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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Giochi Olimpici Invernali - 1956

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1956 Cortina d’Ampezzo


VII Giochi Olimpici Invernali


                

(gfc) Si deve considerare Cortina 1956 – per l’organizzazione e per i risultati tecnici – come la prima perla della collana di successi riportata in quegli anni dallo sport italiano. A conclusione dei Giochi, scriveva il Corriere della Sera: “Un’Olimpiade si può vincere o si può perdere anche in un altro campo, che è quello dell’organizzazione. Il mondo guardava a noi che per la prima volta ci accingevamo a questa impresa per giudicare le nostre capacità, la nostra competenza, la nostra disciplina, e noi abbiamo lasciato il mondo ammirato per quello che abbiamo saputo fare. I colleghi stranieri ci hanno detto nel salutarci: ‘avete organizzato una magnifica Olimpiade; il guaio però e che non sarà facile per quelli che verranno raggiungere la stessa perfezione’. Queste parole le ricorderemo con legittimo orgoglio.”

Cortina è stata anche la prima edizione olimpica ad avere una completa copertura televisiva. I diritti vennero concessi gratuitamente alla RAI-TV (il CONI versò anzi un contributo di dieci milioni di lire) che aveva iniziato le sue trasmissioni televisive due anni prima, in occasione dei Mondiali di calcio. La RAI riversò le riprese ad altri 61 network, tra cui NBC e CBS.

Tutto il peso e i costi dell’organizzazione gravarono sul CONI e sull’amministrazione cittadina: il conto finale sostenuto dal CONI fu di 3.213.046.330 lire. Si trattò di un grande successo da capitalizzare – come poi fu fatto – per Roma ’60. Si dovettero affrontare e risolvere molti problemi con una esperienza alle grandi manifestazioni piuttosto ridotta. A conti fatti però tutto andò per il meglio: anche il viaggio della fiaccola sollevò grande entusiasmo. Accesa in Campidoglio, portata da Roma a Venezia in aereo (affidata a Pino Dordoni) e da lì allo Zuel e poi allo stadio con una staffetta tra Zeno Colò, Severino Menardi e Enrico Colli: l’unico incidente, se si può dirlo, fu quello capitato a Guido Caroli, al momento di accendere il tripode, inciampando su un cavo della televisione.

Dal punto di vista sportivo i Giochi di Cortina portano la firma di Toni Sailer, definito all’epoca il miglior sciatore alpino di tutti i tempi. Il ventenne figlio di un idraulico di Kitzbühel vinse con distacchi abissali le tre prove alpine. Fu il vero dominatore di quell’edizione, anche se non ci furono riprove perché prese quasi subito la strada di Hollywood. Se il fondo fu un affare di famiglia tra i nordici, furono i sovietici (per la prima volta ai Giochi Invernali) a monopolizzare le gare di pattinaggio veloce. E l’Italia? A noi restò il dominio nel Bob, con un doppio podio nel “Due”: primi i piloti dell’aeronautica militare Lamberto Dalla Costa e Giacomo Conti; secondi i cortinesi Eugenio Monti e Renzo Alverà. Per diventare campione olimpico, “il rosso voltante” dovrà attendere altri dodici anni.

La candidatura

Il principale artefice della candidatura di Cortina fu il conte Alberto Bonacossa, tempra di antico e nobile sportivo. Appassionato cultore degli sport della neve e del ghiaccio (oltre che del tennis) fu sempre lui a convincere l’amministrazione comunale a porsi in lizza per i Giochi del 1944.

Nella Sessione del CIO n. 39, tenuta a Londra dal 6 al 9 giugno 1939, Bonacossa sostenne con fede e argomentazioni (assieme al segretario uscente del CONI Giorgio Vaccaro) la candidatura ampezzana nei confronti di Montreal e Oslo. Presiedeva il conte belga de Baillet-Latour, presenti 34 membri del CIO. Nella prima votazione Cortina riportò 16 voti, Montreal 11 e Oslo 7. Nella seconda votazione, dal momento che non era stata raggiunto il quorum, il risultato fu analogo: Cortina 16, Montreal 12, Oslo 2 (schede bianche 4). Cortina aveva vinto.
 
La città si mise al lavoro con entusiasmo. Ma di lì a tre mesi, l’inizio della seconda guerra mondiale costrinse a rinviare tutto a tempi migliori. Sul piano sportivo, nel 1941 Cortina organizzò una edizione ridotta dei mondiali di sci alpino, in seguito declassata a semplice Concorso FIS. Si tornò a parlare di una candidatura olimpica per Cortina solo a guerra finita, nell’autunno del 1946 quando durante una riunione della FISI – all’epoca presieduta dall’ingegner Giovanni Nasi – l’allora segretario generale Giordano Bruno Fabjan lanciò la proposta di rinnovare la candidatura di Cortina in vista del 1952.

La nuova candidatura fu presentata alla Sessione del CIO tenuta a Stoccolma dal 18 al 21 giugno 1947, sotto la presidenza di J. Sigfrid Edström. La delegazione cortinese era formata da Otto Menardi e Raffaele Vuolo. Ma la votazione dei 28 membri del CIO fu quella volta favorevole a Oslo che ottenne la rivincita prevalendo per 18 voti contro i 9 di Cortina e uno andato a Lake Placid.

