Duribanchi / L'importante e' esagerare. E ci riusciamo bene

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Giovedì 19 Novembre 2020


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Pare proprio che in nome del Covid-19 si siano rovesciati schemi e gerarchie. Mentre chi dovrebbe indicare la rotta ha sempre altro da fare, e da dire, di più utile e produttivo (per sé medesimo).

Andrea Bosco

“L'importante è esagerare”, cantava Jannacci. E aggiungeva “sia nel bene che nel male”, ma questa è un'altra storia. Il direttore di Radio Maria ha spiegato che dietro al Covid c’è “una mente criminale, per ridurre tutti simili a zombi”. La “mente” avrebbe sembianze conosciute: lingua forcuta, corna, coda lunga, ali, alito pestilenziale. Niente di nuovo: Satana tra gli umani, da sempre, ci sta da papa (ohps!). Ha cominciato con quella “mela” che ci ha sloggiati dal Paradiso Terrestre e pare non abbia ancora finito. Quelle su Belzebù sono storie millenarie. Il Demonio è presente in ogni cultura dalla notte dei tempi. E quindi, se non altro per un calcolo delle probabilità: eccetera.

Ma che dire di Juliette Binoche, Marion Cotillard, Sophie Marceau (ex “Il tempo delle mele”) secondo le quali il Covid-19 sarebbe il frutto del disegno malato di Bill Gates “dimonio” il cui obiettivo è quello di infilare sotto pelle, con la scusa del vaccino, un chip in grado di “schiavizzare” ogni essere umano? Secondo le tre signore, affermate dive internazionali, Pape Satan Gates è il male da cui l'uomo deve guardarsi. Confesso che un fremito l'ho avuto: Gates si è regalato (arricchendosi in modo scandaloso) Microsoft. Offrendoci, qualcuno pensa, la libertà. Altri reputando ci abbia consegnati alla schiavitù. Solito confine: il bene e il male.

Esagerare. Non è chiaro quando sia veramente cominciata. Forse con Napoleone, prima rivoluzionario e poi imperatore. Forse prima. Comunque sia, oggi, viviamo in un mondo diventato irreale. Dove tutto, persino l'improbabile, è diventato possibile.

Sei Presidente del Consiglio e nomini tre commissari alla sanità per la Calabria “implosi” nel giro di pochi giorni (tutti e tre), collezionando figure di palta? Invece che dimetterti inseguito dalla collera popolare e dalla vergogna, addirittura “rivendichi” quelle fallimentari scelte. E nessuno, né il capo dello stato, né il tuo governo, né l'opposizione, né la libera informazione te ne chiedono conto. Sei un presidente del consiglio che bivacca in televisione, come mai nessuno prima aveva fatto, e non c'è anima che chieda la tua testa.

La parola d'ordine è: “c'è il Covid-19: bisogna stare uniti”. Nessuno ti chiede conto dei fallimentari provvedimenti che hai preso. Nessuno ti addossa i morti giornalieri che quei provvedimenti hanno in parte generato. Nessuno si tocca gli zebedei (o forse sì) al pensiero che il prossimo G20 sarà presieduto dall'Italia, vale a dire da te, fenomeno catodico con pochette nel taschino. Incollato alla seggiola. Impunito come il Marchese del Grillo: “Io so' io e voi non siete un cazzo”. Draghi cercasi: disperatamente.  

L'importante è esagerare. Pongo una sommessa domanda. Ai lettori, visto che porla ai politici e pure alla mia categoria, appare (verosimilmente) inutile. Questa: pensate che qualche azienda del paese (diciamo tra le prime cinquanta) potrebbe mai assumere gli attuali ministri dell'Istruzione, dei Trasporti, della Salute, della Giustizia, degli Esteri? Datevi una onesta risposta. Curricula: banchi a rotelle, ciclabile sul futuro (madddaiii) ponte tra Messina e il Continente, mascherine prima esportate in Cina e poi ricomprate (maggiorate) dalla Cina, mafiosi ai domiciliari, pescatori sequestrati ed incarcerati in Libia sulla sorte dei quali non si sa (quasi) più nulla da mesi. Per la disperazione dei famigliari.

Poi c'è lui: uno e trino. Il pluri-incaricato commissario Arcuri: anzi Arcùri con la “u” stretta come direbbe lui. Con il suo maglioncino rosso sangue che alla tele si staglia così bene. Che candidamente ha ammesso di aver ricevuto l'imput di acquistare vaccini (dal ministro Speranza) solo il 3 di novembre. Difendendosi: “Farò anche schifo (yes, my lord: per via del mega stipendio) ma io stavolta (stavolta?) non c'entro”.

