Fuorisacco / Antibo "cancellato"? Suvvia, chiedete scusa, ...

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Giovedì 10 Settembre 2020

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L'improponibile e ingeneroso confronto tra il "nuovo" Crippa e il "vecchio" Antibo, in due epoche tanto diverse. Ma l'occasione del record del giovane "Yemen" ha riprosto un tema d'attualità: lo sport, e ancor più l'atletica, vivono sempre più di emozioni del momento.  


Gianfranco Colasante

 

Confesso d'esserci rimasto male. "Trent'anni dopo, Antibo è cancellato", ha titolato il Corriere della Sera enfatizzando il record nazionale colto da "Yeman" Crippa nella serata di Ostrava e tolto all'ascetico fondista siciliano. Ma anche altre testate lo hanno imitato. Capisco la sintesi giornalistiche e l'esigenza della comunicazione mordi-e-fuggi, ma ... Povero Totò, non se lo meritava. Cancellato? Tanto più che è stato proprio lui il primo a congratularsi al telefono con il ragazzo trentino che alla prima chiamata non aveva neppure risposto perchè non conosceva il numero.

 

E, ancora, tanto più che oggi - ora che le medicine lo hanno portato a superare i 75 chili - Antibo sta per entrare in ospedale a Catanzaro dove lo opereranno con una nuova tecnica per ridurre a livelli tollerabili le 50/70 scariche mensili che gli procura l'epilessia. Il solo e subdolo avversario che veramente può dirsi lo abbia sconfitto.  


Mi rendo anche conto che spesso chi scrive non è tenuto a conoscere proprio tutto su cosa scrive, ma sarebbe d'obbligo (e facile) documentarsi. E' vero che quel primato di Totò - un ragazzo che dallo sport (e dall'atletica) ha ricevuto molto meno di quanto ha dato, tanto che per lui venne attivata la "Legge Onesti" varata sulla falsariga della "Legge Bacchelli" -, rimasto a libro per 30 anni e 52 giorni, aveva ai suoi tempi ben altri significati rispetto al pur eccellente limite siglato dal sorridente e giallo-crinito "Yeman". E questo, mi pare, almeno in parte è stato sottolineato.


Ma se è pur vero che ogni risultato è figlio della sua epoca, in atletica più che i record, i motivi per cui "si fa storia" e si resta nella memoria, sono le affermazioni nelle grandi manifestazioni, Olimpiadi su tutte. E qui Totò può stare tranquillo: sarà difficile che in futuro qualche altro fondista azzurro possa eguagliare i suoi titoli, pareggiare la sua carriera e il suo "palmares", come dicono i francesi, o come testimonia la permanenza decennale nei primissimi posti del ranking mondiale di T&FN. Il solo in grado di fare testo, ben oltre i discutibili algoritmi introdotti lo scorso anno dalla WA: nella sua distanza da parata, i 10.000, Totò ha figurato nella Top Ten mondiale per sette anni tra il 1984 e il 1992, con un primo posto (1990) e due secondi. Tutto il resto, mi pare, resta giornalismo mordi-e-fuggi.


Ciò premesso, appare difficile, se non proprio inutile, un confronto tra Totò – portato ai primi posti al mondo da Gaspare Polizzi che l’aveva scoperto – e “Yemen” che è allenato oggi da Pegoretti, entrambi esponenti di epoche lontane per motivi diversi. Si pensi alle scarpe che la IAAF ora regolamenta ed impone: Antibo fu quarto ai Giochi di Los Angeles ’84 tagliando il traguardo con i piedi piagati a causa delle calzature inadatte. Ancora: negli anni Novanta, avvio dell’era-Africa, il 27’16”50 di Totò – ottenuto nel 1989 mettendo in fila i migliori dell’epoca ai World Games di Helsinki – era il terzo “tempo” di sempre della storia. Il 27’10”76 di Crippa a fatica entra tra i primi 100 assoluti, collocandosi in penultima posizione. Certo, confronti improponibili, ma … suvvia, chiedete almeno scusa. Auguri, Totò. Tranquillo, nessuno ti cancellerà mai.