Anzolin

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Roberto ANZOLIN




“Fra i pali era agile come un gatto, praticamente imbattibile, capace di schizzare da un palo all’altro come in gatto, con guizzi felici”. Questa la definizione che il tecnico Cestmir Vycpalek, che lo ebbe con sì al Palermo negli anni 1959-61, dette di Roberto Anzolin, portiere della Juventus dal 1961 al 1970, spentosi nella notte tra il 6 e il 7 ottobre. Aveva 79 anni. Con i bianconeri Anzolin ha collezionato 310 presenze, conquistando una Coppa Italia nel 1965 e uno scudetto nella stagione 1966-67.

Nato a Valdagno, in provincia di Vicenza, il 18 aprile 1938, proprio nella squadra cittadina – il Marzotto – aveva maturato le prime esperienze fino al trasferimento in Sicilia. Nell’estate ’61 lo chiama la Juve che gli affida la porta in sostituzione dello sfortunato Giuseppe Vavassori cui la pubblica opinione imputava le responsabilità del 2-3 di Roma contro l’Inghilterra del maggio 1961.

Stile elegante, bel comportamento in campo e fuori, Anzolin si fa presto apprezzare per gli interventi precisi e le uscite essenziali, sempre pronto all’occorrenza, corretto, mai sopra le righe. Sono gli anni di un calcio meno complicato, con regole certe e maggior rispetto da parte di tutti, tifosi compresi. Meno fortuna incontra in Nazionale dove lo chiudono Enrico Albertosi e William Negri. Convocato da Mondino Fabbri per i Mondiali del ’66 – quelli della Corea – dove resta però in panchina, stacca un solo gettone in azzurro, una tranquilla amichevole di preparazione contro il Messico a Firenze (5-0), sostituendo Albertosi nel secondo tempo.

Lasciata la Juventus, un’altalena di squadre: scende in B con l’Atalanta, risale in A con il Vicenza, poi a calare va a Monza, al Riccione, al Casale fino al momento di appendere le scarpette da gioco sulla soglia del quarant’anni per tornarsene da dove era partito, a Valdagno, ed aprire una scuola calcio. E dove chiude gli occhi.