Piste&Pedane / Tra Master e Tapascioni spunta il sol dell'avvenire

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Lunedì 20 Gennaio 2020

 

running 


Categorie vellicate nei programmi dei candidati alla presidenza federale. E non in forma occasionale. Tanto da ingenerare il sospetto che si tratti di un atteggiamento nato per compiacere la componente “sociale/salutistica” dell'agenzia governativa “Sport e Salute”. Guarda caso, quella che distribuisce i soldi pubblici.

Daniele Perboni

Caro direttore, ho atteso alcuni giorni prima di mettere nero su bianco le righe sottostanti. Beninteso se avrai, o avranno i lettori, la compiacenza di seguirmi sino in fondo. In effetti, nello stendere questo scritto mi sono trovato in difficoltà. Ben conscio di poter scatenare una piccola bufera ho voluto prendermi una pausa e valutare sino in fondo se valeva o meno la pena procurarmi una simile “rogna”. Tutto è partito dal “saggio” recentemente pubblicato su questo giornale a firma Luciano Barra. Più precisamente nel passaggio dedicato ai Master.

Lo stesso Luciano, nell’articolo titolato “Vengono prima i programmi o prima gli uomini”, sottolineava la sua sorpresa nell’apprendere che un documento – a firma di due candidati alla presidenza – approfondiva l’argomento Master.


E qui, caro direttore, è partita un’imprecazione piuttosto pesante all’indirizzo della succitata categoria e dei due “signori” che hanno redatto quel materiale che, a mio avviso, dovrebbe finire dritto nel cesso! Già perché, con tutte le persone dell’ambiente con cui ho avuto a che fare non ho mai nascosto la mia “avversione” (definizione enormemente edulcorata) verso i Master e più ancora verso gli Amatori. Categorie che non hanno mai dato nulla, e mai dispenseranno, al movimento atletico nazionale.


Il fenomeno Master/Amatori, per quanto mi riguarda, non è altro che una sanguisuga, un vampiro che si nutre della linfa vitale di tutto l’atletismo senza apportare significativi momenti di partecipazione e di sviluppi futuri. La Federazione si è mossa cercando di tamponare l’enorme falla provocata da tutto quel rimescolare di persone che negli anni hanno letteralmente intasato programmi, manifestazioni e risorse. Come? Istituendo la famosa Run Card. Basta pagare una determinata somma ed ecco che, miracolosamente, puoi partecipare a manifestazioni di ogni genere e grado. Così facendo ha, purtroppo, tagliato le gambe a moltissime piccole società.

Master e Amatori ora pagano direttamente alla FIDAL nazionale la Run Card e così facendo hanno il via libera per moltissime manifestazioni. Chiaro che quelle risorse, non giungendo più nelle casse dei sodalizi, li hanno messi finanziariamente in crisi. Gli unici che “guadagnano” da tutto quel gran proliferare di manifestazioni sono gli organizzatori. Assatanati corridori, che hanno scoperto lo sport dopo i 50 anni, sono disposti a sborsare fior di quattrini pur di calzare scarpe tecnologicamente avanzate, infilare mutande e maglie in tessuto tecnico pur di avventurarsi come forsennati verso orizzonti sconosciuti.

Avete mai assistito a manifestazioni, anche di carattere internazionale (vedi il recente Campaccio, tanto per non far nomi…), precedute da gare dedicate ai Master? La scena che si presenta è immutata nel tempo: masse di runner che si dannano l’anima (e qui non nego l’innegabile positività del movimento a livello salutistico, ci mancherebbe! Io stesso, tre o quattro volte a settimana mi travesto da tapascione e trasporto faticosamente i miei chili di troppo su strade di campagna) accalcandosi sin dalle prime ore della mattina pur di mettere in mostra le loro naturali doti di veterani campioni. Una volta al traguardo svaniscono nel nulla, abbandonando la scena faticosamente allestita dagli organizzatori per ricomparire poi al momento delle premiazioni. Non tutti naturalmente.

Risultato? Ore perse nel cercare i premiandi, ritardi sui programmi gara, nessuno di questi “protagonisti” che si fermi per assistere alle prove dei giovani o dei vari “campioni” faticosamente ingaggiati. Insomma corrono, saltano, lanciano per loro stessi. Non conoscono nessun atleta “agonista”, non leggono, non partecipano al movimento atletico, non hanno, per evidenti limiti di età, un futuro sportivo, non faranno mai parte di un eventuale pubblico (anche gratuito) di qualsivoglia manifestazione atletica. Il nulla! Ergo, perché mai si dovrebbero impegnare risorse umane e soprattutto finanziarie per costoro?

Personalmente ho una soluzione da suggerire: che se ne vadano per conto loro e fondino una federazione a parte. Ma non lo faranno mai. Per una simile impresa occorrono impegno e denari. I secondi forse si potrebbero anche trovare, ma chi si farà carico dell’onere? Meglio, molto meglio, portare a casa il classico salame, la maglietta con il logo della manifestazione, la medaglia per il più vecchio, più giovane più, … e arrivederci alla prossima!