Piste&Pedane / Le staffette azzurre reggono il passo

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Sabato 5 Ottobre 2019

 

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Capolavoro di Davide Re che, colto il testimone in sesta posizione, ha saputo scatenarsi in dirittura agguantando il terzo posto in batteria: risultato che vale la finale e il biglietto per Tokyo.

Carlo Santi

DOHA (IX G.) – Il lampo americano della staffetta 4x100 metri ha illuminato la penultima giornata del Mondiale. Christian Coleman, Justin Gatlin, Michael Rodgers e Noah Lyles hanno ripreso il filo conduttore della grande velocità a stelle e strisce. In 37”10 hanno regolato una super Gran Bretagna (Gemili, Hughes, Kilt e Mitchell-Blake) che con 37”30 ha migliorato il già suo il primato europeo, il 37”47 ottenuto nella precedente edizione mondiale di Londra. Terzo il Giappone con 37”43, primato asiatico.

L’oro è della Giamaica nella staffetta delle ragazze con 41”44 finita davanti alle britanniche (41”85) e alle americane (42”10) con la squadra azzurra al settimo posto con 42”98, otto centesimi in più rispetto alla batteria (ma ancora sotto i 43”). A correre sono state Johanelis Herrera Abreu, Gloria Hooper, Anna Bongiorni e Irene Siragusa. Il risultato è importante perché porta il quartetto alle Olimpiadi.

Cadono le campionesse olimpiche McNeal e Reese, Sifan Hassan ha vinto i 1500 metri con una curiosa quanto inusuale doppietta dopo il successo dei 10 mila mentre la finale del peso maschile è stata un’attrazione.

Luminosa Bogliolo è in semifinale nei 100 metri ostacoli e la staffetta del miglio maschile ha conquistato la finale anche se fino all’ultimo ha tremato per un reclamo dell’Australia per via di un contatto nei cambi con la nostra squadra.

Palle di ferro volanti. – Che gara, il lancio del peso. I giganti della pedana si sono sfidati sul filo del centimetro e alla fine l’ha spuntata Joe Kovacs che dopo due argenti di fila, Olimpiadi e Mondiali, è salito al vertice. In questa gara non troppo seguita ma che da un paio di stagioni offre tanta effervescenza, lo statunitense l’ha spuntata con un lancio a 22,91, il terzo di sempre al mondo alla pari con quello che fu record del mendo nel 1987 grazie ad Alessandro Andrei. Dietro c’è stata bagarre: il campione olimpico Ryan Crouser si è dovuto accontentare del secondo posto con 22,90, quarto lancio di sempre al mondo, alla pari - ma terzo perché non ha una seconda misura visto che dopo l’inziale 22,90 ha collezionato cinque nulli - il neozelandese Tomas Walsh.

La pedana del salto triplo ha vinto la conferma mondiale della venezuelana Yulimar Rojas, unica delle finaliste ad atterrare nella sabbia oltre i 15 metri (15.37). Si è fermata prima la giamaicana Shanieka Rickett (14.92) con la colombiana fino all’anno scorso volante Caterina Ibarguen: campionessa olimpica a Rio ha saltato 14.73, ma era reduce di un’operazione al piede.

Corse e doppiette. – Sifan Hassan è una macchina. Corre forte, l’allieva (dei e delle tante) dello squalificato coach statunitense Alberto Salazar, che dopo l’oro nei 10.000 metri ha conquistato anche quello dei 1500 con un tempo, 3’51”95, di straordinaria qualità, a poco meno di 2” dal primato del mondo. Accoppiata tanto bella e veloce da sembrare irreale e gettare altre ombre sui metodi del coach appena squalificato per quattro anni. La credibilità svanisce quando si assiste a prestazioni come questa anche se, è giusto dirlo, senza prove di illecito non si va da nessuna parte. Chissà però se il tempo chiarirà tutto questo, se un giorno dovremo ricrederci su certi risultati. Le provette dell’antidoping vengono conservate per otto anni e magari con nuovi metodi si potranno scoprire altri inganni.

Ma oggi è l’olandese volante la regina. Quando la britannica Muir ha cercato di attaccarla all’inizio dell’ultimo giro, lei ha accelerato facendo presto il vuoto dietro di sé. Alle sue spalle si sono accomodate la kaniana Faith Kipyegon (3’54”22) e l’etiope Gudaf Tsegay (3’54”38) mentre Laura Muir è stata solo quinta (3’55”76).

