Londra 2012 / Medaglie olimpiche e valore venale

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Mercoledì 25 Luglio 2012

medals_sd Che le medaglie olimpiche abbiano un valore simbolico, lo sanno tutti. Che siano in grado di cambiare la vita di qualcuno, lo ripetono in tanti. E in qualche caso questo è anche verificato, come stanno a dimostrare Bolt o Phelps. Non si diventa ricchi per aver vinto alle Olimpiadi, ma si aprono molte possibilità. Accadrà anche per i Giochi di Londra che promettono meno superficialità? Staremo a vedere. Intanto cerchiamo di conoscerle da vicino queste benedette medaglie, simbolo dei Giochi. Quelle del 2012 sono in totale 2300 e vengono custodite (senza ironia) nella Torre di Londra, proprio dove un tempo si rinchiudevano i ladri e i debitori. Il disegno a fronte è opera dello scultore britannico David Watkins, il retro rappresenta sempre la dea Nike che sorvola lo stadio Panatinaico. Per realizzarle – con fusione a caldo e sotto una pressa – sono state necessarie nove tonnellate di metallo provenienti da miniere dello Utah e della Mongolia. La medaglia d’oro – che andrà ai vincitori delle 302 gare in programma – pesa 412 grammi dei quali solo … 6 d’oro, come dire l’1,43%. Il resto è composto di una lega al 93% d’argento e al 6% di rame. Il valore venale, calcolato ai prezzi di mercato, si aggira sui 650 dollari americani.

La medaglia d’argento – 93% d’argento e 7% di rame – ha un valore di circa 350 dollari, mentre quella di bronzo, interamente in rame, raggiunge a fatica i 5 dollari. Tutte hanno un diametro di 60 millimetri per circa 3 di spessore. Come premio, le medaglie sono state distribuite sin dal 1896, ma solo per i primi due, in argento per il vincitore e in bronzo per il secondo. Da un angolazione storica, si deve all’imperatore Augusto [63 a.C-14 d.C] l’introduzione, avvenuta nel 23 a.C., di un preciso rapporto tra i tre metalli – oro, argento e bronzo – in uso per la monetazione romana: il primo conio era valido quale moneta regale, il secondo con valore commerciale, il terzo come moneta divisionaria per gli strati popolari. Secondo alcuni, quella antica scala di valori, sopravvissuta nei secoli, si collocherebbe oggi alla base della triplice assegnazione delle medaglie olimpiche. In termine poi di “monetizzazione” della medaglia, il record restano i 310.700 dollari pagati nel 2010 per una medaglia d’oro vinta nel torneo di hockey ghiaccio del 1980, posta all’asta dall’americano Mark Wells. Meno fortunato Tommie Smith, di cui tutti ricordano il pugno alzato ai Giochi del Messico: la sua medaglia, all’asta su una base di 250.000 dollari, non ha trovato offerte …

Premi in denaro. C’è poi il risvolto dei premi erogati dai vari Comitati Olimpici. Quello italiano anche per Londra ha confermato i premi di Pechino: 140.000 euro per l’oro, 75.000 per l’argento e 50.000 per il bronzo. Ovviamente da tassare secondo le norme. Erano stati un po’ meno ad Atene (rispettivamente 130.000, 65.000 e 40.000). Sono in ogni caso i più alti in assoluto, superati solo dall’Armenia (circa 600.mila dollari) e dall’Azerbaigian (circa 410.mila dollari), decisamente fuori mercato e dovute ad offerte di magnati locali. Per restare ai paesi sportivamente assimilabili al nostro, la Francia premierà l’oro con 50.000 euro, il Giappone con 35.000, la Germania con 18.000, l’Australia con 12.000. Molto lontano da noi anche Stati Uniti (20.000 dollari per l’oro, 15.000 per l’argento e 10.000 per il bronzo) e Canada (20.000 dollari canadesi per l’oro). In quanto alla Russia i premi saranno variabili secondo le diverse gare: in ogni caso inferiori ai premi fissati dal CONI. Infine gli inglesi, per i quali non ci saranno premi in denaro, ma solo l’onore di finire su un francobollo emesso dalle poste di Sua Maestà …