Duribanchi / Cercansi brandelli di verita'

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Martedì 16 Marzo 2021

 

agnelli 


Zone rosse, rosso intenso, arancio, gialle: persino una zona bianca, là dove in estate dentro e fuori le discoteche il contagio fioriva e veniva esportato sul continente. Chi risponderà?

Andrea Bosco

Spiega Pierre Corneille che “dopo aver mentito, occorre buona memoria”. L'opera, manco a dirlo, si intitola “Il bugiardo”. Verità taroccate. Insomma: menzogne. Quante ne hanno raccontate negli ultimi 12 mesi? Siamo tornati, come un insulso gioco dell’Oca, indietro di 10 caselle. Stessi contagi, stesse vittime, stesse difficoltà mai veramente affrontate: scuole chiuse, negozi chiusi, ristoranti, bar, teatri, palazzetti, stadi chiusi. Zone rosse: stavolta senza bandiere, senza concertini sui poggioli, senza canzoni, senza speranza.

Quello con la S maiuscola è ancora lì alla Sanità: residuo di un governo evaporato che a nessuno risponderà per il proprio operato. Non risponderà per i trasporti pubblici mai potenziati, non risponderà per i medici e gli infermieri mai assunti, per gli ospedali mai realizzati, per i vaccini mai pretesi, per gli inutili banchi a rotelle, per le mascherine cinesi buone per la discarica. Non risponderà, al pari dei governatori e dei sindaci (dell'opposizione politica così come quelli della maggioranza) del demenziale stop-and-go che ha vanificato investimenti e sacrifici.

Zone rosse, rosso intenso, arancio, gialle: persino una zona bianca, là dove in estate dentro e fuori le discoteche il contagio fioriva e veniva esportato dall'isola al continente. Non risponderà per gli sprechi. Non risponderà, quel governo, per gli oltre 100.000 morti: l'equivalente della popolazione di una media città italiana. Ora, tutti blindati, nuovamente a casa: fino a metà aprile. Poi, dal 25, “liberi tutti”? Ancora non è bastato? Dovremo assistere alla replica di quanto avvenuto in giugno e in luglio? Con le spiagge strapiene? Con i finti controlli? Con gli assembramenti? Farsene una ragione: niente sarà più come prima.   Dicano la verità. Il virus è una piaga per la globalizzazione e il gigantismo: per tutto quanto è fuori dimensione. È finita un'epoca. Prima ne saremo consapevoli, meglio sarà.

Avrei dovuto fare il professore universitario. Poi ho optato per il giornalismo: sempre meglio che lavorare. Sono laureato in Storia del Risorgimento. Da tempo so che quello che mi avevano raccontato al liceo e poi all'Università non era la verità. La verità, sui libri di storia, la scrivono i vincitori. A distanza di decenni arriva poi il revisionismo. Circolano due libri, sul tema. Uno di Dino Messina, “Italiani per forza”, Solferino. L'altro “1861” di Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, Il Giornale. Raccontano entrambi una storia che non c'è sui libri di storia. Per esempio che oltre 3000 “terroni” lucani combatterono al Volturno a fianco di Garibaldi contro le truppe borboniche del generale Giosuè Ritucci. Per esempio che gli ex garibaldini romagnoli fondarono, all'Osteria della Grotta a Ravenna, “L'associazione degli accoltellatori”, una setta, si legge nella requisitoria del processo del 1874, “fatta di una gagliarda gioventù, avida di cose nuove ed inspirata ad un sentimento di libertà, che ben esaminato, era odio contro gli Austriaci e il Prete”.

PRETI  Già: il Prete. Il vescovo di Roma ha certificato che “no”: le unioni omosessuali non possono essere dalla Chiesa benedette come accade per i matrimoni eterosessuali. Figli di un dio minore, al massimo la benedizione potrebbero (ma non è chiaro) ottenerla “individualmente”. Ho studiato in un collegio di religiosi. Non li capivo allora e continuo a non capirli. Eppure ho aperto il mio cuore ad un francescano “alternativo”. Eppure ho grande ammirazione per preti come Don Mazzi che ho conosciuto per lavoro. Eppure mi stupisce sempre l'apertura mentale di Gianfranco Ravasi. Che ho frequentato e intervistato quando a Milano era Prefetto dell'Ambrosiana. Che ho pure avuto l'impudenza di sfidare (lui insigne biblista) sul tema di Giobbe, sull'incazzatura di Giobbe con il Padreterno, con quel Dio che ad un certo momento sembra dire a Giobbe: “Ho torto, hai ragione tu”. Ma come? Dio che “ha torto”? Ravasi mi ascoltò, poi argomentò e spiegò. Come solo lui sa argomentare e spiegare. Dopo qualche minuto ho abbassato bandiera bianca e ho confessato: “Non sono abbastanza preparato per continuare”.

