I sentieri di Cimbricus / L'insondabile fascino dell'algoritmo

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Lunedì 22 Marzo 2021


algoritmo


Un futuro che assomiglia sempre più al presente grazie alla rincorsa affannosa alle tecnologie estreme. In fondo il nostro è un mondo che rinuncia alla sua identità sentendosi appagato.

Giorgio Cimbrico

Sapete perché le squadre italiane, a parte la Roma, sono uscite dalle coppe europee? Perché era scritto negli algoritmi: la Pizia, al confronto, era una dilettante. Se non hai il 95% di IEF e di IET, sei fregato. Le sigle stanno per indice di efficienza fisica e indice di efficienza tecnica. Le italiane stavano attorno al 92. In campionato c’è qualcuno che gravita attorno all’88. Terribile, vergogna.

Nel rugby le aziende che producono maglie da gioco (pardon, guaine) devono prevedere una taschina sulla schiena: contiene il GPS dal quale si ricavano i metri percorsi e gli altri dati che servono a individuare il work rate, il “lavoro” fatto, con relativa intensità, in allenamento e in partita.

Essendo fermo al tempo in cui si diceva “hanno giocato bene, hanno giocato male”, ai semplici giudizi sulla differenza di ritmo e di aggressività fornita da una squadra e dall’avversaria, e fermamente convinto che un fuoriclasse possa esser determinante (più nel calcio che nel rugby), provo per questi raffinati ritrovati della scienza e del calcolo un’istintiva diffidenza. Nei giorni di buonumore, sento la tentazione di riderci sopra, specie pensando al tempo semplice in cui personaggi come il Parón, Liedholm, Scopigno, Trapattoni, Bagnoli affrontavano sfide difficili con la leggerezza dell’ironia. O spingendomi a immaginare cosa avrebbero detto se qualcuno gli avesse parlato di utilizzo di droni o di altre cianfrusaglie.

Dei tanti magnifici aneddoti che ronzano attorno a Rocco, il mio preferito è quello in cui dice a Trebbi: “Vai a cavalcioni del Trap” E poi, agli altri: “Rebus, città dell’Abruzzo, sette lettere”. Silenzio e risoluzione a cura del Paron: “Sul-mona”. Un altro mondo. Un mio vecchio amico e collega, che non c’è più, mi raccontava che una volta era andato a intervistare Puricelli. Andarono nello sgabuzzino che serviva da spogliatoio e la prima domanda la fece Puricelli. “Ma a lei ci piace il vino?”. Alla risposta affermativa aprì un armadietto e tirò fuori un fiasco.

Sempre a proposito di tecnica applicata allo sport: l’altra sera ho visto Francia-Galles, durata due ore e dieci per la revisione al rallentatore delle mete, delle azioni che precedevano le mete, dei contatti e impatti leciti o meno leciti. L’immediatezza è andata a farsi benedire e spesso sono le cose belle ad essere cancellate. Come la meta volante, alla bandierina, del giovanissimo e fulmineo gallese Louis Rees Zammit. Perché l’hanno annullata? Con tutta questa fregola dell’esattezza, non si è capito.  

Provo invidia per la Francia. Hanno Kevin Mayer che se lo incontrasse Fidia lo pregherebbe, per via delle proporzioni perfette, di posare per una statua da piazzare su un basamento ad Olimpia; hanno Alexis Pinturault, il savoiardo che nel giorno del suo trentesimo compleanno ha vinto il gigante, la coppa del mondo di gigante e la coppa del mondo generale che oggi bisogna dire Overall: hanno creato una nazionale di rugby che punta diritta a far il colpo tra due anni nel Mondiale su suolo francese, primo capitolo di un biennio indimenticabile: prima l’ovale, poi i cinque cerchi di Parigi. In successione, il bicentenario della nascita del gioco e, a seguire, il centenario di una delle edizioni più belle. Nurmi, Abrahams, Liddell, Weissmuller, ecc.

Non posso lasciarvi, o diletti, senza riferirvi delle sensazioni provate dal vostro estensore di futili cose di fronte all’intervento di un’assessore (l’apostrofo è lecito in quanto donna: assessora non mi piace) che annunciava le magnifiche sorti, e progressive della Milano Digital Week “in cui abbiamo lanciato una call e utilizzato una open source”.Un altro ospite del dibattito ha sottolineato l’importanza delle skills e del perfetto format usato per la community. Si è parlato molto anche di sostenibilità, inclusione, resilienza, accessibilità, 5G. Non ricordo se qualcuno abbia messo l’accento anche sulla profilazione e la fidelizzazione.


Di sicuro non è stato fatto accenno alla flagship che un operatore telefonico ha utilizzato con me. “Kangaroo, non capisco”, gli ho risposto, proprio come uno di quegli aborigeni che non sapevano rispondere alla domanda di uno degli ufficiali, sbarcati con James Cook, che indicava strani animali salterini. Ad ogni buon conto, il vostro si è diretto verso uno dei suoi hub favoriti, la sezione classici di una delle librerie e ha riletto i sonetti di Foscolo: “Ne più mai toccherò le sacre sonde dove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia…” e quel che segue.