Piste&Pedane / Verso i Mondiali all'aria condizionata

Print

Giovedì 19 Settembre 2019

 

doha-realy


I buoni risultati raggiunti nella primavera e nell’estate pre-Doha autorizzano sorrisi, buoni pensieri e qualche speranza. Qualche punta ha le armi per agguantare risultati e piazzamenti importanti. Ma …

Daniele Perboni


Pochi giorni e i sessantacinque eletti daranno inizio alla “traversata nel deserto”. Sperando che il plotone in maglia azzurra trovi, sul suo cammino, oasi in cui rinvigorirsi, così da giungere al traguardo con qualche briciola nella bisaccia. Medaglie (il massimo del bottino)? Una finale? Turni eliminatori superati? Primati personali o stagionali? Tutto farà brodo (tanto per citare un antico slogan, una volta si chiamavano così, pubblicitario). Purché al reimbarco si possa portare nello zaino un segno positivo. I precedenti non lasciano ben sperare. Purtroppo. E la montagna che le ragazze e i ragazzi dovranno scalare è assai irta e densa di ostacoli, avversari tosti e “cazzuti”, tensione alle stelle e star di prima grandezza. Senza contare i soliti ignoti che, immancabilmente, sbucheranno dal nulla. O quasi.

Dunque ci ritroveremo a recitare l’ennesimo canovaccio in cui sta scritto che “sono contento, ma le gambe non giravano”, “non era giornata”, “non capisco cosa mi sia successo, mi son sentito di legno”, “a casa, con il mio allenatore analizzeremo questa cattiva prestazione”? E vai con una selva di dichiarazioni trite e ritrite che abbiamo sentito uscire dalla bocca dei protagonisti sin dagli albori della nostra avventura in terra nemica (zona mista). Affermazioni che non faranno altro che irritare, deludere e portare alla ordinaria, monotona e banale conclusione: l’obiettivo dei molti spediti nel deserto non era altro che, appunto, atterrare nel deserto. Stop. Nessun passo oltre.

Attenzione! Quanto sopra descritto è lo scenario peggiore. Naturalmente tutto potrà svolgersi su altri canoni. Anche se lo stesso comandante continua a ripetere di non lasciarci prendere da sogni irrealizzabili e segretamente, ma non tanto, sussurra cifre che potrebbero lasciar sconcertati. Ma solo chi conosce poco la materia e segue la disciplina saltuariamente, leggendo i giornali. Che di questo tema ormai ne parlano sempre meno. Diversamente, chi è più avvezzo a frequentare il mondo atletico comprende benissimo a cosa sta alludendo la guida. Spirituale, tecnica, morale.

Lo abbiamo già scritto nelle settimane precedenti. Il vento pare abbia invertito il senso in cui spirava sino a una manciata di mesi or sono. I buoni risultati raggiunti nella primavera e nell’estate pre-Doha autorizzano sorrisi, buoni pensieri e speranze. Effettivamente qualche punta ha le armi adatte per agguantare risultati e piazzamenti importanti. Ma dopo lo sbarco sulla pista “condizionata” di Doha (nel senso che enormi bocche sputeranno aria fredda all’interno dello stadio, all’aperto, cercando di mitigare la calura del deserto), il sentiero non è tracciato e seguirlo sino in fondo senza cadere o esser cacciati a casa e assai problematico.

Qualcuno molto in alto, comunque, raggela le facili aspettative: “medaglie? Sarà difficile e molto smuoverci dallo zero”.

A questo punto qualche lettore potrebbe aspettarsi, legittimamente, una sorta di “toto” medaglie. Non sarà accontentato. Abbiate pazienza, seguite le gare, gioite, incazzatevi e alla fine sarete accontentati. Un suggerimento: non lasciatevi sfuggire le prove su strada (marcia e maratona). Come sempre i “puzzapiedi” del tacco e punta potrebbero gettarci la boa di salvataggio.