Piste&Pedane / Giorgi: “Ho consumato tutte le lacrime”

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Domenica 29 Settembre 2019

 

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«Ho usato testa, gambe e soprattutto il cuore per riuscire a superare i problemi di stomaco che mi hanno rallentata. Ho rischiato di non farcela, ma oggi non potevo fermarmi: l’occasione era unica, mica potevo sprecarla».

Carlo Santi

DOHA – Famiglia, marcia, studio. Eleonora Giorgi piange sulla prima medaglia importate di una lunga carriera nel tacco e punta, la prima per l’Italia in questo Mondiale. La donna azzurra della notte nella Doha bollente, oltre 30 i gradi ma con un’umidità altissima, con estrema lucidità ha saputo tenere nervi e muscoli saldi per arrivare al terzo posto della 50 chilometri, gara massacrante e qui ancora di più viste le condizioni estreme di caldo e umidità. Ma era importante scalarla questa montagna perché dopo troppe delusioni era arrivato il momento del sorriso.

Le crisi non sono mancate a Eleonora che adesso vuole essere riconosciuta come la campionessa della marcia e non perché si chiama come l’attrice.

Dopo una manciata di chilometri la Giorgi ha avuto qualche difficoltà ma ha saputo rimanere tranquilla senza strafare, in quarta posizione seguendo le cinesi e la portoghese Henriques che poi è stata costretta alla resa.

Era partita con un programma: le sue regole di ingaggio erano chiare, inutile inseguire sogni impossibili. C’era il terzo posto da prendere, tutto il resto sarebbe stato possibile se davanti fosse accaduto qualcosa, ma senza andare incontro a rischi con attacchi forzati e rischiosi.

Eleonora ha fatto tutto questo, ha saputo superare le crisi, ha atteso il momento migliore e alla fine ha avuto ragione tagliando il traguardo dopo 4 ore 29 minuti e 13 secondi alle spalle della coppia cinese Rui Liang (4h23’26”) e Maocuo Li (4h26’40”) mentre le altre due azzurre, Nicole Colombi e Mariavittoria Becchetti, hanno dovuto arrendersi ben prima del traguardo come è stato per Teodorico Caporaso mentre Michele Antonelli ha chiuso in sedicesima posizione in 4h22’20”. Con il suo tempo, la cinese Rui Liang sarebbe arrivata 18.sima tra gli uomini (le due prove della 50 si sono svolte in contemporanea sullo stesso percorso).

«Ho usato testa, gambe e soprattutto il cuore per riuscire a superare i problemi di stomaco che mi hanno rallentata - ha detto la Giorgi - Ho rischiato di non farcela, ma oggi non potevo fermarmi: ci tenevo tanto. L’occasione era unica, da cogliere, e mica potevo sprecarla». (foto Colombo/Fidal).

Era stanca, provata, Eleonora, mentre quasi albeggiava, ma felice. Non si è sottratta alle interviste ed è rimasta un bel po’ a dialogare con una tivù straniera in inglese.

Detto delle ragazze, la gara maschile ha rischiato il colpo di scena. Dopo l’abbandono del francese Diniz, out quando era passata poco più di un’ora e mezza, il giapponese Yusuke Suzuki, che sempre era rimasto in testa senza rivali, con un vantaggio di quasi 3 minuti, sereno con il suo ghiaccio per cercare di raffreddare la temperatura del corpo, stava per soccombere.

Diniz è uscito di scena furibondo, lui che da tempo era critico con questa scelta. «Ci prendono per scemi. – ha detto di nuovo – Questa non è atletica. Questa non è una gara di marcia: è una gara di sopravvivenza».

Il colpaccio tra gli uomini era del portoghese Joao Vieira che stava per fare centro con la sua rimonta. Suzuki ha vinto in 4h04’20”, prima volta oltre le 4 ore nella storia del Mondiale. Vieira si è avvicinato tanto arrivando a 39” dal giapponese. Terzo posto per il canadese Evan Dunfee (4h05’02”).

Per la statistica e i confronti ricordiamo che alle Olimpiadi l’ultimo oro assegnato con un tempo oltre i 240 minuti risale al 1968 quando vinse Christoph Hohne, tedesco est, in 4h20’13”6 mentre l’edizione precedente, a Tokyo 1964, fu vinta in 4h11’12”4 dal nostro Abdon Pamich.

Pit stop. – Novità. Non sono mancati i pit stop, ossia un fermo a tempo (5 minuti in questo caso mentre per la 20 km l’arresto forzato è di 2 minuti) proprio come avviene con la Formula 1. Capita, questa punizione, in caso di tre rossi e invece della squalifica l’atleta è costretto a fermarsi a bordo pista controllato da un giudice.