Doping / La WADA e il rapporto McLaren. La Russia fuori dai Giochi?

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Lunedì 18 Luglio 2016

mclaren

(gfc) Nel corso di una conferenza la WADA - l'Agenzia Mondiale Antidoping - ha reso noto, oggi nel pomeriggio, il rapporto sul doping nello sport russo redatto da una commissione "indipendente" diretta dall'avvocato canadese Richard McLaren (nella foto). L'intero rapporto è scaricabile dal sito dell'Agenzia. Secondo quanto risulta, il doping in Russia era diffuso, coperto e favorito da un vero e proprio sistema di Stato, che in particolare faceva capo al Ministero dello Sport (figura chiave il ministro Yuri Nagornykh, membro anche del C.O.). Un "sistema di falsificazione" dei test per il periodo compeso almeno tra il 2005 e il 2015 e che avrebbe toccato il culmine in occazione dei Giochi di Sochi 2014.

Un sistema al quale contribuivano anche i servizi di sicurezza, lo FSB, erede del famigerato KGB. Tanto più che il rapporto offre sostegno alle tesi dell'ex-direttore del laboratorio antidopong di Mosca (attualmente sospeso), Grigory Rodchenkov, a causa delle sue denunce costretto a rifugiarsi negli Stati Uniti e, soprattutto, apre sospetti sulla morte avvenuta in circostanze poco chiare di due suoi colleghi.

Secondo quanto sostenuto da Rodchenkov, il sistema prevedeva la sparizione e l'occultamento dei "casi positivi" quando riferiti ad atleti russi, con la sostituzione di urine non contaminate. Sistema che il rapporto McLaren, senza mezzi termini, definisce "the Disappearing Positive Methodology". E che avrebbe operato sia per gli sport estivi che per quelli invernali. Senza dimenicare i disabili, i cui casi sono al quarto posto dopo atletica, pesistica e sport-non olimpici. I casi presi in esame dal rapporto sono 580 e riguardano una trentina di discipline.

Appreso del contenuto del rapporto, il presidente del CIO Thomas Bach lo ha definito "un attacco scioccante e senza precedenti all'integrità dello sport e dei Giochi Olimpici". E già per domani ha indetto una tele-conferenza dei membri dell'Esecutivo per esaminare la questione e definire con urgenza le eventuali sanzioni in vista di Rio. Toccherà infatti al CIO stabilire se escludere o meno gli atleti russi da Rio, non solo quelli dell'atletica. E da quello che trapela, molto difficilmente vedremo la bandiera russa sventolare ai Giochi 2016.

Una decisa presa di posizione a favore dell'esclusione della Russia, con pressioni sullo stesso CIO, viene dai co-presidenti della Commissione Atleti Claudia Bokel e Beckie Scott. Posizione che pare sostenuta da una decina di organismi antidoping nazionali, inclusi Stati Uniti, Germania, Spagna, Giappone, Svizzera e Canada. Come si ricorderà, lo scorso mese la IAAF aveva sospeso gli atleti russi, la cui sorte è ora affidata al Tribunale Arbitrale per lo Sport di Losanna che si pronuncerà in merito nella giornata di giovedì (tra i 68 che hanno presentato l'istanza, figura la primatista mondiale dell'asta, Yelena Isinbayeva).