I sentieri di Cimbricus / La bellezza salvera' il mondo? Forse

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Lunedì 30 Novembre 2020

 

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“La storia dice che quando un gesto sportivo è sottoposto a un giudizio, non solo tecnico, da parte di umani ne sono nate baruffe, controversie e polemiche a non finire.

Giorgio Cimbrico

La bellezza salverà il mondo è una di quelle frasi che, dopo un uso dissennato, fanno dire uffa e rimpiangere i bigliettini che si trovavano nei Baci Perugina o nei biscotti della fortuna, omaggio dei ristoranti cinesi a fine pasto. Tra l’altro, non è ben chiaro il significato delle parole che Dostoevskij mette in bocca al principe Miskin. Vuol dire proprio quello o c’è qualcosa di ambiguo, di nascosto? In attesa di convincenti risposte, usiamo ai nostri fini la frase così come si presenta, adattandola a scenari, situazioni.

La bellezza va premiata: è quanto sostiene Stuart Barnes, ex-internazionale dell’Inghilterra e commentatore del Times, che interviene su un progressivo imbruttimento del rugby, specie quello europeo: molti calci, poco gioco alla mano. Contro l’Irlanda Jonny May ha squarciato il sipario: novanta metri di fuga solitaria, due avversari saltati, un rasoterra per “sezionare” la difesa dei verdi, una raccolta da terra e uno scivolare dentro l’area dell’obiettivo. Per ovvie ragioni, a Twickenham non c’era un cane. In situazioni normali sulla struttura della Fortezza si sarebbero disegnate crepe causate dall’entusiasmo

Barnes dice: non è giusto che una meta come quella di May valga cinque punti come quella di un avanti che, a cornate, di metri ne percorre uno. Di punti, una segnatura del genere, ne meriterebbe dieci. Barnes può aver ragione ma il grado di bellezza chi lo stabilisce? L’arbitro? L’arbitro dopo aver consultato gli assistenti? Il Tmo che nel rugby è il Var e che ha un’anzianità di servizio ormai ultraventennale?

Soltanto un’intelligenza artificiale che abbia immagazzinato una quantità mostruosa di dati e si sia creata una propria coscienza potrebbe fornire una risposta in tempi accettabili, dopo esser stata attivata dal Tbo, Television Beauty Officer, detto confidenzialmente anche Paride, il più noto tra coloro che arbitrarono un concorso di bellezza.

Lo sviluppo di una macchina che possieda una profonda cultura e possa sviluppare il senso del giudizio e persino una sua moralità è l’unico modo perché la “versione di Barnes” possa avere un futuro. La storia dice infatti che quando un gesto sportivo è stato sottoposto a un giudizio non solo tecnico da parte di umani ne sono nate baruffe, controversie e polemiche a non finire, per non parlare dei casi di corruzione denunciati all’interno del pattinaggio artistico, pardon, di figura, come bisogna dire adesso.

Alla morte di Maradona i meno commossi – e in certi casi i rappresentanti di un rancore mai sopito – sono stati gli inglesi che con abili giochi di parole sono tornati alla “Mano di Dio” di 34 anni fa. “Ora è nelle mani di Dio”, era il più gentile. “Con il Var non sarebbe successo”, ha impietosamente titolato un tabloid. Diego Armando rientra a pieno titolo in questo abbozzo di dibattito sulla bellezza che andrebbe premiata a costo di sconvolgere i canoni classici: cinque minuti dopo la canagliata, in un crescendo maradoniano, saltò Hoddle, Reid, Samson, Butcher e Fenwick. Con Shilton, fanno sei. Il Gol del Secolo, che ha subito un’imitazione messianica, nel senso di Messi.

Ora, fossero esistiti sia l’esistente Var che l’immaginifico Tbo, il punteggio finale, 2-1, non sarebbe cambiato: Mano de Dios cancellata e Gol del Secolo premiato con il bonus, il doppio del valore normale e nominale.

Di solito le storie, vere o inventate che siano, implicano una conclusione, o una morale. Suggerisco di lasciar le cose come sono. Un macchinario per elaborare e conservare, con dispetto o con piacere, lo abbiamo già e non è in vendita né per il Black Friday né per Natale: è la memoria che proprio quando traballa, ma non si sconnette, riserva i momenti migliori: le cose belle sono anche più belle.

E così adesso, per una rinfrescata, vado a rivedermi le mete del principe Obolensky e di Gareth Edwards agli All Blacks, i due record mondiali di Jonathan Edwards, il 2.01 praghese di Sara Simeoni, il gol in tuffo a un metro da terra di Gigi Riva alla DDR e altre cose così. Non so se la bellezza salverà il mondo, ma di sicuro salva una catena di istanti grigiastri, interrompe quel flusso di parole eruttate da una sfera sempre più lontana e incomprensibile. E brutta, anche.