- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Londra '17 / Fu Churchill a volerci ai Giochi del 1948

PDFPrintE-mail

Martedì 8 Agosto 2017

churcill

di Vanni Lòriga

Parto a testa bassa perché sono veramente stanco di sentire alla nostra TV tante parole strane. Ricordare, come è stato fatto, che Roberto Frinolli fu finalista al Messico 1968 va bene; ma non va altrettanto bene dimenticare che lo fu anche a Tokio, dove sino al nono ostacolo era in testa, inducendo i “maestri” dell’Equipe a sanzionare di aver visto i “400 ostacoli del futuro!”. Fu la stessa finale in cui Tito Morale guadagnò il bronzo. Sandro Calvesi menava la danza e anche i tre degli ostacoli alti (Ottoz, Mazza e Cornacchia) furono finalisti.

Ma il momento meno attendibile di questo diluvio di parole è quello legato al ricordo di Adolfo Consolini, che in questo 2017 avrebbe compiuto 100 anni e sulla cui vita è stato presentato un bel libro realizzato da Carlo Santi. Si è giustamente decantata la figura del grande discobolo, ma si è esagerato quando si è voluto attribuire a lui ed a Giorgio Oberweger il merito della partecipazione italiana ai Giochi di Londra 1948. Che fossero ospiti graditissimi è fin troppo noto (Consolini e Tosi doppietta nel lancio del disco; "Ober" nella triplice funzione di atleta, di DT e di presidente della Giuria di Marcia), ma l’invito ai Giochi aveva una alta valenza politica che passava sopra la testa del grande discobolo.

Germania e Giappone non invitati

Ricordiamo che ai quei primi Giochi del secondo dopoguerra non furono invitati, come paesi aggressori Germania e Giappone. Anche per noi non mancarono problemi, Trattandosi di questioni delicate e che travalicano i confini delle decisioni sportive, ricorriamo a quanto certificato da Stefano Jacomuzzi nella sua “Storia delle Olimpiadi”. Jacomuzzi come storico è attendibile, in quanto fu per anni titolare di Cattedra all’Università di Torino.

“Gli inglesi non ci volevano – scrisse - e forse non soltanto loro. Si parlava ancora della <pugnalata alla schiena> (alla Francia) e dell’attacco proditorio alla Grecia (a cui  avremmo dovuto spezzare le reni) e di tante altre gravi questioni che lasciano strascichi pesanti. Ma non si era mai parlato di esclusione dell’Italia anche perché Churchill aveva dichiarato alla Camera dei Comuni che <ci eravamo guadagnato il biglietto di transito>. Andammo quindi a Londra con 217 atleti e 86 tra dirigenti ed accompagnatori”.

I nostri meriti erano legati soprattutto al Corpo di Liberazione che dopo l’8 settembre 1943 ci portò a combattere con gli Alleati, al punto che dichiarammo addirittura guerra al Giappone. Tanto per la verità storica.

Altri discorsi inascoltabili sono quelli legati a certi aspetti tecnici. E' da quattro giorni che mi pare di frequentare una speciale Latteria, quella del famoso acido prodotto dai muscoli. Inoltre non ho capito come si debbono correre gli ultimi 40 metri in piano dei 400 ostacoli, Sono stati equamente redarguiti chi li ha corsi adagio e chi veloce per recuperare posizioni. Sbagliando tutto, così magari ha guadagnato la qualificazione, evitando di essere eliminato.

In vetta non ci può essere parità

Visto che siamo entrati nel territorio del mistero, parliamo un po’ dei salti cosiddetti in elevazione. Si tratta di alto ed asta per donne e uomini. Siamo sicuri che tutti i telespettatori conoscano le regole da adottare soprattutto in caso di parità? Ripassiamole insieme con un esempio. Al termine della gara di alto maschile sono primi a pari merito due atleti.

I loro nomi di fantasia sono Giovamarco Marcovic e Bohdan Victorovych. Hanno superato entrambi 2.40 alla prima prova ma poi hanno commesso tre falli alla successiva misura, cioè 2.43 per il primo e 2.46 per il secondo. Siccome ai Mondiali non ci possono essere due vincitori vengono esaminati nell’ordine i seguenti elementi:

1.  Numero di falli alla misura superata da entrambi. In questo caso nessuno, per cui la parità permane:
2.  Numero di falli nell’intera gara. Anche questi sono eguali. La parità permane.
3.  È necessario allora un quarto salto all’ultima altezza non superata. Ma in questo caso non è la stessa per cui il quarto salto viene effettuato a quella minore, in questo esempio a 2.43. Si continua all’infinito, alzando o abbassando l’asticella ogni volta di 2 centimetri sin a che uno di loro non avrà sbagliato. Chiaro, no?


Concludiamo il discorso sulla parità estendendola a quei concorsi (salti in estensione e lanci) in cui conti la distanza ottenuta. In caso di parità vale la seconda miglior misura; se la parità permane vale la terza e così via. Per il primo posto i concorrenti in parità dovranno continuare a gareggiare sino a quando uno non prevarrà.

Quanto può durare teoricamente uno spareggio? E’ come la semiretta; si sa che ha un punto di inizio ma può prolungarsi all’infinito, … speriamo di no.
 

Cerca