Duribanchi / Che facciamo? Ci mettiano a parlare di sport?

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Mercoledì 9 Dicembre 2020


chigi 


“J'accuse: io accuso. Come Emile Zola nel 1898 nel celebre editoriale in difesa dell'ufficiale Dreyfuss, ingiustamente condannato per tradimento. Io accuso.”

Andrea Bosco

Accuso Basket City per aver perso, con qualche partita, anche la faccia. Accuso la Virtus che prima esonera e poi reintegra Sasha Djordjevic e il suo staff. Colpevoli di aver messo “l'amarissimo che fa benissimo”, ad una tavola crapulona. Golosa di canditi e zucchero filato. Accuso la Fortitudo e i suoi giocatori, per aver abbandonato Meo Sacchetti. Che avrà peccato di ottimismo e presunzione nell'accettare Bologna, lasciando Cremona. Ma che non meritava la Vergine di Norimberga che gli è stata inflitta. Auguri a Dalmonte: lavorare con i fighetti non è facile.

Accuso Federazione a Lega per non aver vigilato sulla situazione di Roma. Che poi è quella, in nuce, di altre società di serie A. Accuso il Ministro dello Sport, Spadafora, di occuparsi molto di se stesso e assai poco del sistema sport. Le parole del presidente del CONI, Malagò, sono risultate più che un monito: l'Italia sta giocando, a livello olimpico, con il fuoco. E ministro Spadafora: anche lo sport ha bisogno dei “ristori”. Nello sport, tra l'altro, difficilmente troverà mafiosi con la Porche nel garage percepenti il reddito di povertà.

Io accuso Giuseppe Tintura (smascherato da Aldo Grasso in prima pagina sul Corriere della Sera) di aver instaurato un bonapartismo che ha esautorato il Parlamento.

Io accuso il governo italiano di essere interessato al mantenimento delle poltrone. Di essere molto interessato agli euro del Recovery. Ma di non avere le palle per fare rispettare quelle regole che snocciola ogni settimana a reti unificate. E che le Regioni respingono e non fanno applicare.

Io accuso i governi (tutti e di tutti i colori) di non aver mai voluto mettere mano ad una Italia federalista nel segno indicato da Carlo Cattaneo. E accuso le Regioni, non infrequentemente governate da presuntuosi cacicchi, di avere fatto carne di porco della cosa pubblica. Sanità in primis.

Ancora accuso questo governo di litigiosi chiacchieroni, divisi su tutto, tranne che sul “toncio” da arraffare, di voler ora “risolvere il problema” ritoccando il famoso Titolo Quinto. Ideona di Giuseppi: visto che non riesco a far rispettare le regole, allora “ridimensiono” le regioni.

Auspicabili segnali da Sergio Mattarella: se non ora, quando?

Io accuso questo governo. Perché ancora in Italia non c'è quel vaccino che in Gran Bretagna hanno già cominciato a somministrare. E che in Italia, se andrà bene, arriverà a giugno, forse a luglio. Poco mi importa se quelli hanno Brexit e l'Italia no. Vengano comprati i vaccini, perché, porca la pupattola, ogni giorno muoiono centinaia di persone. E questo è orrendo. Vaccini: subito. In modo da poter tornare a vivere decentemente. In modo da poter tornare a lavorare. In modo da poter tornare ad esistere.

Io accuso la Juventus di leggerezza per la vicenda Suarez. Accuso l'Università di Perugia per gli opachi comportamenti. Per le domande ridicole dell'esame farsa di Suarez. Ma accuso anche la mia categoria, indignata per Suarez, di non aver fatto un plisset per quella squadra di basket del Sud, composta da figli di immigrati, impossibilitati ad iscriversi al campionato perché giuridicamente “non italiani”. E la accuso per la barbara abitudine di celebrare i processi prima dei rinvii a giudizio. Un avviso di garanzia è “a garanzia” di chi lo riceve: fino a prova contraria. Accuso la Procura di Perugia. Perché i sospetti che una “talpa” abbia avvisato la Juventus (dello tzunami giudiziario che stava per abbattersi su Suarez) sono, benché la Procura li definisca “fondati”, per ora solo “sospetti”. Viceversa la talpa (della Procura?) che sta foraggiando i media è una evidente realtà.

Accuso il branco di sciacalli che si sono impossessati del “caro estinto” Diego Armando. Che con la scusa di rendergli onore, stanno speculando sulle sue spoglie. Accuso i coyote che ingrassano commerciando con le reliquie del Pibe. Cercasi Martin Lutero in grado di smascherare l'immondo traffico. Difficile: in questa stagione. Vanno di moda i gesuiti.

Io accuso il sindaco di Milano Beppe Sala per il cattivo gusto dimostrato nell'annunciare la propria   ricandidatura nel giorno di Sant'Ambrogio. Il 7 dicembre si celebra a Milano la messa laica rappresentata dalla “prima” della Scala. Frega assai delle aspirazioni politiche di questo o quel candidato. “Prima” diversa, senza pubblico causa Covid, registrata ma con articolata proposta musicale. Brava la RAI. E brava la Scala: hanno prodotto l'evento con ottimi ascolti. Tre momenti superlativi: la soprano che intona la prima parte dell'inno di Mameli senza il supporto di una sola nota. L'incredibile Bolle, che danza tra le luci di un palcoscenico spoglio, come su una nuvola. E la coreografia sulle note di “Tosca” (ambientata a Cinecittà) che piazza in mezzo alla scena anche la riproduzione di una Aurelia B24: quella del “Sorpasso”. A detta degli esperti, lo spider più bello della storia dell'automobile.

Nota stonata (issima) nella serata del Piermarini, la presenza del Premio Campiello Michela Murgia. Esperta musicale? Non è apparso. Elegante fine dicitrice? Campa cabballus, spiegavano i tardo-latini: molesta la smaccata inflessione dialettale della Murgia. Vestale del femminismo? C'era di meglio, in città: facciamo Lilli Gruber? E c'era di meglio quanto a competenza musicale. Facciamo Armando Torno? Facciamo Baricco? Facciamo Giuseppina Manin?

Accuso Sala, i vigili urbani, la Polizia, la Questura, la Prefettura, i Vip che partecipavano a quelle feste milanesi, dove i decibel erano fuori dal limite consentito, per aver girato la testa. Feste dove giravano champagne, tartine e piste di “neve”. E dove l'orco ebbro di droga stuprava a suo piacimento. Avveniva in un appartamento con vista Piazza Duomo, non in qualche tugurio delle periferie. Tutti sapevano. Tutti hanno chiuso gli occhi e si sono tappati le orecchie. La Procura faccia il suo lavoro e sia severa. Lo siano le istituzioni. Troppo facile piangere nella giornata dedicata alla “violenza sulle donne”. Facile ed ipocrita.

Io accuso la pletora dei virologi (tutti in disaccordo tra di loro) che sta terrorizzando la popolazione. Li accuso perché bivaccano senza pudore in televisione, da mane a sera: a dire tutto e il contrario di tutto.

Accuso infine me stesso. Per continuare , come ho fatto anche in questa occasione, ad incrementare le lamentazioni. Senza avere gli attributi per ribellarmi. Li avevo. Li ho avuti: chi mi conosce lo sa. Oggi sono una foglia prossima a staccarsi dall'albero. I miei sono ragli alla luna. Non riesco a ribellarmi. Forse perché come sosteneva Lawrance Durrell: “Nessuno può ribellarsi troppo a lungo senza diventare un autocrate“. Con i più cordiali saluti: a Camus.