenze, e non sono riuscito trovare un solo punto per cui Firenze sarebbe da favorire a Napoli. Tranne una circostanza: sono sempre stato un “fan” di Eugenio Giani e l’avrei visto con piacere – e l’ho scritto – presidente della FIDAL. Per il resto, stadio, pista, finanziamento ed altro erano tutti favore della città del Vesuvio.

Personalmente, come membro del Consiglio della EA, ho fatto carte farse perché Firenze avesse due edizioni della Coppa Europa. Non era stato facile, non perché la sede non fosse prestigiosa, ma perché l’impianto benché “civettuolo” era veramente “minimo” rispetto alle precedenti edizioni. Non so perché non riuscimmo neanche a riempire le tribune, considerata la modesta capienza dell’impianto intitolato al Marchese Ridolfi. Oggi ciò non è un problema visto le attuali restrizioni, e questo sarebbe stato un vantaggio anche per Napoli, che si era rifatto il look grazie alle Universiadi del 2019.

Altro problema, il cambio di data, resosi obbligatorio per evitare la concomitanza con una partita amichevole della Nazionale di calcio. La nuova collocazione – il giorno prima dell’apertura degli Europei di Calcio previsto a Roma l’11 giugno –, rischia però di togliere molto spazio mediatico. Forse la scelta del 10 giugno ha un altro motivo. Ed anche qui si dimostra che la classe non è acqua. Il 1o giugno cadono esattamente 40 anni dal record del mondo di Sebastian Coe stabilito proprio a Firenze, ma allo Stadio Berta, poi Comunale, poi Franchi, dove la pista non c’è più. Un gesto riparatorio verso il capo della WA dopo gli sgarbi, ancora in atto, sulla vicenda del nostro marciatore super squalificato. Ricordo che nel 2001, in occasione della prima edizione fiorentina della Coppa Europa, celebrammo i primi vent’anni di quel record presenti Marcello Fiasconaro, Alberto Juantorena e lo stesso Coe, tutti e tre in diverse ere primatisti del mondo degli 800 metri.

La mia esperienza sulla Coppa Europa a Firenze, dove ero delegato della EA per la Televisione, mi fa ricordare le difficoltà incontrate nella produzione televisiva. Le tribune, estremamente basse, non facilitavano il posizionamento delle telecamere, che vennero collocate in maniera di essere d’intralcio al pubblico. Per di più, per una gara che si dovrà svolgere obbligatoriamente in notturna, c’è da chiedersi se l’illuminazione del Ridolfi sia adeguata. Ricordo che in occasione della Coppa Europa fummo obbligati di terminare le gare prima che arrivassero le ombre della sera, in quanto l’illuminazione di allora non raggiungeva il minimo di 1000 lux, con diffusione su tutta la pista, particolarmente sulle curve, necessaria per una buona ripresa televisiva notturna a colori.

In considerazione di quanto sopra e degli episodi di “classe” elencati ho avviato la procedura per comprare un biglietto. Lo stesso consiglierei ad Alfio Giomi, Marcello Marchionni ed anche a Manuela Oliveri, la moglie di Pietro Mennea. Ho saputo che è rimasta molto contrariate sulla bocciatura di Napoli, per cui si era spesa. Mi è persino giunta notizia che era arrivata a pensare di togliere il nome di Pietro dal meeting.

Tutte lezioni che confermano che la classe non è acqua. Anche in atletica.

                               

 

               

 

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