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Piste&Pedane / "L'importante e' rimettersi in marcia ..."

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Lunedì 22 Giugno 2020

 

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Mascherine ed autocertificazione: cronaca di un pomeriggio di inizio estate da un centro della bergamasca, dove la pandemia ha imperversato con maggior virulenza. Quel che contava era riprendere dopo tre mesi di stop.

Daniele Perboni

Sabato 20 giugno. Primo pomeriggio. Sole, temperatura mitigata da un fresco venticello. Meno male, non saremo costretti alla consueta sauna pomeridiana. Si parte leggeri, con l’animo sereno, anche se la destinazione finale (Brusaporto, poco oltre Bergamo) è una di quelle località dove la recente pandemia è stata a dir poco spietata. Si parla di decessi quintuplicati rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Dunque una terra che ha pagato un costo altissimo. Nel piccolo comune lombardo riparte l’attività regionale in pista. Domenica tutti a Mariano Comense (Como) per la seconda tornata di prove dedicate agli ostacoli.

Eventi che gli atleti attendono da oltre tre mesi. «Tutti, indistintamente – sottolinea con fervore Antonio La Torre, presente sulle tribune a debita distanza dagli atleti – vogliono riprendere l’attività agonistica. Non importa su quale distanza. L’importante è rimettersi in marcia, ritrovare il sapore della competizione». Due ore scarse di viaggio ed eccoci davanti al centro sportivo. Un piccolo gioiello dove si pratica calcetto, tennis, e, naturalmente atletica, pur su una pista che lascia intravvedere tutta l’usura del tempo. Dunque non particolarmente veloce. Ma che importa?

All’entrata l’ormai consueto rito della misurazione della temperatura, e la consegna di un’autocertificazione ove si attesta di non essere positivo al Corona e di non aver avuto contatti con persone… Tutto in regola. Si spalancano le porte dell’eden. Causa mascherine ci si riconosce a fatica nonostante la familiarità con molte persone. Sugli spalti poca gente. Non più di una cinquantina. Qualcuno alle spalle ci chiama. È Marco, vecchio suiveur delle strade, ex direttore di riviste dedicate ai runner, ora in pensione. Ultra sessantacinquenne, la definizione è sua, ora segue anche le gare in pista. La sorpresa è tanta. Il nome? Ma sì, accontentiamo i lettori. Si tratta di Marco Marchei, a suo tempo ottimo maratoneta che ha vestito anche la maglia della nazionale e presente ai primi Mondiali di Helsinki ’83, ai Giochi di Mosca ’80 e Los Angeles 1984: 2 ore 11’47” di personale sui 42 chilometri. Decisamente non male!

Ciò che colpisce è il silenzio che regna sovrano. Si parla sottovoce, quasi ci si vergognasse di essere “sopravvissuti”. Con una trentina di minuti di ritardo iniziano le competizioni. Strano, nessuno che dia il benvenuto, che porti un saluto, faccia le debite presentazioni degli atleti. Eppure qualche azzurro è presente. Così come è in loco il Presidente del Comitato Regionale Lombardo. Questa volta se ne sta zitto e muto. Ma come! Proprio oggi che “dovrebbe” parlare in qualità di “capo” del movimento lombardo? Stranizza. Ma non d’amuri come canta Franco Battiato.

Dunque si parte. Gare spurie e risultati non omologabili. Tempi lunghi fra una serie e l’altra, a causa, anche, della forse eccessiva cautela nel “trattare” i blocchi di partenza. Solerti ragazzi/e con spugna e disinfettante si accaniscono su quegli aggeggi per ripulirli da eventuali virus presenti. Vedi mai che… Nella prima serie dei 150 metri vince Vittoria Fontana, da poco passata ai Carabinieri, campionessa europea under 20 dei 100. La varesina di Gallarate, al rientro dopo la frattura allo scafoide del piede sinistro, taglia il traguardo in 17”4 (manuale), davanti a Chiara Melon (17”8) e Sveva Gerevini (18”0). Forte vento contrario ma non è dato sapere a quanto spira. Pazienza.

Doppia sfida Vladimir Aceti-Edoardo Scotti sui 150 e 300 metri. Nella prima prevale Aceti (16”10/16”14) nella seconda il carabiniere frazionista della 4x400 mista ai Mondiali di Doha (32”98-33”30). Si dice emozionato l’oro europeo di Boras nei 400 under 20. «Mi mancava l’adrenalina della gara. Finalmente ci siamo». «Ho visto un bell’Edoardo (Scotti), tecnicamente quasi perfetto – sottolinea La Torre – Non mi interessa il crono finale, ma già lo vedo in palla. Sono contento per il ragazzo». Qualcuno azzarda che un tempo simile in proiezione 400 potrebbe valere 46 secondi e dintorni. Il Direttore Tecnico, storce la bocca, mugugna qualcosa ma non si sbilancia.

Curiosità per quanto riguarda gli 800 metri donne e i 1500 uomini, tutti in corsia. Le ragazze partono distanziate di 100 metri ed ognuna con un cronometrista “personale”. Pronti via. Poco dopo un centinaio di metri già non si capisce più chi è in testa. Regna confusione, ma va bene anche così. L’importante è ripartire. Presto o tardi si tornerà alla normalità. Non abbiamo cuore di restare per vedere anche i 1500. Salutiamo la compagna e imbocchiamo la strada di casa. Arrivederci a venerdì 26 al campo XXV Aprile di Milano.

 

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