Saro' greve / Luigi Rosati: maestro, amico e fratello

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Lunedì 16 Settembre 2019


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Un grande allenatore ricordato per l’affettuoso legame con Peppe Gentile portato ai fasti olimpici e mondiali: ma soprattutto un innovatore e uno sperimentatore in campi diversi, dal nuoto allo sport paralimpico.

Vanni Lóriga

Luigi “Gigi” Rosati ci ha lasciato spegnendosi a Rocca di Papa nella notte tra il 5 e il 6 settembre. Nato a Roma il 12 maggio 1935 aveva compiuto da poco gli 84 anni. Divenne famoso ai più quando Giuseppe Gentile, il suo allievo più dotato, conquistò a Città del Messico la medaglia di bronzo nel salto triplo, migliorando per due volte il primato mondiale. Ma Rosati non era solo un allenatore, ma fu un Maestro e il fondatore di una vera scuola, soprattutto in quella specialità che gli inglesi chiamano hop, step & jump. Con lui ebbi importanti rapporti di lavoro, prima nel 1959 alla Scuola Militare di Educazione Fisica di Orvieto e successivamente – negli anni 1965-1966 – quando comandavo la Compagnia Atleti dell’Esercito e lui era responsabile della preparazione atletica dei calciatori di Serie A e B.

Acquacetosa 1969: Gigi Rosati con i due Gentile: Peppe e suo padre.

Soprattutto alla SMEF fu preziosa la sua collaborazione: era paracadutista in servizio di leva e mi fu assegnato come aiuto docente di atletica. Molto preparato lo era soprattutto nei salti ed anche nei lanci. Da giovanissimo era stato campione italiano dei III Serie nel lancio del giavellotto (con personale di 60.43 nel ’55, quinto in Italia) e si diceva di lui che chiunque si affidasse alle sue cure, in pochi giorni, poteva registrare miglioramenti di alcuni metri. Famosa la sua tecnica di “supinazione” del braccio, mutuata dai giavellottisti finlandesi.

 

atl.lazio



Ed a proposito di triplo salto e di Orvieto va ricordato che presso la citata SMEF si tenne, ai primi di novembre 1968, un raduno dei Tecnici delle società laziali. Possiamo riferire dell’intervento di Rosati perché fu pubblicato nel numero del gennaio 1969 di ATLETICA NEL LAZIO, un periodico del Comitato Regionale (Presidente il Colonnello Giampiero Casciotti) diretto da Ruggero Alcanterini, con redattore Augusto Frasca ed impaginatore e grafico Corrado Montoneri.

 
“Rosati ha espresso – si legge – la sua piena soddisfazione per la creazione di un Centro Regionale per il salto triplo cha ha dato ottimi risultati. Ha visto fra l’altro il tangibile miglioramento ottenuto da venti atleti, che hanno incrementato i loro primati personali di 80 centimetri”. Auspicando che analoghe iniziative venissero attuate per tutte le specialità. Non se ne parla più.

Il sopra citato Montoneri, autore della copertina della rivista dedicata inevitabilmente a Giuseppe Gentile, ci racconta che anche lui venne seguito da Rosati quando gareggiava per la Libertas. Ed in occasione del campionato regionale laziale del 1961, alla Farnesina, si trovarono a competere per il titolo del decathlon due allievi di Gigi Rosati. Uno era Gentile ai debutti e l'altro proprio Montoneri, in quel momento nel CS Esercito. Dopo nove prove i due erano molto vicini nel punteggio e tutto si risolse con la definitiva corsa sui 1500 metri. Corrado partì a razzo (aveva ottimi tempi sugli 800) mentre Gentile terminò al passo. Montoneri campione laziale con 5940 punti, Gentile secondo con 4881. Ma era ancora junior e il decathlon, in cui avrebbe potuto fare di tutto, non lo interessava.

È doveroso ricordare che i rapporti fra Rosati e la Federazione non furono sempre ideali. Molti criticano i suoi metodi di allenamento, rimproverandogli che i famosi ed annunciati record non arrivavano mai. Rosati obietta che il suo allievo è “un elemento di enormi possibilità, che però va seguito nei minimi particolari. È infatti un istintivo e come tale è portato, seppure involontariamente, a commettere errori. Per cui cerchiamo di portarlo al massimo rendimento tecnico-agonistico, attraverso una progressione di esercizi e di specialità.

Dopo un intenso lavoro invernale in palestra, si sono cercati nel salto in alto l’elevazione, nel lungo l’estensione, nello sprint la velocità di rincorsa ed infine sui 400 ostacoli determinati appoggi e spinte necessarie nel triplo e naturali nel passaggio degli ostacoli bassi. In sostanza il concetto è questo: prima la potenza e l’inconscia autocorrezione di determinati difetti-base, poi l'insegnamento e la messa in pratica del “salto perfetto”. Un lavoro certosino che negli anni consente a Gentile di stabilire 12 primati italiani (8 nel triplo, 1 nel lungo e 3 nel triplo indoor) oltre ai due già ricordati mondiali ed al bronzo olimpico. Medaglia che Giuseppe volle spezzare in due donandone la metà al suo allenatore. Da lui definito un Maestro, un Amico, un Fratello.

Noi lo ricordiamo anche come interessato al nuoto; come impegnato per seguire quegli atleti che allora erano chiamati “meno abili” e che ora sono i paralimpici; con animo da pioniere, primo in Italia a sperimentare e ad aprire – malgrado le critiche – il lancio del martello alle ragazze. E soprattutto quando a bordo del suo motorino si spostava da un campo all’altro di Roma, piovesse o tirasse vento, sempre puntuale e presente, Per cui concludiamo questo ricordo con un riconoscente: Luigi Rosati, Presente!