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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Italian Graffiti / La nomenclatura, l'orgoglio e il coraggio

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Lunedì 13 Gennaio 2020


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Nei prossimi giorni il ministro dello sport Spadafora sceglierà il nuovo "manager" che dovrà guidare la società "Sport e Salute" e, di concerto, indirizzare le politiche economico/sociali dello sport nazionale. Un nuovo sgarbo per lo sport olimpico o un'occasione di riscatto?  


Gianfranco Colasante


Con notevole sprezzo per la scaramanzia, il ministro per lo sport (e delle politiche giovanili) Vincenzo Spadafora ha fissato per venerdì 17 gennaio la scadenza per le domande all'incarico di presidente ("con funzioni di AD") per la società Sport e Salute. L'organo governativo da poco più di un anno posto a vigilare sul CONI e, piaccia o meno, ad indirizzare la politica sportivo/salutistica del Paese. L'altra volta furono quasi duecento le candidature, vedremo questa volta. Compito ingrato, affidato dal precedente governo giallo-verde (M5S e Lega) al "manager" Rocco Sabelli, dimessosi alla vigilia di Natale per incomprensioni con l'attuale esecutivo (ancora M5S e PD): quindi con lo stesso Spadafora. (foto tratta dalla sua pagina FB).

Ora si cambia, anche se va detto che l'operazione si avvia alla sua rapida conclusione senza clamori nè commenti. Semplice operazione di routine, si direbbe. E invece ci sarebbe molto da puntualizzare. Considerato anche il tenore del bando che pretende dai candidati una approfondita esperienza e pratica di natura "burocratica", relegando in un angolino le competenze sportive che vengono estese - chissà poi perchè - alla "medicina sportiva" (che sia già un segnale?).


Il problema è invece più complesso. Innanzi tutto per il periodo storico e per le fibrillazioni che stanno scuotendo il M5S e che vedono Spadafora alla testa della corrente (i cosiddetti "lealisti") che sostiene a spada tratta il capo politico Di Maio, ruolo da più parti messo in discussione. Tensioni che pongono a rischio la stessa tenuta del governo, minacciato - come ha chiarito proprio Spadafora in una intervista al Corriere della Sera - più dalle tensioni interne che dalle opposizioni. In attesa dei prossimi responsi elettorali, per il vero molto poco incoraggianti.


Con un quadro politico tanto liquido, la scelta del nuovo presidente/AD non appare esente da rischi. Chiunque dovesse essere l'eletto (ma c'è chi sostiene che la scelta sarebbe già avvenuta), difficilmente si troverebbe di fronte un terreno privo di ostacoli. Tanto più che le "spartizioni" economiche per il 2020 tra CONI e Federazioni sono già avvenute a firma Sabelli. Il quale ultimo - nominato ad aprile 2019 dall'ex sottosegretario al Consiglio Giancarlo Giorgetti, quindi in quota Lega - è ora finito sotto la lente del nuovo ministro di sponda M5S che, a quanto si legge, avrebbe chiesto ragione di "ordini di servizio e incarichi di collaborazioni esterne" emanati da Sabelli oltre, ovviamente, all'ammontare dei "maggiori oneri" che ne sarebbero derivati.


Storie di ordinarie fibrillazioni politiche che non colpiscono più di tanto. Nè passano alla storia. Casomai ci si attenderebbe che si dia sostanza a quello sbandierato "sport sociale" che lo Stato ha avocato a sè con la modifica (?) di CONI Servizi in Sport e Salute. Un nome, una garanzia: si sarebbe detto una volta. Ma con quali progetti, quali scadenze, soprattutto quali professionalità?


Qualche settimana fa in una delle ultime apparizioni televisive, Eugenio Scalfari aveva ricordato che nessuna struttura può sopravvive senza una adeguata e solida nomenclatura. Concetto chiaro e condivisibile. Tanto che viene spontaneo domandarsi: qual'è oggi la nomenclatura - indipendentemente dalla prossima nomina apicale - su cui può contare Sport e Salute per sviluppare il suo ventilato programma di natura "sociale"? E di conseguenza indirizzare i suoi finanziamenti? Che poi restano il vero nocciolo della questione, il motivo del contendere con il CONI, soprattutto inteso come sezione italiana del CIO.


Per di più da qualche tempo lo sport - o chi lo amministra - ritiene che basti affidarsi a "manager" esterni per risolvere al meglio le sue problematiche. Come è avvenuto e sta avvenendo per Sport e Salute, ma anche una trappola nella quale è caduto lo stesso presidente del CONI per quanto riguarda la Lega calcio o per Milano-Cortina. Come se il mondo dello sport avesse contezza di non essere più in grado di esprimere al suo interno personalità capaci ed affidabili. O semplicemente credibili.


Un segno di resa, un'alzata di mani o, se preferite, di esaurimento delle idee e della loro qualità da proporre e difendere. Spianando in tal modo la strada alle pesanti ingerenze di politici di tutti i colori e, senza offesa per alcuno, all'improvvisazione più deprimente. Caratteristica del Paese, anzi ormai nel suo DNA. Piace invece pensare (o solo sognare?) che la nuova nomina imposta - altra poltrona occupata dall'alto in un mondo, come quello dello sport, che vive e prospera solo di volontariato e di elezioni dal basso: altrimenti non è più sport ma abbandona i suoi valori per ridursi ad una "impresa" economica dai contorni indistinti - possa essere per la residua nomenclatura del Foro Italico un'iniezione ricostituente. Che la spinga finalmente ad alzare la testa, rivendicare il suo ruolo, a ritrovare l'orgoglio per la sua storia e il coraggio per difenderla. Di fronte a tutti. Per ora possiamo solo augurarcelo.


 

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