Pomilio

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Gabriele POMILIO




Alle soglie dei 79 anni che avrebbe compiuto venerdì 26 maggio, Gabriele Pomilio si è spento il 22 maggio all’ospedale civile di Pescara dov’era ricoverato per problemi cardiaci che parevano superati, ma che sono stati più forti di tutte le cure. Più della sua volontà e più dei suoi vulcanici progetti. Ma resta quello che ha fatto, uomo di sport, che a pallanuoto aveva giocato ai tempi dell’università a Roma con l’amico che tornava spesso a trovarlo, Bud Spencer.

Ma è stato anche geniale creativo, autore di un’infinità di marchi e campagne pubblicitarie capaci di resistere ai tempi e ai gusti. Come il manifesto di Pescara Jazz, con le strisce colorate a formare la spiaggia, il cielo e la luna. O quello della Società del Teatro, il logo della gelateria Berardo, del centro sportivo Yale, di River e di tutto il gruppo Monti. Un elenco lunghissimo, in cui c’è anche una maglietta del Pescara calcio con un delfino stilizzato su fondo blu. Attività che aveva iniziato quasi per caso, disegnando le etichette prodotte dalla distilleria di famiglia, l’Aurum, fondata negli anni Venti dal padre Amedeo rilevando uno stabilimento da bagni liberty rimasto incompiuto, il Kursaal.

Famiglia patriarcale, quella dei Pomilio, che ha lasciato profondi solchi nello sport: con azzurri nel basket (il fratello Vittorio e la nipote Malì), nella pallanuoto e nell’atletica (col pro-nipote Daniele Fontecchio, figlio di Malì). Si preparava a festeggiare il trentennale del primo scudetto della pallanuoto pescarese a giugno, con tutti i suoi ragazzi, i campioni di una stagione capace poi di regalare alla città, dopo quell’impresa del 1987, altri due scudetti, una Coppa dei Campioni, due Supercoppe, tre Coppe delle Coppe, una Coppa LEN e cinque Coppa Italia.

Storico dirigente della pallanuoto italiana prima ancora che pescarese, responsabile delle squadre Nazionali fino al 1998. Con il merito di aver portato in Italia il tecnico croato Ratko Rudic che con il suo Settebello regalò alla pallanuoto azzurra l’epico oro olimpico di Barcellona 1992 nella finale contro la Spagna. Quando i “pescaresi” Marco D’Altrui e Amedeo Pomilio, figlio di Gabriele e oggi vice del CT Campagna, batterono l’ex compagno di squadra Manuel Estiarte. Il Maradona della pallanuoto che Pomilio, sempre lui, aveva convinto a trasferirsi Pescara quando la squadra era ancora in A2.

(rielaborazione da “Il Centro”)