Una nuova possibilità si presentò con la Sessione del CIO tenuta a Roma, all’Hotel Excelsior, dal 24 al 29 aprile 1949, presieduta sempre da Edström. Quella volta la proposta fu sostenuta da una delegazione più folta, con il CONI rappresentato da Giulio Onesti e Bruno Zauli e la rappresentanza di Cortina formata dal sindaco Giuseppe Ghedina, da Otto Menardi, Federico Terschak e Giuseppe Serafino. La candidatura era stata illustrata in uno dei saloni dell’albergo con molte gigantografie e tre grandi plastici sugli impianti proposti.

La votazione dei 41 membri del CIO si tenne il 27 aprile e decretò il trionfo della città ampezzana che riportò 31 voti contro 7 di Montreal, due andati al Colorado e uno ancora a Lake Placid. Nel 1956, e dopo 17 anni di attesa, Cortina avrebbe potuto organizzare i suoi Giochi. Grande merito di quel successo andava ai due membri italiani del CIO, il conte Paolo Thaon di Revel e il conte Alberto Bonacossa che avevano offerto un contributo decisivo. Purtroppo Bonacossa non avrebbe visto la riuscita dei suoi sforzi: il nobiluomo si spense il 30 gennaio 1953.

Gli impianti

Il centro dei Giochi è stato lo Stadio del Ghiaccio, progettato dall’architetto Mario Ghedina a pianta aperta verso le Dolomiti, con due piste e tribune in verticale ricavate su tre lati dell’impianto che ha quattro piani (inaugurato il 26 ottobre 1955).

Altri impianti costruiti per l’occasione: il Trampolino Italia in località Zuel, con punto critico a 72 metri; la pista di pattinaggio del lago di Misurina a 1750 metri d’altitudine con doppio anello di 400 metri e tribune da 4000 posti; lo Stadio della Neve con tribune per le gare di fondo a Campo di Sotto. Completamente rifatta fu la pista di Bob di Ronco, già aperta nel 1923 e più volte modificata: all’epoca dei Giochi aveva lunghezza di 1700 metri, 16 curve e 152 metri di dislivello. Le piste per le prove alpine vennero ricavate sulle pendici delle Tofane.

Il film ufficiale

Realizzato dall’Istituto LUCE e diretto dal perugino Gino Ferroni, “Vertigine bianca” è stato girato in Eastmancolor. Vi hanno lavorato trenta operatori dislocati nei diversi teatri di gara con 35 macchine preparate per riprese a basse temperature (che all’epoca erano una novità). Imponente la dotazione dei mezzi, da un elicottero a otto jeep, da 4 autocarri a 12 automobili.

Un vero studio in movimento. Il costo, di poco superiore a 100 milioni di lire, venne sostenuto in parti uguali tra il CONI e il LUCE. Dei 65.000 metri di pellicola girati, ne vennero utilizzati 3000 per la durata di un’ora e 45 minuti. La “prima” si tenne al Metropolitan di Roma, dopo di che il film entrò nei normali circuiti di distribuzione. Alla fine del 1958 i proventi assommavano a 58.033.361 lire.

I comitati –

Alto Patronato
Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica Italiana

Presidente d’Onore
Avery Brundage

Comitato Organizzatore
(definito il 15 luglio 1954)
Presidente – Paolo Thaon di Revel
Membri – Giulio Onesti, Giorgio de’ Stefani, Ottorino Barassi, Piero Oneglio, Remo Vigorelli, Bruno Zauli, Mario Rimoldi, Francesco Vecchi,
Segretario generale – G.B. Fabjan.

Comitato Esecutivo
Presidente – Giulio Onesti
Vice presidente delegato – Ottorino Barassi
Membri – Piero Oneglio, Remo Vigorelli, Mario Saini, Otto Menardi, Giuseppe Fabre, Guglielmo Holzner, Federico Terschak, Icilio Perucca, Bruno Bonfiglio, Enrico Calcaterra.
Segretario generale – G.B. Fabjan.

 
La scheda di Cortina d’Ampezzo 1956

Altitudine: 1224 m s.l.m.
Date: 26 Gennaio / 5 Febbraio 1956.
Nazioni presenti: 32 (vincitori di medaglie: 14).
Atleti partecipanti: 829 (688 uomini, 132 donne). [Iscritti: 924 atleti (778 uomini, 146 donne); 491 official (383 dirigenti, 209 assistenti).
Apertura: Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica.
Accensione del tripode: Guido Caroli (Pattinaggio di velocità).
Giuramento degli atleti: Giuliana Chenal Minuzzo (Sci alpino)
Programma tecnico: 7 sport, 24 gare.
Medaglie assegnate: 72 (25 Oro, 23 Argento, 24 Bronzo).

Membri del CIO: conte Paolo Thaon di Revel (dal 1932), Giorgio de’ Stefani (dal 1951).
Presidente del CONI: Giulio Onesti.
Capo-delegazione: Marcello Garroni (Assistente: Pasquale Stassano).
Sede della delegazione: Hotel Venezia a Cortina.
 
Alfiere: Nilo Zandanel (Salto dal trampolino).
Attaché: non previsto.
Atleti italiani in gara: 65 (53 uomini, 12 donne). [La delegazione italiana comprendeva 113 persone: 79 atleti, 18 official, 16 assistenti].
Riserve o non entrati: 14 (12 uomini, 2 donne).
Medaglie vinte: 3 (1 Oro, 2 Argento).
Atleti italiani vincitori di medaglie: 6 (solo uomini).








 

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