Non è che Ravasi volesse mettermi in difficoltà. Mi spiegava quello che non avevo colto. L'“errore” divino ha una dimensione filosofica che va oltre la comprensione. È un “non errore”: nella fattispecie un confronto con Giobbe, l'uomo per definizione paziente che non potendone più di tutte le prove che l'Onnipotente gli infligge, arriva quasi a bestemmiarlo. Ravasi ha rivelato a Serena Sartini di usare twitter e di ascoltare il rap, di trovare “profondi” i testi di Anastasio e di aver visto buona parte di Sanremo. Sono le tante facce del Prete. Prima o dopo ne troverò uno in grado di spiegarmi, ma per davvero, come mai la Trinità escluda la figura femminile e l'abbia sostituita con lo Spirito Santo? È un quesito che mi assilla: il cristianesimo è maschilista?


Femminista è certamente Michela Murgia che in libreria ha mandato (per Einaudi) il saggio “Stai zitta”. Elenco di cose che i maschi dicono alle donne e non dovrebbero. Visto che La Murgia, come Jannacci, ama “esagerare” ad un certo punto spiega che con le donne dovrebbe essere vietato usare nomi o soprannomi (paternalismo). Vanno bene i cognomi, ma senza articoli. Perché la preoccupazione della Murgia è quella di vedere il suo cognome preceduto da articolo determinativo femminile. Visto che la cosa lo rende assimilabile ad un altopiano della Puglia. Per La Murgia da evitare anche “signora” e “signorina”. Ma anche “brava” o “bella” (complimenti da patriarcato). Mi fermo qui. Invitando, peraltro La Murgia ad andare a scopare: il mare, ovviamente.

IUS SOLI – Da Parigi è tornato Enrico Letta a dirigere il litigioso PD. E in tempo di pandemia, di gente allo stremo economico, di debito pubblico alle stelle, ha spiegato che le priorità “identitarie” del PD sono rappresentate dal “voto ai sedicenni”. E dallo “ius soli”. Non commentabile la prima. Civile la seconda. Ma inopportuna, oggi. Un Parlamento che si mettesse a discutere di queste priorità sarebbe un Parlamento da ricovero. Perché Letta l'ha fatto? Ma perché al PD “rode” il fondoschiena il fatto che le sardelle (Mattia-che-odia-i-barbieri e Jasmine-con-il-sacco-a-pelo) definiscano “destri” quei PD che (essendo al governo con Salvini), con la Lega hanno aperto un dialogo. Conoscendo le idee di Salvini sui succitati temi, Letta sogna che quello si incazzi e se ne esca dalla coalizione sbattendo la porta. Draghi con la sua sola presenza ha incasinato il PD, i 5 Stelle e pure Più Europa. Per andare dove? Bella domanda. Non al voto, che Mattarella rifugge quanto Dracula rifugge l'aglio. E quindi? PD al governo e Lega fuori: sogno di marzo. In ballo non c'è lo “ius soli”. C'è la “crana” del recovery. La diligenza che Draghi dovrà difendere dalle brame dei partiti come John Wayne faceva contro gli Apaches di Geronimo sul tetto della carrozza di “Ombre Rosse”.

I ben informati affermano che Franceschini ministro della cultura, abbia mandato a Letta il papello: “Stai sereno”. Letta pare abbia fatto gli scongiuri e poi (sempre pare) si sia affidato al mago Otelma. Lode a Franceschini (non per il papello, se mai c'è stato) ma per aver attivato “Promozione fumetto” riconoscendo una eccellenza italiana. Mi permetto di suggerire un titolo “Nadia: un mistero ad Hollywood”, Rina Edizioni, di Lina Buffolente. Raffinata spy story ispirata ai noir americani degli anni Quaranta. La storia apparve a puntate tra il 1946 e il ‘47 sul settimanale Per voi! For You! con baloon bilingue. I disegni erano della strabiliante diciassettenne Lina ma fu scritto sotto pseudonimo dall'editore Giulio Cesare Ventura. Bellissimo. Non ho trovato bella viceversa l'intervista dei principi d'Inghilterra (in esilio volontario) Harry e Meghan vellicati dall'amica Opra regina delle interviste. Lui mi è sembrato ciecamente innamorato, lei una consumata attrice di soap. L'inossidabile vegliarda che regge la corona li ha degnati di un “siamo addolorati per i disagi che la permanenza a Corte ha loro procurato” che è tutto un programma. In stile Elisabetta.

