Rio 2016 / CONI: bilanci mondiali in profondo rosso, ma tutto tace.

Print

Mercoledì 10 Settembre 2014

malago-3Ci si è messa anche la pallavolo di Mauro Berruto, il coach indicato da Enrico Letta, quand’era premier, come l’uomo della svolta, il valore aggiunto della nuova visione dello sport olimpico italiano. Invece, il sestetto azzurro, dopo un girone eliminatorio disastroso ai Mondiali polacchi, difficilmente potrà entrare tra le sei squadre che si disputeranno le medaglie. (Oggi nel pomeriggio la partita verità contro la Serbia). E qui arriviamo al punto. A meno di due anni dai Giochi di Rio i segnali che giungono dai Mondiali (e dagli Europei) disputati questa estate risultano preoccupanti. Annunciata come un cambiamento epocale, la gestione del CONI da parte di Giovanni Malagò sta presentando preoccupanti crepe. E qualche scivolone mediatico, come i ripetuti annunci sulla federcalcio, finita – com’era logico – nella mani di Carlo Tavecchio. Il quale ultimo, a 71 anni suonati, è rimasto l’unico per ora a parlare di cambiamenti o riforme. Che poi non si faranno, come insegna Renzi, ma a parlarne si guadagnano tempo e considerazione.

Per un paese che fa della mancanza di memoria il suo valore aggiunto, si può sommessamente ricordare che dal disastro del calcio in Brasile (ma era accaduto lo stesso quattro anni prima in Sud Africa), sono passati solo 78 giorni. E pare un’altra era geologica. Persosi tra le luci del Bosforo Cesare Prandelli, adesso la Nazionale è finita nelle mani di Antonio Conte che l’ha già “ricostruita” (a sentire i commentatori che ne sanno una più del diavolo, …) a colpi di 2-0. Un passaggio epocale: Conte lascia la Juve e in pochi giorni trova – si dirà, per puro caso – un nuovo contratto da 3,65 milioni netti più bonus e incentivi da definire, targato dalla strana coppia FIGC/Puma. Al posto del dimenticato Balotelli, ora c’è la “scoperta” Simone Zaza che tutti celebrano giulivi, ben oltre i suoi meriti. Semmai è da seguire con simpatia la U-21 di Gigi Di Biagio che, sul traguardo, ha saputo rovesciare un verdetto già scritto qualificandosi per la fase finale dell’Europeo di categoria di ottobre che assegnerà quattro posti per le Olimpiadi (venerdì i sorteggi per i play-off, con l’avvertenza che l’Inghilterra non può qualificarsi per Rio: un vantaggio da sfruttare).

E qui torniamo ai Giochi 2016. Scontato che il basket non è stato neppure ammesso alla fase finale dei Mondiali spagnoli, con una squadra in bilico com’è tra i casi Daniel Hackett e i tre americani della NBA (con Danilo Gallinari che vuol farsi addirittura cittadino USA, …), rischiamo di trovarci in Brasile solo con la pallanuoto. Per il resto il raccolto è stato davvero magro. Tanto per citare, fuori da tutte le finali olimpiche la canoa di Idem e Rossi (un lontano ricordo), ha deluso fortemente anche il canottaggio tornato sotto le cure di La Mura. Tre sole barche olimpiche in finale, com’era capitato in un recente passato solo nel 2006, con il podio limitato all’argento nel doppio di Romano Battisti e della new-entry Francesco Fossi. Per un centesimo sull’Australia. C’è da essere preoccupati? Sembrerebbe di no da come si muove il CONI e Giovanni Malagò che non parla, ma sfarfalla tra presenze e festicciole. E nella fretta di non perderne una dimentica anche il telegramma di compiacimento per Paolo Barelli, l’unico che in questa pazza estate ha vinto qualcosa.