I sentieri di Cimbricus / Sempre piu' presto, sempre piu' tardi

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Mercoledì 3 Giugno 2020

 

giornali


La notte è piccola per noi: la ripartenza del campionato di calcio e il nuovo calendario faticosamente varato per l’estate spostano la conclusione degli incontri verso la mezzanotte. E i giornali?

Giorgio Cimbrico

Al giornale ero apprezzato non per esser versato in atletica, amante del rugby, appassionato di boxe, ma per la mia velocità di invio del “pezzo” sulla partita in notturna. Ai vecchi tempi dettavo il primo tempo, poco prima che finisse il match dettavo il secondo e finivo con il “cappello”. Non erano capolavori e la struttura era spesso bislacca, ma arrivavano in tempo per la prima edizione. Nella seconda, spogliatoi dettati a braccio. In redazione davano un’aggiustata. La vera svolta è avvenuta con la trasmissione via telefonino e poi via internet.


Non c’era tutta quella fretta spasmodica, non c’era più da mandar qualcosa in composizione dopo che i dimafonisti avevano fornito una prima versione cartacea. Era possibile curare di più il “prodotto”, non abbandonarsi all’improvvisazione.

In ogni caso, la rapidità del concepimento, dello sviluppo e della necessaria conclusione dell’elaborato rimaneva una decisiva somma di fattori anche perché nel frattempo il calcio d’inizio era stato portato dalle 20,30 alle 20,45 e correva voce che presto sarebbe stato fatto conto tondo: alle 21. Risultato: prevedibile triplice fischio alle 22,45, Senza Var, senza recuperi codificati ma solo “a occhio” o a discrezione dell’arbitro, le partite, minuto più minuto meno, erano racchiuse in una parentesi prevedibile. Ma, ugualmente, gli ammonimenti che venivano dal giornale assomigliavano agli ordini che zigzagano sui campi di battaglia: “Dai, dai in fretta. Avremmo già dovuto chiudere”.

I collegamenti, le connessioni come si dice, non erano sicure come quelle d’oggi e così poteva capitare che il pezzo rimanesse fermo come un levriero che, invece di scattare all’inseguimento della lepre di pezza, avesse deciso di darsi una piacevole grattatina. In quei momenti pensavo alla sincope o all’ictus come a comode e dignitose vie d’uscita per abbandonare la precarietà della mia esistenza.

Tutto questo mi è venuto in mente – pescare nei ricordi è sempre più piacevole – quando ho preso rapida e superficiale visione degli orari in vigore nel riesumato campionato di calcio che, con l’accesso alle spiagge e alle discoteche, riassume la maggior parte delle pulsioni e degli interessi italiani. Molte di queste partite (a porte chiuse, ma aspettiamoci che i padroni e signori inizieranno presto un’opera di pressione liberatoria) prenderanno il via alle 21,45. Assommando recuperi a interventi del Var è solidamente ipotizzabile che detti match si concludano tra le 23,40 e le 23,50.

Prima considerazione: il concetto di notturna è stato finalmente realizzato, con esiti spagnoli (fiii o tuit alle 23) che finiranno per transitare nella categoria dell’alto notturno e porre qualche perplessità agli statistici e ai compilatori di annuari: Valencia-Atletico deve andare a libro come giocata il 23 luglio, quando è iniziata, o il 24 luglio, quando si è conclusa?

Seconda considerazione: non so come reagiranno i giornali. Cambieranno gli orari, i tempi di produzione, i turni di lavoro? O si rassegneranno alla realtà che la carta stampata è avviata verso una non gloriosa fine?

Terza considerazione: che belli i tempi delle “bracciate”. Per un indimenticabile Bayern-Inter dettai fluviale e il mio capo, un caro amico scomparso, alla fine mi disse che pur stringendo un po’ le foto aveva dovuto tagliare tre quarti di colonna. “Ma intanto noi non scriviamo mica i Buddenbrook, no?”. Del manoscritto mutilato non resta traccia. Il cestino l’aveva inghiottito.