JUVENTUS – Visto che il tema iniziale è stato quello della verità, dico da juventino (non becero) che la Juventus di Pirlo continua a giocare male. Che la colpa non è di Pirlo ma di chi ha assemblato una squadra senza senso. Che la Juventus è lontana miglia dallo scudetto (che vincerà l'Inter) per sue precipue colpe. Che ha fallito (ancora una volta) in Champion's perché ha giocato da schifo ad Oporto e senza giudizio nel ritorno a Torino. Che molti suoi presunti e pagatissimi campioni faticherebbero anche in serie B. Che Ronaldo (che ha superato in fatto di gol il record di Pelè) avrà anche atteggiamenti da bullo. Ma senza i gol di Cr7 la Juve sarebbe in zona retrocessione.

Che la Juventus dovrebbe dire la verità sul caso Suarez. Finora, la mia impressione è, non l'abbia fatto. Che Agnelli dovrebbe spiegare, come mai abbia consentito a de Laurentiis di rifilargli 6-0, 6-0, 6-0. E infine sempre Agnelli dovrebbe spiegare come mai da qualche tempo si occupi quasi esclusivamente di ECA e assai poco (almeno così appare) di Juventus. Visto che è assolutamente fisiologico che dopo nove anni di successi si possa anche perdere direi di evitare lagne, piagnistei e sospetti. Ma reputo sarebbe anche opportuno da parte di chi spiega il calcio sui media, almeno imparare il regolamento. Fonte, Paolo Casarin, ex arbitro ed opinionista sul Corriere della Sera a proposito di cartellino rosso evitato a Cagliari a Ronaldo e di mancata concessione di un rigore al Milan nella gara contro il Napoli. Questo: “Ho letto (a proposito dello scontro Ronaldo-Cragno) la regola e ho rivisto le immagini in TV. Per il rosso mancano la “vigoria sproporzionata e la brutalità” esplicitamente riportate. Per Milan-Napoli condivido la decisione di Pasqua che non concede il solito “rigorino” per l'intervento di Bakayoko su Theo Hernandez. Fiumi di parole sui due episodi stesi “ad minchiam”. Scrivere senza sapere. Scrivere evitando di dire la verità.

Fiumi anche per celebrare i cento anni della nascita dell'Avvocato. L'ultimo re d'Italia dall'incredibile fascino. La classe in una battuta, la provocazione esibita nell'inguardabile cravattone portato fuori dal gillet. Quanto all'orologio sul polsino, la versione riferitami dal conte Nuvoletti, che era suo parente, era assai diversa (e meno lusinghiera) di quella della vulgata modaiola. La Fiat, la Ferrari, le barche, le donne, l'arte, lo sci, la Juventus. Infinite erano le passioni di Gianni Agnelli. All'entrata del Museum è riportata una sua frase che recita: “Mi emoziono sempre quando mi imbatto in una parola che comincia con la J”. La Juventus era una sua creatura. Ma la “sua” Juventus fu quella di Boniperti, Martino, Hansen e Praest. Quella di Sivori e Charles fu di suo fratello Umberto. Di Umberto fu anche quella di Giraudo, Moggi e Bettega con Lippi in panchina. E fu sempre Umberto (dopo la morte di Gianni), lui pure devastato dalla malattia, a chiamare Giraudo e Moggi (che aveva fatto firmare un pre-contratto a Del Neri), dicendo: “Prendete Capello”. Andrea, il figlio di Umberto, (finanziato dal cugino John Elkan) ha realizzato l'incredibile: nove scudetti di fila, quasi doppiando i cinque del Quinquennio degli Anni Trenta. La Juventus di Borel, Monti, Orsi, Ferrari, Combi, Rosetta, e soprattutto del Cè, Renato Cesarini: l'artista che arrivava agli allenamenti in pigiama dopo aver trascorso la notte al night.

La verità: vorremmo saperla anche dal buon Ticchi, allenatore della Reyer che nella finale di Coppa Italia femminile ha lasciato in tribuna la sua Mvpm Howard, a favore di due donzelle, rispettivamente con due una e otto l'altra, punti sul tabellino. Perché, anche se il risultato probabilmente non sarebbe cambiato (Schio ha vinto con grande merito), “scelta tecnica” davvero non si può sentire.

Sono anche questa settimana alla fine. Stimato o detestato, non saprei. Certamente non omologato. Come il protagonista del brano di Bennato “Non c'è”, anche io (come tutta la banda di SportOlimpico) sono uno che non ne vuol sapere di cantare “la canzone dell'unanimità”. Per la “verità” il vecchio miscredente non ha trovato di meglio che affidarsi al Vangelo di Giovanni (18-37-38) il passo che recita: “Gesù rispose ... per questo sono venuto al mondo, per rendere testimonianza alla verità”. Allora gli dice Pilato: “Che cos'è la verità?”. Domanda sempre, maledettamente attuale .