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Atletica Rio (1) / Si comincia con un record fantastico sui 10.000

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Sabato 13 Agosto 2016

almaz

di DANIELE PERBONI

Fuochi d’artificio. Così si presenta l’atletica sul palcoscenico dei Giochi. Botti (e botte metaforiche) che annichiliscono e lasciano stupefatti, specialmente chi ne mastica di questa “roba” strana che presenta schiere di atleti e paesi che si palesano solo in occasione di grandi manifestazioni come le Olimpiadi e i Campionati mondiali. Non per niente l’ex presidente della Iaaf Primo Nebiolo si vantava di avere più nazioni iscritte alla Federazione Internazionale di quante ne avesse l’ONU. Il suo sogno segreto, mai realizzato? Contare fra le tante bandiere anche quella del Vaticano, …


Ma andiamo subito al nocciolo della questione. Nella prima finale di giornata, i 10.000 metri femminili, si assiste a uno di quegli eventi che resteranno negli annali, sui libri e nella memoria di chi vi ha assistito, anche solo davanti a uno schermo.

Un mondiale storico, per cominciare

Succede che nella prova più lunga del programma una piccola ragazza etiope di 24 anni, anche se ne dimostra molti ma molti di più, Alma Ayana, sbriciola letteralmente il vecchio record del mondo, correndo in un fantascientifico 29'17"15. Annullato finalmente il vecchio primato di 29'31"78 ottenuto a Pechino nel settembre 1993 dalla cinese Wang Junxia. Un’atleta allieva di quella famosa a tanto chiacchierata “armata” del tecnico Ma Junren che solo nel 1993 riuscì a migliorare complessivamente ben 66 record mondiali e nazionali.

Quattordici secondi meglio di quel vecchio record allora molto chiacchierato. Un primato che si diceva allora ottenuto grazie a funghi miracolosi e a una bevanda a base di tartaruga. Famose le foto in cui si poteva vedere il tecnico mentre bloccava le povere bestiole per poi poterle dissanguare…

Ma ciò che esalta, oggi, la fantastica galoppata brasiliana è che anche la seconda, la keniana Vivian Jepkemoi Cheruiyot ha corso in 29'32"53, vicinissima al vecchio primato. E la terza? L’inossidabile Tirunesh Dibaba si è migliorata sino a 29:42.56 (record personale), così come tutte le altre giù, giù sino al tredicesimo posto. Complessivamente, dunque, sono stati migliorati otto record nazionali (compreso naturalmente il crono della vincitrice) e 23 record personali, a dimostrazione dell’enorme qualità tecnica messa in campo in questa finale olimpica. In codesto bailamme di record e migliori prestazioni si è vista anche una maglia non appartenente al continente africano. È quella della statunitense Molly Huddle, che oltre alla sesta piazza ha portato a casa un inaspettato record continentale: 30'13"17.

E Veronica Inglese che ha fine ha fatto? Stritolata, complice anche una caduta nella prima parte di gara. Alla fine non è riuscita ad andare oltre la trentesima piazza con un modesto 32'11"67, 34 secondi più lenta del suo personal best di 31'37"43 ottenuto nella finale europea di Amsterdam.

Ancora sul podio gli allievi di Sandro Damilano

Nella seconda finale di giornata, i 20 chilometri di marcia, compito svolto egregiamente dagli allievi di Sandro Damilano, il tecnico piemontese “rubato” a suon di euro (o dollari?) alla FIDAL dalla federazione cinese. Doppietta orientale con Zheng Wang (1h19'14") e Zelin Cai (1h19'26" e record personale). Terzo un sorprendente australiano, Dane Bird-Smith (1h19'37", pure lui al personale) e quarto il brasiliano Caio Bonfim (1h19'42" e record nazionale).

Ottavo un più che ottimo Matteo Giupponi, al personale con 1h20'27". Una prova, la sua, forse condizionata dalla snervante attesa per la conclusione del “caso” Schwazer. Rimandato a casa l’altoatesino, si è liberato un posto nella 50 chilometri proprio per Giupponi. Per i distratti, si deve ricordare che Matteo non concludeva una 20 dall'agosto 2014, quando su 19° agli Europei di Zurigo. Ora potrà concentrarsi sulla massacrante prova di venerdì 16 agosto con la mente molto più sgombra.  

Da sottolineare che anche nella marcia si stanno ampliando i confini. Sino a qualche anno fa, infatti, gli specialisti di alto livello provenivano da un ristretto gruppo di paesi, ora, invece, assistiamo a una progressiva e benefica “invasione” di corpi alieni. A dimostrazione, se ancora non lo si è compreso, dell’universalità di questo sport. Nei primi venti piazzati di Rio si contano sedici bandiere diverse. Benvenuti!

Che dire delle altre prove in programma? negli 800 il migliore è stato il keniano Rudisha (1'45"09), mentre l’azzurro Giordano Benedetti ha agguantato la semifinale, malgrado una prova incolore chiusa in 1'49"40. Non è andata altrettanto bene per Matteo Galvan nelle batterie dei 400: 46"07 il suo crono. Da sottolineare che per passare al turno successivo avrebbe dovuto correre vicinissimo al suo fresco record nazionale (45"12). Fuori e lontana dalla qualificazione anche la Magnani nei 1500. Secondo le previsioni della vigilia.

Buona continuazione. Quanto visto sino ad ora lascia pregustare un’ottima settimana atletica. Un po’ meno per i colori azzurri. Sempre lieti, naturalmente, di essere smentiti.  

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