Sapete di cosa hanno discusso recentemente, mentre la pandemia imperversa, in Parlamento? Di Mes? None. Di ospedali da campo da costruire per ampliare i posti delle terapie intensive? A Ri-none. Si è discusso di legge contro gli insulti omofobi (civile, commendevole, legittimo ma non, di questi tempi, prioritario), di bonus monopattini e bici elettriche, di proroga del contratto degli inutili navigator.

Non ho inserito tra i “ministri da evitare”, quello della Cultura. Solo perché, dopo essersene “dimenticato” ha provveduto a “ristorare” (ma che verbo del cavolo!) anche il Museo del Fumetto di Viale Romagna a Milano. Escluso inizialmente dagli aiuti governativi per colpa di un “timbro”. A quel Museo sono legato. Ho rotto le scatole ripetutamente all'amico Finazzer Flory, ex assessore nella giunta Moratti, affinché Milano patria delle “nuvole parlanti” avesse una sede. Finazzer lo disse alla platea e mi ringraziò quando il “nastro” fu tagliato. Oggi si afferma che quella fu (solo?) una “intuizione” del sindaco al quale si deve l'Expo (sa la Dea, quanti aerei, Letizia Moratti prese e non sempre di linea per convincere i paesi riottosi a votare Milano) ma non andò così. Moratti, oltre al pane, ci mise anche il caviale.

Max Finazzer Flory ci mise la competenza artistica. Io ci ho creduto nonostante il caro (quanto mi manca …) Sergio Bonelli fosse inizialmente scettico sul successo di una simile iniziativa. Con pragmatismo milanese mi diceva: “Bella idea, ma chi vuoi che paghi per vedere i fumetti? I fumetti si comprano e si leggono”. Ma io per la RAI ero andato a Bruxelles a realizzare un reportage sulla stupenda struttura liberty diventata il più importante museo di settore del mondo. A Bruxelles (quando ci arrivai c'era una mostra dedicata ad Andrea Pazienza) avrei intervistato anche Morris, il creatore di Lucky Luke. Stupendomi per il minuscolo banchetto da ciabattino sul quale disegnava a casa sua. Sapevo che poteva funzionare anche a Milano. Come poi, grazie ad un bravo direttore, è accaduto.  

L'importante è esagerare: dopo aver invitato un ventenne a mettersi la mascherina mentre era (con la madre) in un vagone ferroviario, un funzionario è stato preso a pugni dal giovanotto. Ricoverato ha dovuto essere operato al setto nasale. Il picchiatore, arrestato, è stato rilasciato dopo due ore: processato per direttissima e condannato a qualche mese (essendo incensurato), non farà un minuto di galera. Il giudice che ha emesso la sentenza, probabilmente ne andrà fiero. Certi magistrati vanno fieri della propria condotta se la “legge” viene rispettata. Anche se la legge violenta la decenza. Cosa penseranno al Consiglio Superiore della Magistratura di quel giudice che in appello ha concesso i domiciliari all'assassino del ragazzo sindacalista del Mali, sorpreso (due anni fa) nel suo terreno, con l'unica colpa di “esserci e di essere nero”. E per questo preso a fucilate. Condannato a 22 anni, l'omicida ora è a casa sua. Giudice: perché dovremo ancora credere nella giustizia, se viene amministrata in questo modo? Colpa delle leggi? Dopo aver sentenziato si indigni, lasci la toga, dia un segno di dissenso per la sua decisione. Sarebbe una gran cosa.

L'importante è esagerare. E allora l'erede di James Bond è diventata una donna. Si chiama Lashana Lynch, trentenne inglese di origini giamaicane, protagonista di “No Time to Die”. Ci sarà anche Craig. Che nei panni di Bond fa il pensionato proprio in Giamaica, là dove tutto ebbe inizio con il celebre “Doctor No”. Una donna? Bond è un caro estinto (dopo la morte di Sean Connery), quindi perché no? Se ci sono una Cat e una Wonder può starci benissimo anche uno 007 in versione femminile. A patto che non dica che “ci stiamo allontanando dalla mascolinità tossica”. James Bond è un macho. Che beve, fa a cazzotti, seduce ogni femmina che gli capita a tiro ed uccide. E' una affascinante spia. Ma è soprattutto un assassino. Il minimo che si possa pretendere da una Bond in gonnella è che sia altrettanto rapace, spregiudicata, seduttrice, ma che non diventi una buonista, politicamente corretta. Sarebbe una menzogna: una favola come quella della “capitana speronatrice” Carola Rakete, qualche giorno fa arrestata in Germania mentre protestava (vestita da pinguino) contro la costruzione di un'autostrada.

