Duribanchi / Hugo Pratt, uno veramente speciale

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Lunedì 25 Novembre 2019

 

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Nel mondo magico della GIL (Gioia Interna Lorda) si sperimenta la Scuola che verrà, fatta mettendo assieme un po' di buon senso e quello che si trova su Internet. È il progresso, bellezza. E non puoi farci niente.

Andrea Bosco

Dovrei parlare di sport. Io: perché il marinaio non ha più nave, non ha più rotta, non ha più sogni. Il pessimismo della vecchiaia? Facciamo così: cito titoli, sommari, passaggi di articoli, tratti dal Corriere della Sera e da Il Giornale, (domenica, 24 novembre, anno del Signore 2019), quotidiani politicamente antitetici. Le conclusioni traetele da soli.
“Sono incinta e ti amo: lui la uccide”.
“Vi dico perché i terrapiattisti negano il reale”.

“Agli Esteri stanno spendendo molto di più di quando c'era Angelino Alfano”.

Questa abbisogna di spiegazione. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ingaggiato 8 consulenti di “sostegno” spendendo più di Alfano e ben “tre volte di più” del suo predecessore Enzo Moavero Milanesi.  

“Reddito di cittadinanza: ecco i furbetti. C'è chi lavora in nero al mercato, chi contrabbanda sigarette, chi spaccia stupefacenti e chi vive in una villa con piscina: le storie dei primi 300 truffatori”.

“Se diventate sardine a scuola sarà l'Inferno. Un caso, il prof filo Lega”.

Presidente uscente della Consulta che sulle polemiche relative ai permessi e ergastolo ostativo afferma: “E' sancito dall'articolo 27 della Costituzione, nato dalla penna di chi aveva conosciuto il carcere ai tempi del fascismo. I Costituenti dissero: mai più un carcere così”.

Qui mi permetto un interrogativo: avranno pensato i Costituenti (antifascisti che avevano sofferto il carcere) anche ai mafiosi assassini mai pentitisi?

Canada e Usa: “Tasse alte, depositi pieni (e contrabbando florido): il flop dell'erba legale”. Concedetemela: elogio del pakistano.

“Conte si fa l'idromassaggio con i soldi di Palazzo Chigi: appartamento ufficiale ristrutturato con bagno (23.000 euro la spesa) nuovo di zecca e doccia con 8 getti”.

“Opera choc in mostra a Napoli: Salvini con la pistola fa fuori due migranti”. Un interrogativo ce l'avrei. Ma anche una crasi risulterebbe offensiva.

A dire il vero qualche bella notizia a cercarla la trovi. Merano: “In autobus senza autista: velocità massima 45 km all'ora”. E a Merano (di solito) non prendono fuoco (gli autobus).

Non so se “Il metodo Dada” di cui riferisce il settimanale 7 del Corriere della Sera sia una buona notizia. Forse lo è. In un istituto di Modena ogni prof ha un'area di diverso colore. I ragazzi (un tablet per ciascuno), si spostano da una all'altra. Risultato, cresce la GIL: Gioia Interna Lorda. Non è un errore di battitura: proprio “lorda”.

La scuola (secondaria di primo grado) si chiama “Mattarella”. I ragazzini non hanno banchi ma comode poltrone. Innovativa? Come minimo. Ma prima o dopo anche quelli cresciuti con la GIL un esame di maturità dovranno affrontarlo. E anche se oggi il ministro deputato alla scuola toglie – per la maturità – le buste del sorteggio all'orale, “una basta: tre creavano ansia”, quell'esame non terrà – presumibilmente – conto della “Didattica per Ambienti di Apprendimento, sperimentazione improvvisata, fatta mettendo insieme un po' di buon senso e quello che si trovava su Internet o appreso dai colleghi”: parola di una prof del “Mattarella”.

Mi crea ansia mettere assieme il “buon senso con Internet”: sembra un ossimoro.

E una considerazione mi viene: ma noi eravamo supereroi?

Lo chiedo perché “noi”, alla Maturità, abbiamo portato l'esame scritto di italiano, quello di latino e quello di greco. E poi all'orale italiano, latino, greco, storia, filosofia, matematica, fisica, chimica, storia dell'arte. Dove studiavo io c'era anche Religione, ma non era materia d'esame.

Prof, si tenga forte: noi portavamo gli ultimi tre anni di “tutto”. Il mese prima degli esami fu un mese di notti insonni. Non avevamo la GIL: studiare a volte era un piacere, più frequentemente una sofferenza. Ma siamo sopravvissuti. Abbiamo preso un diploma, poi una laurea, abbiamo imparato un mestiere iniziando dalla gavetta, siamo arrivati alla pensione. Bravi e meno bravi.

La vita non è una passeggiata. E sbucciarsi le ginocchia fa bene: fortifica. Cara prof: tutti vorremmo la “Città Ideale”. Ma non è mai andata (e non va) così. Il Bene per affermarsi abbisogna del Male. La Felicità della Sofferenza.

Prof: perdoni il mio pessimismo che non vuole sminuire il suo lavoro e quello dei suoi colleghi. Quando ero studente sognavo una Agorà come nell'antica Grecia. Ma la realtà era un prof di matematica che entrava in aula chiedendo: “Bosco, vuole tre o quattro?”. Io protestavo e allora lui scriveva sulla lavagna una equazione di due righe e mezza e incalzava: “E' risolvibile?”. E io non avevo idea se la maledetta equazione fosse o meno risolvibile. La trigonometria era un incubo. E vuole saperlo? Mi sono messo alla prova (con l'esperienza che ho oggi) come consiglia (nello stesso numero di 7) in un bel articolo Marco Malvaldi. Risultato (quasi) fallimentare.   Anche “conoscendo il linguaggio” non tutto “è comprensibile”. E io dico: per fortuna.

