Piste&Pedane / Tortu a lezione dal professor Lewis

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Lunedì 30 Settembre 2019

 

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Un incontro importante tra il ragazzo della Brianza e il Figlio del vento. Per conoscersi, fare il punto sulla stagione e guardare al futuro, con l’invito, con il papà-coach, a Houston per allenarsi in vista di Tokyo 2020.

Carlo Santi

DOHA – Gli esami non finiscono mai per Filippo Tortu. Dalla finale mondiale dei 100 metri alla lezione con il professor Carl Lewis. L’incontro tra lo sprinter azzurro e il figlio del vento al The Torch Doha, l’albergo accanto allo stadio dove Carl è arrivato “scortato” da Leroy Burrell, è stato divertente e accattivante. Emozionato il giusto, attento e curioso, Filippo ha chiesto consigli al grande campione americano, 58 anni e leggenda autentica dello sport con le sue 10 medaglie olimpiche, di cui 9 d’oro, e altrettante mondiali tra il 1983 e il 1993 (8 i successi) oltre a quattro record del mondo nei 100 metri. «Sei stato bravo a correre la finale dei 100 a 21 anni», ha esordito Lewis che poi ha “interrogato” Tortu invitandolo, con il papà-coach, a Houston per allenarsi in vista di Tokyo 2020. «A Houston c’è l’ambiente ideale per la velocità – ha spiegato Lewis – e può essere un’esperienza fantastica».

È stato il primo vero incontro tra loro. «Ci eravamo visti, giusto il tempo di una foto, nel 2017 a Bahamas durante i Mondiali delle staffette», ha ricordato Tortu. Qui a Doha, invece, hanno dialogato e Lewis, chiedendo al nostro giovanotto delle aspettative future, gli ha fatto dire cosa si attende di realizzare a Tokyo. «Vorrei correre i 100 in 9”92 e i 200 in 19”99», ha ammesso Filippo. Il figlio del vento, con la sua esperienza, gli ha detto che non bisogna fissarsi troppo sui tempi, sul cronometro. «Se poi con 9”92 non vai in finale? L’importante è porsi sempre degli obiettivi da raggiungere, guardare avanti». Alle loro spalle, intanto, scorrevano le immagini dei trionfi di Lewis e anche una foto del figlio del vento con Burrell, quest’ultimo tanti chili fa visto che oggi l’ex primatista dei 100 è davvero trasformato. (nella foto, da sinistra Burrell, Lewis, Gianni Merlo, Tortu).

Lewis si è informato sulla vita di Tortu, cosa fa, dove si allena. E Filippo ha raccontato dello studio a Roma alla Luiss, università scelta perché gli permette di studiare e allenarsi, del lavoro in pista soprattutto in Brianza, dove vive. «Lo sport è importante per me, ho praticato molte discipline fin da piccolo, dal basket al calcio, dal nuoto fino all’atletica», ha aggiunto Pippo che, sempre spronato da Carl, ha parlato di futuro professionale. «Mi piacerebbe occuparmi di pubblicità», ha aggiunto.

Un Carl Lewis curioso si è informato della stagione di Pippo e ha chiesto se fosse contento di quanto raccolto finora. «Fifty fifty – la risposta di Tortu – Ho fatto bene a Rieti e Rovereto, no a Roma al Golden Gala nei 200 mentre a Stanford a fine giugno dopo il traguardo mi sono infortunato». Tortu prima di rispondere ha avuto un’incertezza. Stava per parlare di soldi, dei 5000 dollari che ha vinto con il suo settimo posto al Mondiale, di quanto incassato nella stagione. Poi ha virato sulla pista e sulle gare.

Hanno parlato a lungo, Carl e Filippo. Burrell era con loro e spesso è intervenuto nel dialogo. «Finalmente lo sprint è tornato ad essere umano – ha detto il figlio del vento – proprio come lo intendo io». Più sarcastico è stato, invece, con l’atletica di oggi in generale, sull’abbigliamento che ritiene troppo grigio, senza lampi come invece piaceva a lui quando era in pista.

Dietro, tra le immagini, ce n’era una che lo ritrae con Burrell, entrambi in pista quasi in costume. «Noi del Santa Monica Track Club eravamo così, spregiudicati ma accattivanti per il pubblico. Adesso è tutto diverso». Anche nella gestione dell’atletica e del Mondiale. «Ma davvero le batterie dei 200 metri erano in programma il giorno dopo la finale dei 100? Così non si da la possibilità a un grande sprinter di vincere tre ori. Assurdo».