Konstanze Klosterhalfen ha 22 anni, è tedesca e si allena (allenava, dobbiamo dire adesso) anche lei a Portland con Salazar. La filiforme ragazzina ha corso i 5000 metri con autorità cercando di sorprendere l’esperta keniana Hellen Obiri che della gara era la campionessa in carica. Konstanze, corsa elegante e regale, è rimasta quasi sempre all’esterno e quando a 400 metri dall’epilogo ha cercato l’attacco, non ha trovato la potenza per aver ragione della keniana (14’26”72) e poi anche Margaret Chelimo Kipkemboi l’ha scavalcata (14’27”49) e lei ha quasi dovuto difendere il bronzo (14’28”43).

Staffetta reale. – Capolavoro di Re nella batteria della 4x400 metri. Il cuore di Davide ha portato la squadra in finale tuffandosi sul traguardo dopo un fantastico rettilineo finale che lo ha portato dal sesto al terzo posto (3'01"60) alle spalle della Colombia (3’01”06 per entrambe), con il quartetto degli Stati Uniti in prima posizione, unica formazione sotto i 3’ con 2’59”88. Quando sembrava che tutto fosse perduto, con Vladimir Aceti che era settimo (in prima frazione ha corso Edoardo Scotti), la prima riscossa l’ha suonata Matteo Galvan che, senza perdersi d’animo, si è riavvicinato alla testa della gara consegnando il testimone a Re per sesto. Grande merito per l’ex primatista nazionale. Davide ha letto in modo perfetto la corsa: è rimasto dietro, ha aspettato per l’attacco decisivo. Ha caricando la baionetta sul rettilineo conclusivo per colpire di avversari facendo centro. Per l’Italia questa è la terza finale mondiale dopo il quinto posto nel 1983 a Helsinki e il settimo nel 1997 ad Atene.

Centro che, invece, non è riuscito alle ragazze, estromesse dalla finale per 17 centesimi con il quinto posto nella seconda batteria (3’27”57). Maria Benedicta Chibgolu, Ayomide Folorunso, Giancarla Trevisan e Raphaela Lukudo hanno sbagliato un paio di cambi (terzo e quarto) e hanno perso tempo prezioso. Sostenendo di essere state danneggiate dalle avversarie, c’è stata una protesta dell’Italia per far ammettere la squadra in finale. Peccato, perché le ragazze si sono perse per strada da sole.

Gli ostacoli sono di Luminosa. – Luminosa Bogliolo non si è lasciata emozionare dall’esordio mondiale. L’ostacolista genovese dei 100 si è presa la soddisfazione di vincere la sua batteria con 12”80, a soli 4 centesimi dal primato italiano e a uno dal suo personale e, in carriera, la nona volta che corre sotto i 12”90. Mentre lei vinceva con un buon finale che le ha permesso di superare la giamaicana Thompson (12”85) negli ultimi tre metri mentre, la campionessa olimpica di Rio piangeva disperata. Brianna McNeal è stata squalificata per essersi mossa prima (-0”036). Ha protestato, ma i giudici sono stati irremovibili.

«Non vedevo l’ora di correre e di provare questi blocchi – le prime parole di Luminosa – Che bella batteria! Penso di aver corso bene. Volevo essere vicino all’americana (la McNeal, ndr) ma poi lei non c’è stata».

La Bogliolo, che in quest’anno di grande crescita ha vinto in Coppa Europa a Bydgoszcz e poi le Universiadi a Napoli, è in semifinale. Obiettivo, l’ultimo turno. «Se dovessi andarci, impazzirei e pe un po’ non torno in Italia. So bene, però, che 12”80 par andare avanti non sarà sufficiente – ha ammesso la bella ostacolista ligure che studia veterinaria – Dovrò correre più forte e farò il possibile». Vorrebbe godersi la stagione ma per farlo Luminosa rinvia tutto al ritorno. «Devo rimanere concentrata. Anzi, mi auguro di festeggiare di più dopo, ... Per me il Mondiale è un’esperienza tutta nuova: ci sono arrivata più preparata grazie agli Europei dello scorso anno a Berlino».

Nel primo turno il miglior tempo è della nigeriana Tobi Amusan che ha migliorato con 12”48 il primato personale di un centesimo e autrice di una bella stagione tranne la finale della Diamond League a Bruxelles dove è stata squalificata.

Un lungo... troppo corto. – Da dimenticare invece la qualificazione delle nostre nel salto in lungo: Laura Strati con 6.05 ha chiuso la lista delle partecipanti (31) e Tania Vicenzino ha chiuso in 28.sima posizione con 6.23. Cade anche in questa gara, come nei 100 metri ostacoli, un’altra statunitense campionessa olimpica di Rio: eliminata difatti Brittney Reese con 6.52, lei che il Mondiale lo ha vinto quattro volte (Berlino 2009, Daegu 2001, Mosca 2013 e Londra 2017). Un solo centimetro (l’ultima delle qualificate è stata la connazionale Sha’keela Saunders con 6.53) ha diviso la trentatreenne di Inglewood dal possibile quinto oro iridato. Peccato.