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Piste&Pedane / Tortu e Jacob, il futuro e' gia' arrivato

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Giovedì 24 Maggio 2018

 
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Godiamoci la più veloce gara italiana sui 100. Confidando che al cronometro seguano presto i riscontri agonistici.

di Daniele Perboni


La trasferta a Savona, Riviera ligure di Ponente, sulla foce dei fiumi Letimbro e Quiliano, era programmata da tempo. Si sapeva che la pista del Fontanassa era particolarmente veloce. Già negli anni precedenti ne erano scaturiti tempi eccellenti nella velocità. E così eccoci pronti per questo 23 maggio 2018 che resterà scolpito nella piccola storia dell’atletica Italiana. Liste di partenza alla mano, era facile intuire che qualcosa di buono ne sarebbe uscito. Almeno lo si sperava. Ma la speranza, come recita il consunto proverbio “è l’ultima a morire”. Vero anche che un nostro vecchio professore di lettere soleva ripeterci che “chi vive sperando muore a Montecatini, ...”. Intendendo Montecatini-Terme, Valdinievole, provincia di Pistoia, famosa per le sue acque curative, ... E con questo fine delle divagazioni.

Nella sezione TOP TEN le liste stagionali aggiornate ad oggi.

Insomma da queste parti ci siamo trasferiti non per sollazzarci con aria di mare e sole, ma per assistere alla sfida annunciata fra la nouvelle vague dello sprint italico: Filippo “Pippo” Tortu e Marcell Jacobs. Il primo velocista nato, nel senso che sin dalle categorie giovanili si era messo in mostra per la sua naturale velocità; il secondo sprinter quasi per forza, essendo il salto in lungo il primo amore o, se preferite, la disciplina in cui sino alla scorsa stagione si era espresso al meglio. Dunque i due rampolli, allievi prediletti del padre Salvino (Filippo) e Paolo Camossi (Marcell) si sono alla fine ritrovati faccia a faccia. E che cosa ne è sortito ormai lo sanno (almeno dovrebbero saperlo) pure i classici sassi. La notizia l’abbiamo ascoltata anche in un notiziario mattutino di “Radio Capital”.

Con 10”03 (+0,7) il quasi ventenne lombardo, targato Fiamme Gialle, ha fatto tremare il trentennale record di Paolo Pietro Mennea (10”01) che resiste dal 4 settembre 1979 (Città del Messico). Crono ottenuto in altura (2248 metri slm). E non è stato da meno l’amico-rivale (Fiamme Oro) Jacobs che si è fermato (si fa per dire) a 10”08, mentre novanta minuti prima, favorito da un vento alle spalle misurato +3 metri al secondo, aveva stampato 10”04. Rispettivamente i due ora occupano il secondo e il quarto posto nelle liste italiane di tutti i tempi. Indubbiamente la più grande gara di velocità fra due atleti azzurri che mai si sia svolta sul suolo italico. E non solo.


Ora, al netto delle speculazioni che si possono fare (si son fatte e si faranno) sulle condizioni ambientali, sui nuovi materiali, sul cambio di dirittura, ecc., il record di Mennea resiste. Punto e basta. Inutile andar a scovare il pelo nell’uovo affermando che certi studi della IAAF danno un vantaggio (sui 100) di 5, 6 centesimi se si corre in altura rispetto al livello del mare (la pista di Savona è a 180 metri). Fate un po’ voi i conti della portata di questa affermazione, ... Carta canta e il cronometro dice che Pietro ha corso in 10”01 e Pippo in 10”04. A stoppare ogni considerazione astratta ci ha pensato lo stesso giovane protagonista: «Un record è un record. Per quanto mi riguarda oggi ho ottenuto solo il “personale”. Il primato italiano appartiene ancora a Mennea».


L’uno (Tortu) e l’altro (Jacobs) non avranno che vantaggi da questa rivalità agonistica ed entrambi ne sono pienamente consapevoli, anche se a nessuno dei due piace perdere. E lo ha dimostrato platealmente il tatuatissimo Marcell. Mentre tutti erano magneticamente attratti da Tortu, abbiamo seguito da vicino i momenti immediatamente successivi all’arrivo. Sdraiato sui sacconi del salto in alto, mani a coprire il viso, era un continuo sbuffare, imprecare, picchiare i pugni sui sacchi, respirare profondamente nel tentativo di calmarsi. Niente! La delusione non lo abbandonava. «A nessuno piace perdere, al sottoscritto ancora di meno». All’avvicinarsi del rivale sembrava quasi volesse andarsene. Per qualche istante non lo ha degnato di uno sguardo, poi, inevitabilmente ha fatto buon viso. «Era meglio se facevo i 200» la frase finale dello sconfitto, prima di essere subissati da fotografi, giornalisti e curiosi che sin dalle prime ora del pomeriggio avevano occupato ogni spazio libero a bordo pista.


Chiaramente l’obiettivo per entrambi sono gli Europei di Berlino, dove non si corre solo per la finale. 100 o 200? Tortu: «Non lo so, vedremo, i campionati sono ad agosto, ora siamo solo a maggio. E poi non dimenticate la staffetta».

Jacobs: «100 tutta la vita, anche se non dimentico il lungo, ma per quest’anno, ...».

La staffetta, già. Con specialisti di questo calibro è più che lecito sognare. Il CT Elio Locatelli, presente in tribuna, sta già selezionando i protagonisti. Per ora, oltre ai due protagonisti, nell’elenco figurano «Desalu, Manenti, Cattaneo e un altro nome da definire».

Fuori onda. Mentre rincorrevamo Tortu cercando di sapere se avrebbe corso anche la finale siamo stati stoppati da una gentile ragazza: «Sono Chiara, ... e sono del suo ufficio stampa, datemi i vostri numeri che vi farò sapere!» 20 anni fra un mese, ancora deve dimostrare di entrare fra i grandi della specialità e già viaggia con l’addetto stampa al fianco? Stiamo diventando vecchi o il mondo, questo mondo, sta cambiando? Forse è già cambiato e ci siamo persi qualcosa.

La pista azzurro-cielo del Memorial Ottolia ha messo in mostra anche il talento di Luminosa Bogliolo. La 22enne del Cus Genova, allenata da Ezio Madonia e Antonio Dotti, con 12”99 nei 100 con barriere ha abbassato il personale di tre decimi diventando la quinta italiana di tutti i tempi, alle spalle di Borsi, Caravelli, Tuzzi e Cattaneo. Ricordiamo che l’ultima azzurra a scendere sotto i 13 secondi era stata Marzia Caravelli il 12 agosto 2014 a Zurigo. «Vivo ad Alassio, qui vicino, ma non mi ero mai migliorata su questa pista. Due anni fa mi allenavo una volta a settimana, non avrei mai detto nella vita che sarei riuscita a scendere sotto i 13 secondi. Sì, a quanto pare ho fatto il minimo per Berlino. Con il tedesco non va benissimo ma mi farò capire, ...».

«Lo sapevo che poteva andare forte – le parole di Madonia, ex sprinter azzurro – ma nessuno mi credeva. Studia veterinaria a Torino e una volta la settimana scende qui ad Albenga, dove vivo, mentre a Torino ho chiesto aiuto a Dotti». Evidentemente il binomio funziona.

 

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