I sentieri di Cimbricus / Dove vendono camicie di forza?

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Venerdì 17 Aprile 2020


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Lo sport ricco invoca una specificità che presenta come sociale, attribuendole un potere lenitivo, la forza del vaccino, un lenimento. Tutto, purchè lontano dalla realtà.


Giorgio Cimbrico

Come un immenso animale ferito, lo sport ricco si rifugia nella tana, lecca qualche piaga, si convince di essere abbastanza forte, forte a sufficienza per riprendere, per provare, per convincersi che tutto non può finire così. E spesso narra a se stesso il falso, parlando di recuperare il tempo e le occasioni perdute, il denaro liquefatto, respingendo l’idea dell’allarme che diventa emergenza, fantasticando su nuovi calendari, accoppiando l’anno ormai vecchio e infausto con quello nuovo che per forza dovrà essere migliore, meno effetto tenebra, invocando – il calcio, naturalmente – una specificità che loro amano presentare come sociale attribuendo un potere lenitivo, dandole la forza di un vaccino, di una seduta terapeutica di massa.

Tutti hanno degli interessi, non lo nascondono quando sono costretti alla resa: il Grand National rappresentava un giro da 500 milioni di sterline, Wimbledon significa per l’All England un bilancio consolidato da 330. Non hanno proposto date di ripiego sapendo di non poterle affrontare, rispettare. Il calcio no: ogni giorno i suoi piccoli strateghi, sempre più simili ai generali dell’Okw travolti dall’Armata Rossa e spaventati dalle sfuriate di Hitler, elaborano nuovi piani spostando reggimenti che dovrebbero scendere in campo tre volte la settimana, feriali compresi. Temono cause dei promuovendi, ammettono, ma in realtà sono spaventati dalla tempesta che borbotta all’orizzonte. Se chi ha pagato, oggi chiedesse conto del dato e del ricevuto, cosa accadrebbe?

Per dar l’idea della solidità di questo mondo di cartapesta per la quale è stata usata la cartamoneta, sono bastati meno di due mesi per metterlo in ginocchio, rendere palese che la guida è affidata a chi ha trasformato lo sport in uno strumento di potere, in un deposito bancario, in un contenitore per la pubblicità.

E ora, in pieno deserto, in questo totale silenzio, accumulano campionati possibili, tornei probabili, gran premi incerti, come una collezione primavera-estate da vendere in autunno-inverno, creano scorte che non verranno smaltite, provano a non pensare che il quinto cavaliere potrebbe lasciar spazio a un sesto. Come diceva Woody Allen dopo la vittoriosa rivoluzione di Bananas e il primo editto del nuovo presidente: “Il potere gli ha dato alla testa. Dove vendono camicie di forza?”

Qualcuno ha capito e ha sentito la responsabilità di chiudere e di attendere, che è esattamente quel che ci è stato chiesto e poi ordinato di fare, imponendoci il confino e, purtroppo, anche i loro slogan: “la luce in fondo al tunnel”, “non abbassare la guardia”. “ andrà tutto bene”. Altri fremono, non hanno capito, hanno deciso di non capire. Sembrano il dignitario che davanti al telescopio di Galileo, continuava a dire: “mi no vedo gnente”. Oppure vedono benissimo e hanno paura e questa paura ha il titolo di un libro di Isaac Asimov: Il Crollo della Galassia Centrale. La loro Galassia. Lo sport, tranquilli non muore..