Giochi Olimpici Invernali - 1972

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1972 Sapporo

XI Giochi Olimpici Invernali


           


(gfc) La prima rassegna invernale dell’Asia venne assegnata a Sapporo, nell’isola di Hokkaido, all’estremo nord del Giappone. A una latitudine con condizioni atmosferiche contrastanti, tra correnti gelide e ondate calde di fohn. Una bizzarra alternanza di clima che non impedì una eccellente riuscita tecnica. Sapporo è passata alla storia come l’atto conclusivo della guerra che il CIO combatteva da anni per mantenere in vita il concetto di “dilettantismo”, una guerra contro l’industria dello sci che vedeva in prima fila il presidente Avery Brundage, ultimo a rassegnarsi.

Di quella battaglia, condotta in nome di principi, che diventava sempre più arduo sostenere, e difendere, fece le spese il maggior sciatore del momento, l’austriaco Karl Schranz che venne rimandato a casa, accolto a Vienna come un eroe. Ma non c’erano solo gli sciatori “firmati” a togliere il sonno al presidente del CIO. Ci si mettevano anche gli atleti dell’Unione Sovietica e degli altri paesi del blocco comunista che avevano instaurato un loro “dilettantismo” di stato ch’era arduo far convivere con la Carta olimpica.

Se i veri eroi di quei Giochi giapponesi furono la fondista russa Galina Kulakova e il pattinatore olandese Ard Schenk – entrambi vincitori di tre medaglie d’oro –, per l’Italia, Sapporo significò la consacrazione del talento di Gustav Thoeni. Il ventiduenne ragazzo del Trafoi – che aveva già riportato nel 1971 la sua prima Coppa del Mondo (ne conquisterà altre tre fino al 1975) – vinse il titolo del Gigante con un distacco di 1”13 sul secondo. A più di vent’anni da Zeno Colò, lo sci alpino azzurro tornava sul primo gradino del podio.

Ma non era finita: tre giorni dopo Thoeni, tra le raffiche di neve della pista di Teineyama, tentò la replica, ma si trovò inopinatamente secondo, superato dallo sconosciuto Paquito Ochoa, uno spagnolo mai visto prima nelle prime posizioni di classifica. Anzi, fece fatica a mantenere la medaglia d’argento, insidiato dal cugino Roland Thoeni, terzo ad appena 2/100. Quel doppio successo gli fece assegnare anche il titolo iridato della Combinata che, a quel tempo, non aveva riconoscimento olimpico. Erano gli anni della “Valanga azzurra”.

La seconda medaglia d’oro la vinsero, appaiati nello Slittino doppio, Paul Hildgartner e Walter Plaikner inserendosi nell’egemonia tedesco-est. La quinta e ultima medaglia, un argento, la conquistò il Bob a quattro guidato da Nevio De Zordo, un ragazzo emigrato in Germania dove faceva il gelataio, ad una manciata di centesimi dall’equipaggio svizzero. La delusione cocente venne dallo sci di fondo, tornato nell’assoluto anonimato dopo i fasti di Grenoble.


La scheda di Sapporo 1972


Altitudine: 30 m s.l.m.
Date: 3/13 Febbraio 1972.
Nazioni presenti: 35 (vincitori di medaglie: 17).
Atleti partecipanti: 1006 (800 uomini, 206 donne).
Apertura: Imperatore Hirohito.
Accensione del tripode: Hideki Tanaka.
Giuramento degli atleti: Keiichi Suzuki (Pattinaggio di velocità).
Programma tecnico: 9 sport, 35 gare.
Medaglie assegnate: 105 (36 Oro, 34 Argento, 35 Bronzo).

Membri italiani del CIO: Paolo Thaon di Revel (Onorario), Giorgio de' Stefani (dal 1951), Giulio Onesti (dal 1964).
Presidente del CONI: Giulio Onesti.
Capo della delegazione italiana: Giordano Bruno Fabjan.
Sede della delegazione: Villaggio Olimpico.
Alfiere della squadra: Luciano De Paolis (Bob).
Attaché: Fosco Maraini.

Atleti italiani in gara: 44 (41 uomini, 3 donne).
Riserve o non entrati: 7 (7 uomini).
Medaglie vinte: 5 (2 Oro, 2 Argento, 1 Bronzo).
Atleti italiani vincitori di medaglie: 8 (8 uomini).