Londra 2012 / Giornata trionfale per lo sport azzurro!

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Sabato 28 Luglio 2012

arco-2012 Non era mai accaduto nelle ultime edizioni olimpiche: cinque medaglie in una sola giornata, due delle quali d’oro, e sette azzurri sul podio. Per di più con un podio tutto tricolore, nel fioretto delle ragazze, come era accaduto altre due volte nella storia – nel 1936 e nel 1956, sempre nella scherma e nella spada –, ma mai al femminile: Elisa Di Francisca, Arianna Errigo e Valentina Vezzali, tre mostri di bravura allineate nell’ordine al termine di una gara estenuante che le ha consegnate allo storia dello sport, non soltanto azzurro. E poi l’oro dell’arco - con Frangilli, Galiazzo e Nespoli - e l’argento di Luca Tesconi nella pistola a 10 metri. C’è da inorgoglirsi. E ricordare che, se l’appetito vien mangiando, quella odierna è stata una giornata da incorniciare, ma con la possibilità di ripeterla. Guardando al calendario delle prossime ore, si può avere fiducia. Senza far nomi, per scaramanzia, ma con la consapevolezza della forza di questa nostra squadra olimpica, un misto di entusiasmo ed esperienza che può stupire ancora. Ma andiamo per ordine e partiamo dal primo dei due ori di questo sabato azzurro che vede l’Italia in seconda posizione nel medagliere, alle spalle solo della Cina.

Un’ora prima che si mettesse in moto il rullo compressore del fioretto azzurro, il primo oro di questa terza spedizione in terra inglese, nella cornice del prestigioso Lord’s Cricket Ground, l’avevano conquistato di forza gli arcieri, superando un giovane terzetto statunitense che, in semifinale, aveva realizzato il miracolo di eliminare la favoritissima Corea. Una finale insperata che ha visto i tre azzurri – Marco Galiazzo, Michele Frangilli e Mauro Nespoli, tre età diverse e un amalgama perfetto – condurre sempre in testa. Il ritorno degli statunitensi si è temuto solo nelle fasi finale, quando l’esito dello scontro è parso tornato in bilico. Fino al finale col brivido, degno di Hitchcock dal momento che si tirava a Londra –, dopo il gelo di un “otto” di Galiazzo – con l’ultima freccia affidata al veterano Frangilli. Con un “nove” si andava incontro allo spareggio e ai suoi rischi, con un “dieci” si diventava campioni olimpici.

Una responsabilità tremenda per chiunque. Non per il veterano Frangilli che non ha deluso, se stesso per primo, scagliando in faccia al destino la freccia della vita: un “dieci” liberatorio, infisso quasi ai margini, ma chiaramente dentro. L’Italia vinceva l’incontro per 219 a 218. Per il terzo posto, poco prima la Corea aveva superato il Messico per 224 a 219. Salgono così a sette le medaglie olimpiche dell’arco italiano, sempre sul podio più prestigioso dal 1996. Con gli stessi atleti che quattro anni fa, a Pechino, avevano perso la finale contro la Corea in condizioni analoghe, per un malaugurato “sette” di Nespoli, allora all’esordio e oggi in trionfo. Una grande rivincita per lui e per tutto il ovimento. Non restavano che la premiazione, effettuata dal presidente Mario Scarzella, e le note dell’Inno di Mameli sulle quali si scioglieva nelle lacrime la tensione di Frangilli, il vero eroe della giornata.

Poco più tardi, intorno alle 19,30, sulle pedane della scherma dell’Excel Arena si consumava il dramma di Valentina, costretta a rinunciare al sogno del quarto titolo olimpico consecutivo. Valentina ha lottato da par suo, ma oggi le risorse fisiche non erano all’altezza della volontà, come denunciava l’espressione tesa della campionessa di Jesi. Che oggi, in semifinale, si è trovata di fronte una scatenata Errigo. Poi una finale tutta azzurra che la Di Francisca raddrizza a suo vantaggio, stoccata vincente allo spareggio, dopo averle tentate tutte per perderla.

Nello scontro per i terzo posto contro la piccola e vischiosa coreana Nam si è rivista la zampata della leonessa, mai doma, capace di raddrizzare un risultato che pareva condannarla con quattro stoccate in 11 secondi. In ogni caso valido per l’ottava medaglia olimpica (la quinta individuale) e, soprattutto, per il quinto podio in cinque edizioni consecutive, come era riuscito solo a Edo Mangiarotti e Giovanna Trillini. Con un pensiero, neppure tanto peregrino, alla lontana Rio de Janeiro. Poi il podio da dividere in tre e la festa un po’ folle che si scioglie nella commozione generale. Grazie, ragazze d’Italia.