Fatti&Misfatti / I grulli sotto il cesto di Natale

Print

Lunedì 28 Dicembre 2020


belinelli

 

“Come fai a discutere con chi conta nel nostro basket se il giorno dopo usa toni entusiasti per una partita dove oltre la metà dei protagonisti ha giocato davvero male?”

Oscar Eleni

Fra le rovine di Pompei cercando la ricetta per il pesce farcito con i datteri. Eravamo incerti sul viaggio. Avevamo pensato anche a Cortina, ma hanno già il problema di dover assumere un solo sagrestano respingendo migliaia di richieste. Non era male neppure l’alternativa brasiliana a Mangaritibi, ma il Neymer, un genio, poi al Paris Saint Germain cacciano l’allenatore, aveva organizzato una festa per 5 giorni con 500 invitati. Niente.

Meglio le rovine dove il televisore faceva le bizze e ci ha costretto a maledire un po’ tutti perché la Rai, così generosa da offrire la seconda rete, in una domenica vuota, per la sfida fra le più titolate del basket italiano, nel giorno dell’esordio del Marco Belinelli, figliol prodigo amato da quasi tutti, dicevamo questa grande mamma, con cavallo davanti alla porta, aveva deciso che lo share di 2,3% i 466.mila all’ascolto avevano goduto già abbastanza. Due minuti alla fine, risultato in bilico, meglio trasferirsi su Rai-Sport, sempre la stessa casa, ma non si poteva privare lo spettatore medio di Rai-due in attesa di quello che offriva il palinsesto della domenica bugiarda.

Dicono che se ne sono accorti in pochi. Forse non è vero, ma, accidenti, come fai a discutere con chi conta nel nostro basket se il giorno dopo usa toni entusiasti per una partita dove oltre la metà dei protagonisti ha giocato davvero male? Per celebrare un grande ritorno dove il Belinelli tanto atteso ha dimostrato che se stai fermo quattro mesi, se hai avuto problemi muscolari e ti sei allenato con i nuovi compagni soltanto tre volte, può capitare di essere quasi anonimo in 18 minuti, di sbagliare sei tiri su sette e perdere tre palloni.

Ad essere giusti lui e Delaney avrebbero meritato lo stesso voto sotto la sufficienza, conoscendolo lo stesso Beli di Sangio e non più Spurs avrà sorriso per la piaggeria ritrovata nel posto dove l’aveva lasciata. Niente.

Diciamo, seguendo Walter Fuochi che il miele lo usa per il pane vero e non per far contenti i padroni, o, peggio, i padroncini del vapore, che Armani e Segafredo non si sono fatte del male. Partita da vedere perché sempre in bilico, ma neppure il tifoso Pioli, invitato dal Baraldi, diciamo trascorsi a Parma che li uniscono, ha mai avuto la tentazione di alzarsi per applaudire una bella giocata. Ne abbiamo viste davvero poche. Ora ci dicono che il televisore di Pompei era guasto se dal roseo mondo dei canestri hanno visto invece spettacolo, mandando un messaggio agli orbi dell’eurolega: cosa aspettate a mettere nel serraglio Milano e Bologna virtussina?

Certo, sarebbe bello, anche se magari altre società in Europa direbbero che pure loro hanno molti meriti e gli stessi quattrini. Magari all’eurolega, adesso, ci hanno già pensato, ma al momento, forse, stanno ragionando su quanto detto dal numero uno del calcio mondiale, rivedere i calendari, ridurre al minimo le trasferte, insomma quello che aveva chiesto Ettore Messina prima di scoprire che lassù in Catalogna non ci sentivano, figurarsi alla FIBA, e persino in Italia c’erano galletti irritati perché l’unico di eurolega aveva parlato della coppa più importante senza consultarsi prima con loro. Siamo davvero alle comiche.

Giusto chiedere a Messina perché il Leday bellissimo della prima parte della sfida senza luce, bella ruvida, ma con troppi imbucati nella recita, era rimasto a sedere nella volata, ma se uno ospitato “persino” dalla Domenica Sportiva, accipicchia direbbe Giordani se potesse mandare qualche fulmine qui dove quello che ha lasciato sembra dimenticato o, peggio, riproposto nella maniera peggiore, se questo Ettorre che ha già i suoi problemi non può neppure esprimere un parere, dare saggi consigli dopo anni di trincea ad alto livello, 16 in eurolega, allora lasciamo perdere.

Tutti bravi, viva viva il direttor come chiedevano di fare a Milano non tanto tempo fa. Perché stancarsi a cercare il tampone che ci liberi dalla quarantena. Applausi da istrici per tutti, cominciando dagli arbitri che in questo ultimo turno hanno fatto urlare a Varese e Brindisi, forse a Brescia e persino nelle case di chi ha vinto. Purtroppo ai direttori di gara manca, forse, dice il manuale del masochista che in Italia vuole stare sopra le parti, il contatto con la tifoseria becera. Sì, anche se a palazzi chiusi scoprono gente (avranno nomi gli ammessi dove c’è il divieto di contatto, un suggerimento che molti giocatori accettano volentieri) che li insulta e loro possono così vendicarsi chiedendo multe per chi non ha quasi occhi per piangere. Li assolviamo alla stregua dei cronisti pastori questi giudici che amano lunghe soste davanti alla video assistenza, anche se non li sopportiamo davvero: più presuntuosi che competenti.

