I sentieri di Cimbricus / Nuotando e barando che male ti fo?

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Domenica 1° Marzo 2020

 

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Gli otto anni di bando tolti (giustamente) a Filippo Magnini, vanno (giustamente) al divo Sun Yang, “alto, bello, arrogante”. In Cina non si perisce solo di Coronavirus. Ma è proprio sempre così?

Giorgio Cimbrico

Scuserete se per la seconda volta, nel giro di poco più di un anno, ricorro alle poetiche parole del Grande Timoniere: “attraversando il fiume lungo mille miglia / lo sguardo spazia nell’ampio cielo di Chu / non bado al vento che soffia / e ai colpi dell’onda” (“Nuotare”, Mao Zde Dong, 1958) e mi domando cosa penserebbe il Segretario del bando appena fulminato addosso a Sun Yang, alto, bello, arrogante, padrone di una villa, divo, dotato di guardie del corpo.

È stato proprio uno di questi pretoriani a distruggere il campione di sangue che ha aperto la vicenda, superficialmente – e colpevolmente – trattata dalla federazione internazionale di nuoto, severamente e giustamente portata avanti dalla WADA, risolta dal TAS con una sentenza, otto anni, che chiude la carriera del cinese, tre volte campione olimpico e con una consistente collezione di titoli mondiali.

Sun ha provocato parole e reazioni: ai Mondiali di Guangjiu l’australiano Mark Horton si è rifiutato di salire sul podio, il britannico Duncan Scott (foto olympicchannel.com) non gli ha stretto la mano (“sei un perdente”, gli ha sibilato Sun: quelli simpatici sono diversi), il bel francese Camille Lacourt ha detto che Sun faceva la pipì viola, Adam Peaty, l’Uomo Rana, ha aggiunto che è difficile pensare all’innocenza quando uno fa prendere a martellate una provetta. Gregorio Paltrinieri hanno scelto la linea del silenzio, Gabriele Detti si è civilmente rammaricato di quanto gli è stato tolto. Golpe e lione, diceva Machiavelli. Gli italiani sono più volpini che felini, non è una novità.

Sun è una delle prede più grosse finite nella rete. Per uno scorretto e sospetto comportamento e non per positività, va detto. Su Ben Johnson (“aveva gli occhi gialli e ho capito”, testimonianza di Carl Lewis nel suo libro di memorie) nessun dubbio: positività piena, per steroidi. Cacciato dall’Eden, se l’etichetta ha un senso, degno dell’albero di Giuda.

C’è anche gente che se l’è cavata, un po’ perché i controlli erano quelli che erano, il concetto di reperibilità non esisteva, il passaporto biologico nemmeno e c’erano tipi e tipe che giravano il mondo con pipì pulita al seguito, come le DDR Katrin Krabbe, Grit Breuer e Manuela Derr. Le modalità usate assomigliavano a visite ginecologiche e non è il caso di proseguire nei dettagli. Anche i maschi, in questo senso, hanno dato il loro contributo utilizzando peni finti dotati di serbatoio.

Uno dei casi più controversi e su cui la IAAF ha accuratamente evitato di fare chiarezza riguarda il record del mondo di peso, ormai non lontano dal tagliare il traguardo dei trent’anni: la ricorrenza cadrà il 20 maggio. I fatti: quel giorno, a Westwood, Los Angeles, al secondo lancio Barner, virginiano ma non virginale, spara le 16 libbre a 23.12, diventa il secondo della storia oltre quel muro e aggiunge sei centimetri al record di Ulf Timmermann che aveva battuto l’americano a Seul. Settantotto giorni dopo, è il 7 agosto, Barnes gareggia a Malmö: test positivo agli steroidi. Viene condannato a 27 mesi e nessuno si azzarda a considerare un banale concetto di retroattività.

Randy sconta, salta i Giochi di Barcellona, rientra, vince l’Olimpiade di Atlanta (quella del quarto posto di Paolo Dal Soglio, a lungo in testa e sul podio e finito a un centimetro dal bronzo, andato al minaccioso ucraino Aleksandr Bagach, successivamente squalificato a vita) e due anni dopo, il 25 marzo 1998, viene beccato per androstenedione e escluso per sempre dalle competizioni.

Barnes si giustificò dicendo di ignorare che la sostanza era stata inclusa tra quelle proibite. Mark McGuire, l’uomo dei 70 fuori campo in una stagione, l’assumeva regolarmente e nessuno gli torse un capello.