Fuorisacco / Chissa' cosa ne avrebbe detto de Coubertin?

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Martedì 21 Gennaio 2020

 

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Anno record per i cimeli sportivi il 2019. Nel giro di pochi mesi si è passati dai 5 milioni di dollari pagati per una divisa di Babe Ruth ai quasi 9 milioni per il manoscritto “olimpico” di Pierre de Coubertin. Con qualche domanda per il CIO.


Gianfranco Colasante


Non ha fatto molto rumore, ma l’avrebbe meritato. Sto parlando dell’asta tenutasi a New York, presso Sotheby’s, lo scorso 18 dicembre. In quell’occasione è stato battuto il manoscritto originale del discorso tenuto a Parigi il 25 novembre 1892 da Pierre de Coubertin davanti ai soci dell’Unione des Societes Françaises de Sports Athletiques. Proprio quello nel quale il non ancora trentenne barone proponeva la rinascita degli antichi Giochi Olimpici: il primo passo per la formazione del Comitato Olimpico Internazionale costituitosi nel giugno del 1894.


Gli esperti di Sotheby’s ritenevano che il documento – 14 pagine autografe di de Coubertin – potesse passare di mano per una cifra tra i 700.mila e il milione di dollari. Le cose sono andate diversamente. Nel giro di soli 12 minuti, i serrati rilanci tra due aspiranti (rimasti ovviamente sconosciuti: per loro conto operavano dei professionisti) hanno portato l’offerta di acquisto finale all’incredibile cifra di 8.806.500 dollari.

Su tratta del prezzo più alto pagato al mondo per un cimelio sportivo. I più attenti ricordano che il precedente erano i 5,4 milioni di dollari sborsati proprio all’inizio del 2019 per una delle divise del leggendario Babe Ruth, mito del baseball e icona dei New York Yankees. Ma se pure l'identità di chi si è aggiudicato il documento non è stata rivelata, ci si chiede chi lo abbia messo in vendita e soprattutto perché il CIO sia rimasto estraneo a questa competizione. In fondo si tratta della sua "prima pietra".

Più o meno negli stessi giorni – l’8 dicembre 2019, come ha reso noto la stampa americana – è stata messa in vendita in un’asta on-line una delle quattro medaglie vinte da Jesse Owens a Berlino ’36 (ma c'è da chiedersi: quante ne sono state vendute di medaglie olimpiche a nome Owens?). Questa volta se l’è aggiudicato un collezionista, ovviamente rimasto ignoto, che l’ha spuntata offrendo la bella somma di 615.mila dollari.

A quanto si è saputo, il nuovo cimelio – non si sa assegnato per quale gara, dal momento che le medaglie olimpiche non riportano incisioni – sarebbe stato messo sul mercato dagli eredi del sollevatore di pesi John Terpak, in gara a Berlino e a Londra '48 e scomparso nel 1993 poco più che ottantenne, che l'aveva avuta direttamente da Owens a ricompensa dell'aiuto prestatogli negli anni Cinquanta per una serie di conferenze a pagamento.