Ce ne andiamo verso la fine del girone di andata di un basket tormentato che insiste a chiedere consensi per farci urlare di gioia perché sono tornati a casa Belinelli e Datome, perché magari domani si rivedrà anche Danilo Gallinari o forse Melli. Beh, dobbiamo confessare, che quando Gabetti si svenò per portare McAdoo non esisteva un coro e in molti dissero, meritandosi sputi quando il campione fece cose stupende, che era venuto a guadagnarsi una facile pensione nel cestino d’Italia. Oggi è tutto diverso.

Pensavamo che ci si dovesse eccitare di più per la fioritura dei pochi giovani con la testa giusta, per i progressi di uno come Spissu, di Alviti, Akele, ma noi ci facciamo incantare se Tessitori sbrana i russi e poi si ferma a riguardare cento volte quella partita. Siamo confusi come quelli che ancora non hanno deciso sulla santità di Pirlo o Conte, di Messina o Vitucci, convinti che a dominare sarà sempre il metodo Cellino, sicuri che non ci siano affinità elettive fra ex compagni di scuola come De Laurentis e Draghi anche se si telefonano per ripetere il mantra dei presunti giusti nel giorno in cui la Juventus ha perso due volte nello stesso giorno, un 3-0 subito, uno annullato. Siamo fatti così e adesso vogliamo capire come vaccineranno i probabili olimpici mentre a Tokyo stanno sbarrando ogni porta e il CIO continua a far sapere che l’Italia è in zona rossa anche nello sport.

Augurando buone feste a Boscia Tanjevic che dopo le visite di controllo non riesce ad abbandonare Istanbul dove almeno riesce a tenere di buon umore il Kokoskov capitato nella miniera svuotata del Fenerbahçe; facendo gli stessi auguri a Pianigiani, aspettando di sapere cosa è cambiato nel paradiso Cina dipinto nella sua intervista se pochi giorni dopo si è sentito pronto per accettare un divorzio restando consulente tecnico distanza. Misteri come certi risvegli in società dove Sacchetti ed Esposito devono aver lasciato davvero scorie tossiche se dobbiamo credere a certe redenzioni.

Avanti con le pagelle nella reticella del cotechino da immolare a capodanno.

• 10 Al veterano PANCOTTO che ha dimostrato cosa vuol dire tenere in vita squadre dove gli infortuni, la malattia, rubano sogni ed equilibrio.

• 9 A SPISSU che rende straordinario il nuovo metodo Pozzecco: quando sente vibrare troppo nel collegamento testa-cuore lascia fare al vice che sembra un nocchiero sicuro nelle tempeste: due rimonte vincenti.

• 8 Ad elettrino DALMONTE perché davanti alla sfortuna in piena rivoluzione post Romeo è riuscito ad avere forse la migliore Fortitudo dell’anno, certo con la complicità di una Reyer intossicata.

• 7 Al MENETTI campeador che a Varese ha davvero fatto un capolavoro recuperando una partita che Treviso aveva compromesso nei primi 20 minuti. Lui e Logan nella sala grande dove ci sono i trofei delle gestioni Benetton e Sisley.

• 6 Al GALBIATI che ci fa nuovamente ingoiare i troppi complimenti fatti a Brindisi. Lui merita, però, ogni considerazione perché nessuno avrebbe accettato una scialuppa come quella di Cremona e pochissimi avrebbero saputo portarla lontano dalla zona retrocessione.

• 5 Ai CRUDELI gestori di questo basket che vogliono rubarci, con una retrocessione che non avrebbe senso, società che hanno fatto la storia vera di questo sport. Vero che Fortitudo e Cantù sembrano aver ritrovato la luce, ma Trieste e Varese laggiù in fondo ci fanno venire il magone.

• 4 Alla RAI a cui avremmo voluto dare 10 per aver ammesso il basket sulla rete due, ma poi quello stacco su Rai-sport a 2 minuti dalla fine, queste voci inquietanti sullo smantellamento della redazione sportiva, dispiace, anche se avevano molta incompetenza a libro paga, ci fanno pensare che resta la matrigna capace di far sembrare belle le reti dei privati.

• 3 A MESSINA e DJORDJEVIC, due grandi per davvero, se alla fine di una sfida come quella che hanno dovuto dirigere si sono sentiti davvero soddisfatti. Il premio Pinocchio aspetta loro e ai cantori della domenica.

• 2 Alla REYER che non riesce a trovare pace nella stagione più tormentata. Ora siamo sicuri che una società con quelle idee, quella forza, saprà ritrovare gli uomini per mettere tutti ai remi e gridare forte: durii banchi. Frusta e corse fra i campielli.

• 1 A VARESE se dovessero pentirsi oggi per la separazione con Caja perché, in questo momento, il Bulleri messo al timone senza sapere se sarebbe stato ispirato come quando giocava, merita l’aiuto di tutti e conoscendo Bulgheroni e Conti sappiamo che sosterranno il muro.

• 0 Alla ROMA dei canestri che sembra davvero vivere una maledizione se dopo il ritiro della Virtus adesso scopriamo che la Stella Azzurra, in A2, è a 0 su 6. Credendo in chi guida il vero campionato degli italiani sarebbe bello anche sapere lo stato del reame: chi ha voglia davvero di venire nella massima serie? Sappiamo del desiderio lassù di avere un campionato a 12 squadre, belli isolati in territori dove amano vedere le pulci saltare, ma poi le abbattono.