I sentieri di Cimbricus / Il bello dell'indiretta

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Sabato 19 Settembre 2020


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Sempre complicato rinunciare ai proprio vezzi. Quanto è stato visto in tv dal palcoscenico dell’Olimpico ne è stata la riprova: l'aver scelto di mandare in registrata l'atteso “mondiale” di Duplantis.

Giorgio Cimbrico

Dopo aver perso tutto – il calcio a parte la Coppa Italia e la Nazionale, la F1, le moto, il tennis, il rugby, le Olimpiadi, etc – la Rai decide di perdere anche quel poco che le è rimasto. Il 6.15 in differita di Armand Duplantis è quanto di meglio possa essere architettato. È più o meno come se chi scrive avesse rimandato all’indomani la stesura della propria cronaca, del proprio commento. Ricordo che capitava, un tempo, per le grandi firme che seguivano la prima della Scala: necessaria una notte di riflessione prima di metter nero su bianco, magari usando una stilografica dal pennino d’oro.

“Empire strikes again”, titolarono Spielberg e Lucas per il secondo episodio del primo ciclo di Guerre Stellari. Anche la Rai colpisce ancora, colpisce sempre, affidandosi a strumenti della misurazione del tempo come la clessidra, l’orologio ad acqua, la meridiana. O il più micidiale: l’indifferenza.

Eppure non era difficile: Duplantis prova 6.15 e fallisce di un soffio per un fugace contatto del fianco destro con l’asticella. A questo punto, rimasto solo in gara, ha cinque minuti a disposizione per il secondo tentativo. Ne passa un paio e la Rai lancia la sua raffica pubblicitaria. Ma non basta perché, a seguire, deve trovare spazio quell’inutile trovata che si chiama preview del Tg2. A questo punto la linea torna all’Olimpico, deserto ma strapieno di emozioni e non resta che annunciare un risultato straoooordinaaariooo e passare alla registrazione dell’ascesa dello svedese, nitida, limpida, perfetta. Incredibile è di moda dire oggi. Credibile, invece, quando a meno di 21 anni, è stato raggiunto un magistero tecnico che non ha riscontri con gli interpreti, anche quelli più illustri, del passato.

Un buon impresario, oggi, prenderebbe contatti con la famiglia Duplantis per organizzare una gara in una piazza della città che, parole di Armand, ad ogni angolo ha un luogo per uno spettacolo esemplare. Un caldo consiglio: se questo progetto dovesse prender corpo, il palcoscenico è Piazza Navona che sotto l’abito barocco possiede nei suoi sedimenti lo stadio Domiziano, il più antico e capiente (30.000 spettatori) impianto per l’atletica dell’età classica. Visitabile entrando da via dell’Anima.

Fine della divagazione e obbligato ritorno a quanto è accaduto, con paralleli vecchi e nuovi: il prolungarsi della diretta di una Rai che fu quando Sara Simeoni e Rosemarie Ackermann diedero vita alla furibonda e gentile disfida di Praga e, tornando ai giorni nostri – per non essere accusato di troppo amore per nobili anticaglie – al superamento dei confini orari quando, nella Place d’Europe di Losanna, Duplantis superò 6.07 promuovendo Sam Kendricks a miglior perdente della storia con 6.02 in quello che oltre uno scontro Europa-America era anche un derby Louisiana-Mississippi. L’oscurità e la poca previdenza degli organizzatori ebbero la meglio. In ogni caso, Sky tenne duro.

Non c’entra niente o forse c’entra, non so: ieri, prima del Golden Gala, trasmesso su Rai-2, Raisport ha dato amplissimo spazio alla Freccia Vallone del 1982, vinta da Mario Beccia che, se non sbaglio, usava il parrucchino. Non è l’eccezione, è la regola e non sto parlando di quel vecchio toupet. (foto WA).