Duribanchi / L'orchestra suona, ma la nave beccheggia forte

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Mercoledì 13 Maggio 2020

 

italia 


“Un paese che da mesi funziona per decreti legge è un paese morto. La democrazia è un'altra cosa: non c'è emergenza sanitaria che tenga. Gli uomini soli al comando si montano la testa e perdono il contatto con la realtà.”

Andrea Bosco

La musica non è ancora finita. Ma troppi amici, uno alla volta se ne stanno andando: amici, colleghi, conoscenti. Ultimo della lista, Bob Krieger, con il quale avevi lavorato e che ti era caro. Apri il televisore, mentre al mattino ti siedi in cucina a fare colazione e un tg ti racconta che è morto Little Richard, icona del rock and roll . Che bistrato e impomatato suonava il pianoforte in piedi, scandalizzando l'America, prima di darsi alla religione. E allora ricordi quel brano, “Lucille”, che ballavi alle festicciole dei tuoi quindici anni. Rammenti la ragazza con i capelli rossi che facevi volteggiare, leggera come una piuma. Rammenti la sua gonna larga e lunga, come quella della “mamma” di Edoardo Bennato, blu intenso con le “greche” bianche.


Rammenti che sollevandola, mentre Piccolo Riccardo urlava “sono stato bene con te, baby, per favore non mi lasciare da solo”, ti faceva sognare. Rammenti il suo nome: Rebecca. La bellissima gemella del tuo compagno di banco, alle elementari. Capisci quanto tempo sia passato. E certe persone non ti abbiano mai completamente abbandonato.

La musica non è ancora finita ma non puoi far finta che i tavoli non siano inclinati. Non puoi fingere che la cristalleria e le posate non cadano a terra. L'orchestra suona ma la nave beccheggia forte.

Tra due mesi e mezzo “spillerò” il mio compleanno. Per la prima volta nella mia vita sto pensando di vendere quanto possiedo per trasferirmi altrove. Lontano dal mio paese. Che ho smisuratamente amato e che ormai detesto: per quanto si sia lasciato calpestare, corrompere, lordare, sfigurare. Magari (anzi certamente), anche per colpa mia. Quando lasci fare, quando pensi siano gli altri a dover fare, sei sicuramente colpevole.

Un paese nel quale un ministro della giustizia firma per mettere ai domiciliari i mafiosi è un paese nel quale, il ministro, dovrebbe dimettersi. Non lo facesse dovrebbe essere costretto. Qualsiasi possa essere stata la sua “responsabilità”. Non importa se lo abbia fatto in buona o mala fede. Quel provvedimento è talmente abnorme da rendere impossibile la sua permanenza nel suo dicastero. Poi magari si penserà anche i giudici di sorveglianza: a quello che hanno scritto e a come lo hanno scritto. Il materiale è abbondante. Ma prima si accompagni alla porta il ministro. Non accadrà: minaccia, il senatore di Scandicci. Ma can che abbaia, non morde. Al massimo guadagna (il can) un biscotto. Per evitare continui a far casino.

Un paese che da mesi funziona per decreti legge è un paese morto. La democrazia è un'altra cosa: non c'è emergenza sanitaria che tenga. Gli uomini soli al comando producono danni: si montano la testa e perdono il contatto con la realtà. Reputano che tutto gli sia consentito.

L’Opus Dei ha smentito che Giuseppe Conte sia (e mai sia stato) tra i suoi iscritti. Meglio così: dall'Opus Dei non si “scende”. Non credete a chi vi spiega che si tratta di una specie di Rotary. Dan Brown è fantasioso ma la Storia (esse maiuscola, per intenderci) non lo è. Consultare alla voce Marcinkus: categoria porporati. La Storia, ma anche la Cronaca: quella recente.

“La mancata fornitura di nove milioni di modelli chirurgici: non erano certificate, così le mascherine a 50 centesimi non sono mai arrivate” (Corriere della Sera). “Porta il caffè ai poliziotti e i vigili lo multano” (Il Giornale). “Fuori dal carcere boss, usurai, trafficanti di droga e sequestratori” (Il Giorno). “Rivolte, circolari, lettere: cosa c'è dietro il caso scarcerazioni” (La Repubblica). “Il pallone si è sgonfiato: e non è solo un male. (Il Venerdì di Repubblica). “Il lato buono della paura” (7 Corriere della Sera). “Tamponi e positivi: restano i nodi tra Figc e comitato” (Tuttosport). “Abbiamo liberato una islamica” (Libero).

Titoli di qualche giorno fa. Già: perché assieme alla regolarizzazione dei migranti schiavizzati nel settore agricolo (e che dopo la regolarizzazione a quel settore e ai quei caporalati potrebbero ancora essere destinati). Assieme alla telenovela-calcio (riprendo, non riprendo, rinchiudo 20 squadre per tre settimane in hotel, faccio migliaia di tamponi ai giocatori, chiedo la liberatoria ai medici per lavarmi la coscienza in caso di contagi, isolo gli eventuali contagiati o richiudo tutto), assieme ai nuovi progetti per il nuovo stadio di Milano (salvo mezza curva del Meazza, realizzo impiantistica sociale, spargo più verde, ma chiedo anche più cubature accessorie, facciamo pure “speculazione” edilizia) c'è anche il caso di Silvia Romano, la cooperante milanese, partita cristiana e dopo 18 mesi di sequestro, tornata convertita all'Islam.

