I sentieri di Cimbricus / Un mondo senza pulsioni. Il nostro

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Lunedì 8 Giugno 2020

 

arancia 


“Tanti mini Lutero popolano la nostra esistenza scegliendo sempre la sponda più conveniente, comunicando attivamente, influenzando, conducendo vite principesche”.

Giorgio Cimbrico

Lo stavano preparando da tempo e la pandemia è stata una benedizione, una manna. Un mondo complicato, freddo, ignorante, senza pulsioni, ipocrita, popolato di gente che impara, come un cane sapiente e rapidamente (è essenziale) funzioni, applicazioni, collegamenti, scambi di cretinerie. Perché chi comanda davvero, – il Dio del 36° piano come lo chiamarono Fruttero e Lucentini (meravigliosa copertina di Karel Thole) –, li vuole così, vuoti, ma anche livorosi, pronti a dare la caccia a una strega, a un Giordano Bruno, al pompiere di Fahrenheit 451 che in una pagina scopre un mondo che gli hanno sempre negato, proibito.

La censura, che un tempo era prerogativa della Chiesa e poi è stata praticata dagli stati (al rogo Ultimo tango, bandita a lungo dalla Francia la Battaglia di Algeri e dalla Gran Bretagna Arancia Meccanica), scorre come un rivolo sempre più largo, sempre più impetuoso. Per molti film “Si consiglia la presenza di un adulto” (chi?), le parolacce, anche le più innocenti, vengono appena mimetizzate dal bip, tutto deve essere all’insegna di un’asettica correttezza. Ci penserà la gente a rivestire di insulti grevi, di menzogne orribili, a praticare la pornografia dell’esistenza. Quanti like, quanti cuoricini, quante minacce rivolte a chi neanche conosci. Così, senza riflettere, per ridere, per dire: hai visto il mio post? Protagonista per un miliardesimo di secondo.

In Italia le scuole, chiuse da un centinaio di giorni, marciano verso quota duecento. Nel frattempo verranno bevuti milioni di aperitivi, calpestati centinaia di chilometri di arenili, i mari invasi diventeranno una palude stigia, le vacanze avranno la meglio. La morte non avrà dominio, scrisse un poeta gallese. Invece sì. E quando si respira ancora, quando si anela allo unz unz delle discoteche che – tranquilli – riapriranno, riapriranno, sennò il settore va in crisi, la filiera va farsi fottere e via così.

E’ così facile rifugiarsi nelle citazioni: la terra desolata, mercoledì delle ceneri. E’ meno facile oggi scovare un modo, un canone per un processo di liberazione. Meglio, è impossibile perché quelli che dovrebbero essere liberati per esser bagnati in un nuovo Giordano non solo non hanno alcuna intenzione, ma molto più semplicemente non conoscono altra dimensione che quella in cui sono stati ridotti: un mondo degradato, un clima infame, gli ideali cancellati da colpi di spugna o equiparati a regimi vergognosi. La gioia della piccola e grande bellezza, ignota.

Apollinaire disse “con questa non ho paura di niente” tastando la bottiglia di cognac che aveva infilato in tasca. Era sopravvissuto alla guerra, ferito alla testa, e se lo portò via la Spagnola. In questo periodo non ne ha parlato nessuno. Perché fece un gesto diseducativo o perché nessuno sa chi è Apollinaire? Era in platea con Proust, Picasso, Cocteau, Debussy, Ravel per la prima della Sagra della Primavera: finì tra ii fischi, le urla, la riprovazione, le accuse di oscenità. Anche rifugiandosi nel passato non c’è da stare allegri.

A parte qualche breve parentesi, la storia (e soprattutto chi l’ha tenuta a briglia stretta) non ha mai concesso spazio al desiderio di libertà. Prendete Lutero: rompe con Roma, infiamma la Germania ma quando i contadini si ribellano e vogliono la terra, si mette con i príncipi che massacrano i contadini. In scala enormemente ridotta tanti mini Lutero popolano la nostra esistenza scegliendo sempre la sponda più conveniente, trasformandosi in amici del popolo, comunicando attivamente, influenzando, conducendo vite principesche molto diverse da quelle dei loro tifosi e sostenitori che oggi si dice follower.