Fatti&Misfatti / La solitudine del numero sette

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Venerdì 21 Giugno 2019

 

messina 2

 

Non sappiamo dire se l'avevamo previsto o solo temuto, ma questa inedita sfida-scudetto dei due mari è arrivata al fatidico numero sette. In attesa del Messina-2, il ritorno (o la vendetta?).

Oscar Eleni

Da Mons Luponi, campagna sottana pavese, dove andrà in pensione Varenne dopo averci regalato corse splendide e 2000 figli. Voglia di tornare a parlare con un cavallo che di settime partite ne ha vissute e vinte tante quando trottava per il mondo. Lui, Varenne, e Frankie Dettori, trionfatore al Royal Ascot, come rideva la Regina, sono i ricordi belli della professione quando ti mandavano a cercare emozioni fuori dal tuo cerchio. Erano momenti speciali e se avevi come Virgilio il Raimondi stavi bene anche a San Siro. Stupendo il cavallo, un gradino sopra tutti il fantino, lui, Varenne, trottatore, lui, Dettori, il mostro che sussurrava ai suoi purosangue e vinceva.

Nella lussuosa stalla di Inverno Monteleone parleremo di tante cose, commossi dal nonno che ad 83 anni si è preso la licenza media per leggere favole al nipotino, esasperato dal silenzio sulle aggressioni ideologiche, stordito dai conti e dai giudici, impressionato dalle reazioni della servitù per la prima conferenza di Messina nel regno Olimpia, là fuori di mano ad Assago dove i profumi non sono di lavanda, non stupito dalla stupidità di chi avrebbe preferito Sarri disoccupato, o prigioniero nella torre londinese, piuttosto che juventino. Ci è venuto in mente il poeta musicista della Florida Jim Morrison, genio dei Doors, quando diceva: non devi mai lasciare che il tuo passato sia scaraventato nel tuo presente per distruggere il tuo futuro.

Messina lo sapeva e si costruirà una torre dove far entrare soltanto i suoi, certo è strano vedere che chi arriva nella Milano del basket, dove hanno vinto tanto, cerca sempre collaboratori che vengono da fuori. Il presidente uscente puntava sui pesaresi, i toscani con qualche puntatina verso la Slavonia. Il generale plenipotenziario di oggi sulla Bologna che amava. Avranno i loro motivi. Copiare sembra brutto, anche se tutti sanno che nel mondo si copia, fingendo di avere avuto per primi l’idea.

Sarri si è messo un bel vestito, è stato saggio, davvero sportivo sulle probabili reazioni dei napoletani, a parte il presidente: “Se applaudiranno sarà per amore, se fischieranno sarà sempre per amore”. Non è Candido l’uomo che dal nulla è arrivato alla Nobil Casa bianconera, ha idee, coraggio, vedremo se sarà pure fortunato perché devi esserlo quando fai l’allenatore e i media, gli agenti, le famiglie, i telefonini remano quasi tutti dalla parte che spesso non è la tua.

Recitate gente e troverete il vostro paradiso o anche lo scudetto. Lo diciamo con simpatia a De Raffaele, doge della Reyer, e Pozzecco rais della tonnara che ora è Sardegna, ma da sempre padrone di tanti cuori perché la sua smania di vivere alla grande coinvolgeva. Quasi tutti.

Ora questi due allenatori si trovano sulla piana di Mestre per contendersi lo scudetto del basket che la Rai darà sulla rete 4 non avendo spazio che per il calcio. Sono stati bravi ad uscire da buoni condottieri in mezzo a tanta polvere, alle notti umide, ai campi infami. Bravi anche a recitare, piangendo un po’, ironizzando un po’, prendendosi le colpe che spesso erano di giocatori che non reggono il ritmo infernale di una partita importante ogni 48 ore, anche se questo basket saponato, come dice il Sani, ricordando il calcio saponato alle feste dell’Unità, ci fa soffrire. Per carità ben vengano finali del genere. Ha ragione De Pol, uno che ascolti sempre volentieri, quando dice che non vorrebbe mai veder finire questa serie scudetto. Non certo per la qualità del gioco. Solo i marziani reggerebbero. Ma per lo spirito dei contendenti. Li amiamo tutti e dispiacerà vedere una squadra uscire battuta.

Gara sei ha mandato nei matti anche i competenti o presunti tali: alzi la mano chi non ha detto, dopo 20 minuti, che Sassari non ne aveva più. Sia sincero chi accusava il Poz di subire l’emotività della sfida, senza incanalarla come suggeriva saggiamente il Pedrazzi prima di gara sei. Grande Reyer per 20’, pessima Venezia per gli altri 20. Terribile Sassari, con i suoi esterni anemici nel primo e secondo quarto, poi la luce, la schiacciatona di McGee che prima avresti voluto licenziare, la reazione di Spissu che sembrava cotto, la rivolta di Piedone Cooley quando ci eravamo convinti che sarebbe andato a sbattere ancora su Vidmar. Che vinca il migliore, ma paron Rocco vi avrebbe detto: speremo de no. Perché? Non sarà la verità comunque vada perché tutto scivolerà come la palla e i giocatori sul campo.

Pagelle al vento della Laguna, prendendo slancio dal mare di Sassari, schivando San Marco, per andare a camminare nella mestrinità, sentendo il magone per il Palalido di Milano che torna finalmente a vivere. Tanto di cappello al volley che ne ha fatto la sua casa, mentre i basket bofonchia invidioso dentro il naviglio, a meno che l’Urania non diventi davvero l’All’Onestà, la Mobilquattro di questo secolo.

Voti, accidenti. Va bene.

• SASSARI 6,5: dopo il temporale la quiete e la ragione e una chiave per gara 7.
SMITH 5,5: troppa timidezza
CARTER 7: non rinunceremmo mai alla sua difesa, anche se le mani non hanno velluto.
COOLEY 8: piedone si ribella, ha i crampi, ha dolori, ha pensieri, ma reagisce. Da hombre.
PIERRE 5: troppo poco, troppo distante dai giorni contro Brindisi e Milano.
THOMAS 7,5: suona la carica, aspetta i momenti, esagera, ma incide.
SPISSU 7: balbettio della gioventù, reazione da tamburino sardo davvero coraggioso.
POLONARA 5,5: va ramingo l’eroe, ogni tanto ne fa una buona, ma spesso si perde.
MC GEE 7: pensavamo che avesse firmato il foglio di congedo, invece ce lo ha stracciato in faccia, leone 25 centimetri sotto Daye, ma dentro Daye, non era facile.

• REYER 5,5: non hanno ascoltato il Trap, mai dire gatto se non lo hai nel sacco.
BRAMOS 6.5: fino a quando aveva lui il pallino Sassari ha tremato.
HAYNES 5: onde del mare che lo portano al cielo e poi in fondo a se stesso.
STONE 5: poca luce, poca rabbia.
MAZZOLA 5: fa il suo; basterebbe se intorno gli altri facessero il loro.
WATT6.5: bella reazione, peccato fosse rimasto solo.
DAYE 5: sempre velluto raffinato, ma da mandare in tintoria.
DE NICOLAO 6: ultima vedetta prima dell’invasione. Con lui almeno c’era ritmo.
TONUT 5: esagerato nel voler far vedere quello che non è ancora.
VIDMAR 5: le ha prese più che darle.
CERELLA 7: un tipo che vorresti al fianco nei bar più malfamati di una finale scudetto.