I sentieri di Cimbricus / Per una fenomenologia di Filippo I

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Sabato 1° Giugno 2019


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Una provocazione, meglio, una trama da spedire nel futuro: se a Parigi 2024, il 26enne Filippo Tortu, scattista da 100, velocista da 200, corresse i 400? Dopo la reincarnazione di Berruti, quella di Eric Liddell.

Giorgio Cimbrico

È con grande sforzo – e con grande rispetto – che mi accingo a stendere, ad imitazione del Maestro Umberto Eco, una fenomenologia di Filippo Tortu. Nulla a che fare con l’ironia che punteggiava e irrorava la fenomenologia di Mike Bongiorno, brano architrave di Diario Minimo. La stesura di queste note avviene all’indomani del debutto di Rieti: 9”97 con vento appena al di là della norma (2,4) e a meno di una settimana dall’intervento di Pippo nella serata dell’80° compleanno di Livio Berruti. A costo di venir accusato di parzialità, sue sono state le parole più sentite, più opportune: “Livio è emozione, è ironia, è cultura, è eterna giovinezza”. Si tratta di una rapida sintesi, aderente a quanto è stato pronunciato.

Tortu vive dentro più canoni che possono appartenere a dimensioni aristosteliche e bachiane in cui il rispetto della forma era garanzia di sostanza, in cui la razionalità non ammainava mai il vessillo del sentimento, dell’emozione, anche quella più fremente.

Chiacchierando con Antonio la Torre, CT della nazionale e vecchio amico, ha fatto capolino un’altra citazione. Per La Torre, Tortu è un personaggio di un romanzo filosofico di Voltaire, il Candide. Anche in questo caso, lucidità di ragionamento unita a un controllato turbinare dei sentimenti. Il risultato finale è l’equilibrio, offerto in un’azione, in un gesto che va a sfiorare i tasti della perfezione. dai trenta metri al traguardo è stato esemplare, non ha concesso una dispersione, aveva il controllo di una forza – fisica e mentale – che questi mesi hanno fatto progredire, aumentare.

Queste osservazioni finiscono spesso nei dialoghi con Salvino, padre, mentore, stratega, attento programmatore di un percorso che non ammette deviazioni, imbocco di strade laterali, facili “carpe diem”. Uno dei più ricorrenti – in chi non risparmia critiche - è stato quel titolo europeo indoor che poteva essere annesso senza problemi. ma anche senza aggiungere nulla a uno scenario più ampio.

La corsa di Rieti è stata un momento di svolta, quasi una via di Damasco, eloquente su quanto è stato offerto e sugli esiti futuri: le speranze, i sogni, qui, non hanno diritto di cittadinanza. Tortu è chiaro nei risultati e negli obiettivi così come nei comportamenti. A Rieti è stato investito da una centuria di ragazzini, ha assolto a compiti formali e organici e a tutti ha firmato un autografo. Spontaneo, gentile, lontano dal calciatore che si mette in posa per un selfie. Un cocktail di innata gentilezza, di naturalezza, di razionalità, di entusiasmo giovanile, di saggezza che deve avere radici profonde.   

Tortu punta a una semplice addizione: correre in 9“90 e in 19”80. Non so se ce la farà entro l’anno, può darsi. Un consiglio: non fatevi impressionare dai critici improvvisati che annunciano che per andare in finale ai Mondiali sarà necessario correre in 9”85, in 19”90. Non è vero. È sufficiente tenersi aggiornati sui risultati, operare le necessarie tare, analizzare la sparizione di certe potenze (la Giamaica, ad esempio), per capire che chi programma con attenzione, chi non si lascia sedurre da facili occasioni, può andare lontano. Più lontano di quanto potrebbe essere immaginato.

Non possiedo sfere di cristallo, non sono una Pizia che bofonchiando e tossicchiando pronuncia profezie incomprensibili, ma dopo Rieti le mie convinzioni si sono notevolmente rialzate. Nel 75° anniversario dello sbarco in Normandia, 6 giugno, attendo lo sbarco di Tortu all’Olimpico per un 200 tremendamente difficile e affascinante: in questi casi si dice che Lyles, Norman, Guliyev non hanno bisogno di presentazioni.

La mia sponda ingenua e romantica che spesso prende il sopravvento, mi spinge a proporre una trama da spedire nel futuro: se a Parigi 2024, a un secolo da una delle Olimpiadi più irrorate di fascino, il 26enne Filippo Tortu, scattista da 100, velocista da 200, corresse i 400? Dopo la reincarnazione di Berruti, quella di Liddell. Una chanson de geste e un attentato alla salute dei suoi vecchi suiveur.