Nell'emergenza, la più dolorosa esagerazione è stata certamente quella della Scala che causa Covid, il 7 dicembre nel giorno di Ambrogio santo patrono di Milano, non celebrerà quella sorta di messa laica rappresentata dalla “prima”. Niente “Lucia di Lammermoor”, niente meravigliosa orchestra del Piermarini, niente abiti firmati e cravatte nere nei palchi. Niente celebrità. Niente proteste degli “ultimi”, fuori in Piazza Scala. Milano mai, neppure dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, si era fermata. Toscanini diresse tra le macerie. E' l'Italia che oggi dà forfait. Perché Milano è il cuore del Paese, oltre che la sua cassaforte.

Ma in questa Milano, ferita ma non piegata c'è qualcuno che è diventato la coscienza della città. Si chiama Sergio Harari, primario del San Giuseppe: ho il privilegio di essergli amico. Quasi ogni giorno dalle colonne del Corriere della Sera, Sergio (che ha contratto il virus lavorando, nonostante l'equipaggiamento da astronauta, e poi è guarito) invita i cittadini alla prudenza. Spiega che non farlo è da irresponsabili. Spiega che solo attraverso comportamenti ragionevoli sarà possibile uscire dall'incubo. Ha realizzato un centro, Sergio, in via Olona dove è possibile vaccinarsi contro l'influenza. Presto si spera, quando un vaccino ci sarà, anche contro il Covid. Ecco lo devo dire, caro sindaco Sala: io l'Ambrogino d'Oro l'avrei dato a uno come Harari. E immagino, lei comprenda, signor sindaco, perché lo dico.

C'è chi non si arrende, come Harari. E come Andrée Ruth Shammah, la Signora del Franco Parenti, eccellenza teatrale di Milano. Con il Piccolo Teatro e con l' Elfo sta mettendo appunto una piattaforma online per riprese teatrali di qualità. Ma soprattutto la “donna chiamata teatro” sta pensando ad una emittente radiofonica: Radio Parenti. Una radio per parlare di teatro, cinema, arte e filosofia, tra storia ed attualità. Il Covid ci sta confinando a casa? A casa si può ascoltare la radio. Adoro questa donna coraggiosa che non conosce la parola “resa”.

Mentre “sughero” Petrucci viene rieletto ai vertici del basket nostrano, mentre il calcio sta veleggiando pericolosamente verso il default, specie se gli ingordi agenti dei giocatori non accetteranno di vedere (e di molto) ridotti gli ingaggi dei proprio assistiti, mentre il Giovane Sinner vince il suo primo importante torneo a colpi di dritto, mentre Dybala in un video per la regione Piemonte invita tutti a fare come lui fa sul campo: indossare la mascherina, mentre lady Pellegrini è tornata a nuotare e la bimba Pilato sensazionale nei 50 rana sembra essere attrezzata anche per i 100, stanotte al Draft NBA si saprà con quale “scelta” sarà preso Nico Mannion, l'italiano di Arizona, (forse) futuro play della Nazionale. Quella che il mio amico Orso chiama Azzurra Fremebonda.

Ho scritto forse, perché senza clamori stanno crescendo Candi, Pajola, Baldasso e Visconti (lasciato andare da Venezia) ma sul quale al solito il veneziano Frank Vitucci ha visto lungo. Sangue giovane per una nazionale che ne ha bisogno. Intanto Lardo si è presa una bella soddisfazione con quella femminile in (futura) chiave europea. Quella Nazionale dei canestri ne ha cinque della Reyer. C'è Zandalasini che tira come un maschio. Ma io ho scoperto Attura, un soldo di cacio con il fuoco nelle vene e che non ha paura. Neppure di quelle di 1.95 che pesano 90 chili. Va ad una velocità doppia, rispetto alle altre sul parquet. E osa. Anche lei, “esagerando”.

Cari tutti: l'importante sarebbe non alzare troppo l'asticella. Perché ci vuole un attimo a finire nei panni del duca di Guermantes, al quale Proust in “Sodoma e Gomorra” fa dire (dopo che le cugine – avvertitolo della morte di un parente stretto – vorrebbero impedirgli di andare ad un ballo in costume): “Mais non, on exagere, on exagere”. Cosa sosteneva l'uomo di Palazzo Chigi, prima dell'estate, durante i pomposi “Stati Generali”? Appunto.