Penso all'angoscia dei suoi genitori privi di notizie per così lungo tempo. Bisogna essere padri per capire di cosa parlo. Non è importante se la signorina Romano si sia convertita sua sponte o sia stata plagiata dai rapitori. Non è importante che adesso si faccia chiamare Aisha. Se si sia sposata o meno. Se sia incinta o solo ingrassata. Non è importante se al polso scendendo dall'aereo abbia esibito un Rolex: magari era una patacca. Neppure è importante sia tornata con volo di Stato, attesa a favore di telecamera e di teleobiettivi da Giuseppi e Giggino. La cosa importante è il colore della palandrana che indossava: quella verdolina che gli assassini islamici di Shabaab impongono alle proprie donne. La cosa irricevibile è le sia stato consentito di esibirla davanti al governo italiano. Facendo urlare di gioia ogni seguace integralista di Allah. La cosa vergognosa non sono i quattrini che il governo ha sborsato per farsi restituire una sua cittadina. Anche se la contemporanea circostanza di milioni di italiani ridotti, causa Covid-19, alla fame la rende urticante.

I cassaintegrati che da mesi la cassa integrazione non percepiscono vanno compresi nella loro incazzatura: 4 milioni di euro (se questa è stata la cifra del riscatto) avrebbero dato respiro a tante famiglie. Luigi Di Maio se l'è cavata con un: “non mi risulta sia stato pagato un riscatto”. Magari Conte ha evitato di dirglielo, come aveva fatto per l'avvenuta liberazione della Romano. Ma la cosa inquietante non sono i milioni pagati per il riscatto: per quei terroristi, tra l'altro, sono “spiccioli”. La cosa inquietante è che con quei quattrini sui mercati della ex Jugoslavia e del Pakistan puoi comprare (a 100 dollari l'uno) un arsenale di AK-47. Magari per andare a massacrare in Kenya (come è accaduto) innocenti studenti con l'unica colpa di essere cristiani. L'Italia ha sempre pagato le bande islamiche per riavere i suoi sequestrati.

Silvia Romano ha chiesto ai cronisti che bivaccano sotto alle sue finestre “rispetto”. Non si può che condividere la richiesta. A patto che Silvia Romano comprenda che quella veste (non una generica veste islamica ma “quella” veste) è stato un cazzotto nello stomaco per chi conosca le luttuose vicende del Kenya. Poi: un ringraziamento all'intelligence italiana che l'ha liberata sarebbe stato il minimo. Finora non c'è stato.

Ma se pensate che sui social tenga banco questa storia, (piuttosto che MES da accettare o rifiutare, PIL previsto in picchiata, aziende in difficoltà, crisi internazionali all'orizzonte), vi sbagliate. Persino il calcio ha perso appeal. Non la quaestio che infiamma il web: la misura delle “balconate” di Diletta Leotta e Wanda Nara. Un confronto senza esclusione di colpi: di tetta.

E' questa, l'Italia dell'assurdo, che neppure Luigi Pirandello avrebbe potuto immaginare. Mafia che fa grandi affari in tempo di Corona Virus. Truffatori di ogni specie che speculano sulle (introvabili) mascherine. Lunghe file alla Charitas così come al Banco dei pegni. Scapigliati esperti di virologia diventati star del piccolo schermo. E un ex concorrente del Grande Fratello diventato capo ufficio stampa del presidente del Consiglio. Non so perché mi stupisco: un premier come Giuseppi chi altro avrebbe potuto arruolare? Non certamente un professionista come Molinari. Anche perché Molinari è andato a dirigere La Repubblica al posto di Carlo Verdelli “silurato” dalla nuova proprietà restia a continuare in una deriva editoriale di “sinistra-sinistra”. Risultato? Carlo de Benedetti ha fondato un nuovo quotidiano in salsa gauchista. Si ignora se l'irato (con John Elkan) Eugenio Scalfari seguirà De Benedetti in una avventura che viene annunciata non priva di difficoltà. Ma benvenuto Domani: la nascita di un nuovo giornale (di questi tempi, soprattutto) è una sorta di miracolo.

Questo è il paese che “amavo”: (sono messo male se plagio il Cavaliere). Un paese in ginocchio, senza una idea. Ma con i suoi patetici “duellanti” costantemente impegnati a far scintillar le lame per questioni di lana caprina.

Dovessi dar retta al New York Times sarei più ottimista. Visto che il prestigioso quotidiano ha “promosso” l'Italia scrivendo che “tutti ci torneranno”. Sperèm, dicono a Milano: sarebbe una gran cosa per il nostro sofferente turismo. Negli Usa, alle prese con il crescente contagio, la disoccupazione, i morti e Donald Trump, probabilmente vedono l'Italia come un'oasi. Ma al secondo decreto (approvato senza alcuna discussione in parlamento) negli Usa avrebbero impallinato Donald peggio che l'orsetto del luna park.  

Sto pensando di andarmene. Fossi giovane, “esagererei”. Ma sono troppo vecchio anche solo per pensare di farlo. Non voglio alzarmi ogni mattina infilzato da notizie che compromettano la stabilità del mio fegato. Ho già altri acciacchi: non posso permettermelo. Se potrò (benché mia moglie sia ostile all'idea), andrò. Ma lei si chiama Isotta, che in tedesco significa “guerriera di ferro”. E' una donna che non si arrende: sarà dura convincerla. Ma il problema è diventato serio. Al momento ho, con l'Italia, il medesimo rapporto che Voltaire spiegava avere con Dio: “Ci salutiamo, ma non ci parliamo”.