Chissà se nella sua scuola, prof, si insegna anche lo sport. E' una buona base. Ma poi niente è sostitutivo dell'esperienza, dell'allenamento, del rigore, delle botte (negli sport di squadra) date e subite. Di lavorare con un allenatore esigente, di esibirti davanti ad un pubblico ostile, di giocare con un compagno egoista, di affrontare un avversario più forte di te. Di capire che sarai magari un buon atleta, ma che non diventerai mai un campione. Perché i campioni, (come gli Einstein) sono l'eccezione, non la norma.

Cara prof, comunque non insegni mai nella sua scuola il Var: è uno strumento tecnologico che avrebbe dovuto portare pace e serenità e che invece è fonte continua di polemiche, discussioni e conflitti. Leonardo da Vinci lo aveva profetizzato per il gioco del pallone: si diffonderà e sarà un vero “casino”.

Se vuole parli di Sinner che ha una bella faccia e un gran talento. E benché gli stiano fracassando gli zebedei definendolo il “nuovo Panatta” è la vera speranza del tennis italiano. Perché sembra avere una testa diversa da quella di Fognini e la sua qualità appare naturale e non costruita (con sacrificio e caparbietà) come quella di Berrettini.

Se vuole parli anche di calcio ma cerchi di farlo in modo leggero. Perché quello del calcio è un pianeta dove nessuno ma proprio nessuno ha il senso della misura. E dove un allenatore (di grido) arriva ad illustrare seriosamente la sua idea di kamasutra, discettando su “posizioni e frequenze”. Il conte Mascetti di “Amici miei” avrebbe semplicemente detto: “Si tromba a codesto modo”.

Sorry, prof. Se vuole parlare di calcio parli di quello femminile che è un bel manifesto rispetto a quello maschile. Ho visto in un Roma-Juventus una giocatrice che farebbe comodo anche a qualche squadra di maschi. Si chiama Martina Rosucci ed è una fantastica mezz'ala di lotta e di governo.

Prof, potrebbe parlare di basket. Femminile e maschile. La Reyer ha battuto Trento che non è più quella della finale scudetto. E a farla bella ci ha pensato anche “lazzaro” Udanoh. A conferma che i giornalisti dovrebbero trattenere la tastiera senza mai impalcarsi a tecnici. Raramente ci prendono.

Ha vinto anche Milano su Sassari, con qualche sofferenza e con le triple decisive di Nedovic (sbeffeggiando il Poz) e di Micov, dopo aver perso per la prima volta in casa contro il folletto dei turchi, Larkin. Continua a vincere la Fortitudo, continua a sorprendere Treviso. Il Palazzo è andato in missione negli USA al College Basket dove gli “italiani” stanno facendo abbastanza bene. Dice che a Sacchetti offriranno la più bella gioventù e magari anche qualche “paisà” NBA che potrebbe essere attratto dalla maglia azzurra. Almeno quella del basket è rimasta tale. E non assurdamente verde come quella dei calciatori. Neppure D'Annunzio sarebbe arrivato a chiamarli “i verdi”.

Infine Prof, una preghiera: sensibilizzi i suoi ragazzi su Venezia. L'acqua alta è ancora lì, sopra il metro, da settimane. In compenso l'indignazione per lo scempio fatto in Laguna è finita in decima pagina. Il presidente degli albergatori veneziani ha chiesto, via Sky, ai turisti di “venire a Venezia. Perché Venezia ha bisogno, per vivere, del turismo”. E' la verità, ma anche la grande jattura di Venezia. Perché una città che per campare ha bisogno esclusivamente dei turisti non è una vera città: è Disneynald. E' questo il grande problema (grande almeno quanto l'acqua alta che ormai infierisce con misure preoccupanti) di Venezia: non avere alternative al turismo.

Diciamo le cose come stanno: per precipua colpa dei veneziani. Di quelli che sono rimasti e di quelli che se ne sono andati.

“Traditori” mi disse nel cortile dell'edificio che ospitava una delle prime edizioni del Lucca Comics Festival, l'amico Hugo Pratt prendendo a calci i sassetti. Parlava anche di se stesso, stabile ormai in Svizzera (per colpa delle tasse). E parlava anche di me, trasferito a Milano. Lavoravo allora al Giornale. Parlammo fino alle due del mattino. Di tante cose. Tornato a Milano, andai da Montanelli e gli dissi: “Posso scrivere un buon pezzo. Ma direttore, mi devi permettere di farlo in parte in veneziano. E' l'unico modo per rendere il ‘sapore’ di quello che mi ha raccontato Hugo”.

Il Vecchio che “vedeva lungo” acconsentì: “Ma vedi di non esagerare” mi disse. Finì in terza pagina. E' una delle interviste cui sono più legato. Hugo si faceva spedire la posta all'Hotel Danieli dove, quando arrivava in laguna, soggiornava. Possedeva una casa a Malamocco al Lido ma non ci andava quasi mai. Mi disse: “Sai, in Argentina (dove aveva vissuto e lavorato) malos mochos significa muco maleodorante. La gente non si capacitava che io potessi abitare in un posto tanto ... fetente”.

Sono molto legato a quell'intervista, prof. Perché parla di Venezia. Ma soprattutto perché racconta di Hugo Pratt, l'inarrivabile Corto Maltese. Mi creda, uno speciale.