I sentieri di Cimbricus / L'azzardo del pronostico (piu' alto)

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Giovedì 3 Ottobre 2019

 

wang

 

Minestra nel deserto: proviamo a metterci un po' di sale e avventuriamoci nel gioco del momento: stilare la classifica prossima ventura del salto in alto piu' che una scommessa pare un azzardo. E allora azzardiamo, ...

 

Giorgio Cimbrico

Pensando che io sia un esperto, un amico mi ha chiesto il “cavallo buono” suggerendo se lo autorizzassi a scommettere a occhi chiusi su Mutaz Essa Barshim. Gli ho risposto che pur non avendo mai buttato i miei denari in azzardo (anche il Totocalcio quando costava 300 lire), se oggi dovessi rischiare qualcosa non saprei da dove cominciare. I Mondiali stanno riservando sorprese (ieri, l’improvviso spegnersi di Michael Norman) ma che il salto in alto sia enigmatico, degno di un intervento della Sfinge o della Pizia, lo avevamo capito da tempo.

Bohdan Bondarenko sparito e tornato per una qualificazione durata un lampo: il lungone non si staccava da terra; Barshim al rientro dopo un infortunio vecchio un anno, assai simile a quello che strappò le ali ai piedi di Gimbo Tamberi nella sua sera più bella e più buia; Protsenko lontano dal tempo in cui trovò un posto tra i 2.40metristi; Drouin sparito del tutto. E, più in generale, una flessione.

Ricordale il glorioso 2014 quando le ascensioni si susseguivano? Capita: le specialità dell’atletica ricordano i vini. Eccezionali, eccellenti, ottime, buone, mediocri, meno che mediocri. Per anni i 400hs avevano fatto un salto indietro nel tempo; ora, quanto a ristretto vertice (quei tre, insomma…) siamo a livello di un Barolo del ’64. Se Warholm avesse chiuso in 46"77 parleremmo di Romanée Conti del ’23 o di un Kevin Young del ‘92. Inestimabile.


Torniamo all’alto. Conoscendone il temperamento,Tamberi può vincere (il condizionale non mi piace, lo trovo prudentemente ipocrita) o finire sul podio. Non conosco la successione delle quote ma sono convinto che con 2.32 alla prima il più è fatto, perlomeno per una medaglia.

Nel pronostico che sta eccitando giorno dopo giorno la nostra vecchia banda (vecchia per dato anagrafico: io sono uno degli junior in campo), ho indicato vincente il bielorusso Nedasekau, l’unico ad aver saltato 2.35, ma il mio puledro è entrato per il rotto della cuffia in una finale ricca di personaggi singolari: un malese, un portoricano.  Ad occhio i due russi “autorizzati”, Ivanyuk, piccolo e elastico, e Akimenko, oggetto misterioso, danno l’idea di essere pericolosi.

A Doha non piove e non c’è pericolo che piova ma credo che tenga bene il parallelo con i Mondiali di Helsinki, i più bagnati della storia, anche la sera in cui c’era da sfidare un’asticella. Per un momento ci guardammo negli occhi: se andava bene quel 2.32, Nicola Ciotti diventava campione del mondo. Cosa sapevamo di Nicola? Che aveva un gemello che si chiama Giulio, anche lui saltatore, che erano romagnoli. Nicola sbagliò e per il gioco dei falli finì quinto. Vinse un ucraino, Krimarenko, e quando freneticamente andammo a consultare le brevi biografie che consegnano in sala stampa ci accorgemmo che aveva vinto la coppa invernale d’Ucraina e nulla più. Krimarenko, chi era costui? Avrebbero scritto vecchi colleghi legati a certi “memorabili” manzoniani.

E così stilo il mio pronostico finale usando una modalità rozza ma efficace: chiudo gli occhi e calo l’indice sulla starting list. Vince Yu Wang, cinese, 2.34 indoor. Se ho visto giusto, attendo dai lettori di SO una bottiglia, ma di quelle buone. Rosso piemontese o francese, as you like it, come diceva Shakespeare.