Piste&Pedane / E venne il giorno della medaglia (l'unica?)

Print

Domenica 29 Settembre 2019

 

giorgi-doha

Nel giorno fortunato di Pippo Tortu, è arrivata la prima medaglia mondiale, a ripagare il terzo posto di Eleonora Giorgi nella 50 chilometri. Nostra sorella marcia non delude mai, come è capitato anche nel deserto di Doha.

Daniele Perboni

Prima medaglia, di bronzo (sperando non sia l’unica...), arriva da Eleonora Giorgi, guidata magistralmente da Gianni Perricelli, a sua volta allievo di Pietro Pastorini da Lomello. Davanti le cinesi Rui Liang (4h23’26) e Maocuo Li (4h26’40). «Contenta e fiera per questa medaglia – Le sue prime parole – Non ho più lacrime. Le ho lasciate tutte sulla strada, ... Nonostante diversi momenti di crisi sono riuscita a tener duro. Ho usato testa, gambe e, soprattutto, cuore per raccogliere questa opportunità. Oggi l’importante era arrivare ed ho realizzato uno dei tanti sogni che avevo nel cassetto. Questa medaglia la dedico a me stessa, ha un valore inestimabile, magico».

E, lasciatecelo dire, è una scommessa fortemente voluta e vinta dal D.T. Antonio La Torre che sul finire della scorsa stagione l’ha spinta a passare dalla 20 alla 50 nonostante i dubbi e le incognite nell’affrontare questa distanza. Ritirate le altre due ragazze: Maria Vittoria Becchetti e Nicole Colombi. (foto Colombo/Fidal).

Eleonora – Nel 2004 si è avvicinata all'atletica con il mezzofondo ma dal 2007, dopo un infortunio, è passata alla marcia sotto la guida di Vittorio Zeni. Proviene dallAtletica Lecco Colombo Costruzioni ed è cresciuta a Cabiate (Como). Nel 2014 in Coppa del Mondo a Taicang è quinta con il record italiano della 20 km (1h27’05). Nel corso della stessa stagione ha riscritto i limiti nazionali dei 3000 indoor (11’50”08) e dei 5000 in pista (20’01”80, migliore prestazione mondiale di sempre). Nel 2015 ha ritoccato per due volte il record italiano della 20, prima italiana a scendere sotto il muro dellora e 27 minuti: 1h26’46 il 21 marzo a Dudince e 1h26’17 il 17 maggio in a Murcia. Nel dicembre 2016 si è sottoposta a un intervento al ginocchio. Nel 2019 il debutto sulla 50 km con la vittoria e il record europeo (4h04’50) in Coppa Europa ad Alytus .

Sono le 02,34 di domenica mattina quando il primo marciatore, Yusuke Suzuki, taglia il traguardo. Dal momento dello start sono passate esattamente 4 ore, 4 minuti e 20 secondi. Il tempo peggiore da quando si disputano i Mondiali. Enorme è la soddisfazione che lo ripaga delle tante delusioni patite, sulla 20 km, nell’ultimo decennio. Al debutto, Mondiali di Berlino 2009, il giapponese è 39º. Due anni dopo, a Daegu, sfiora il podio, quarto. Nel 2013 stabilisce il record nazionale (1h18’34), ma ai Mondiali di Mosca non riesce a far meglio di una deludente, per lui, 12ª piazza. Identica sorte nel 2015: dopo il record mondiale della 20 (1h16’36, il 15 marzo) si ritiro ai Mondiali di Pechino, restando fermo sino al 2018.

Secondo il 43enne portoghese Joao Vieira (4h04’59), autore di una sorprendente rimonta negli ultimi chilometri. Per il lusitano, all’undicesima partecipazione alla rassegna iridata, è la prima volta sul podio. In precedenza non era andato oltre ad una seconda (Barcellona 2010) e terza piazza (Goteborg 2006) ai Campionati continentali. Ottavo l’iberico Jesus Angel Garcia (50 anni il prossimo 17 ottobre), già oro a Stoccarda ‘93 (3h41’41) e argento ad Atene ‘97 e Berlino ‘99, a cui occorre aggiungere l’argento agli Europei di Goteborg. E gli azzurri? 16º Michele Antonelli (4h22’20) mentre si è ritirato Teodorico Caporaso.

Tra tablet e TV – Temperatura estiva. Sole che picchia duro. No, già lo avevamo confermato ieri, non siamo in quel di Doha. Semplicemente questa estate pazza, che non accenna a finire, ci ha colto di sorpresa in quel lembo di terra delimitata da tre fiumi: Ticino, Sesia, Po. Insomma casa nostra. Stare chiusi in casa davanti al piccolo schermo, alternandolo con quello ancora più minuscolo del tablet, è un supplizio. Cresce sempre più l’irritazione per aver rinunciato alla trasferta nel deserto.

Apertura d’obbligo per Pippo Tortu. La partecipazione alla finale dei 100 non era affatto scontata. In questo caso è più che meritata. Settimo in 10”07 (e ancora una volta con il peggior tempo di reazione: 0,158) nei 100 più veloci della stagione, dominati nettamente da Christian Coleman (9”76), davanti al trentasettenne e mai domo Justin Gatlin (9”89) e al resuscitato canadese Andre De Grasse (9”90, PB).

Una finale agguantata per l’inezia di un millesimo (10”101) ai danni del giamaicano Tyquendo Tracey (1o”102), quarto con l’identico crono. Che dire di più? Nulla. Meglio lasciare la parola al protagonista: «Correre una finale mondiale è un’emozione unica. Il personale stagionale sottolinea il grande lavoro, mio e di tutto lo staff tecnico che mi segue. Non è stata una stagione facile ma si è conclusa nel migliore dei modi».

In semifinale è finita l’avventura di Jacobs, settimo in 10”20, identico tempo ottenuto da Pippo il giorno prima in batteria. «Sono amareggiato per un’occasione che era ampiamente alla mia portata. Un piccolo problema alla partenza che mi ha condizionato. Bastava un 10”12 per andare in finale».

La giornata era iniziata con l’ennesima esclusione di un atleta azzurro: Giovanni Faloci nel disco. 59.77 il lancio da quasi dopolavorista. Trentesimo su trentadue atleti presenti. Complimenti! È proseguita con l’accesso nella finale dell’asta di Claudio Stecchi. Entrato in gara a 5.60, passati al primo attacco, ha quindi scavalcato 5.70 (alla seconda) e la misura definitiva a 5.75 (sempre alla seconda). Ottimo e arrivederci al tardo pomeriggio di martedì 1° ottobre. Non prima di aver ringraziato tutto e tutti per le attenzioni e gli aiuti ricevuti. Non è finita. Prima del Pippo show l’ennesima delusione ha colpito duro. Nell’inedita prova della 4x400 mista i “nostri” Edoardo Scotti, Giancarla Trevisan, Raphaela Lukudo e Brayan Lopez, non sono riusciti a far meglio della quinta piazza nella loro batteria, il che vuol dire nono posto complessivo e relativa esclusione dalla finale con 3’16”52. Tre decimi più veloci e il sogno (che comportava anche la qualificazione di fatto per Tokyo 2020) sarebbe stato concreto. Ma tanto è’.