Piste&Pedane / In atletica 2+2 non sempre fa 4

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Lunedì 27 Maggio 2019

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Tra iperboli e qualche esagerazione, rileggiamo come è stato accolto da media e neofiti il 9”97 ventoso del giovane Filippo Tortu, arruolato a forza nella categoria dei “nuovi eroi” del nostro tempo.


Daniele Perboni

Premessa: siamo più che felici, come tutti del resto, per l’eccellente risultato ottenuto dal giovane Filippo in quel di Rieti, venerdì 24 maggio (9”97/+2,4). Personaggi, dentro e fuori la pista, come il lombardo/sardo/brianzolo mancavano da tempo in seno all’atletismo italiano. Bello, bravo, giovane, educato, veloce, idolo ideale per un pubblico che spazia dai più giovani (gli spalti di Rieti stanno lì a dimostrarlo) a mamme e nonne. Fortunato per via di Madre Natura che lo ha fornito di fibre bianche e capacità non comuni a tutti. Una famiglia alle spalle che lo segue, sostiene, incita, lo aiuta in ogni piega della vita. Padre allenatore e organizzatore di un sistema/società che gli sta pianificando ogni lembo di quella che si prospetta una luminosa e remunerativa carriera.

Finalmente l’atletica italiana ha trovato il “pezzo da novanta” che tanto le mancava? Il protagonista capace di far muovere inviati, televisioni (Mediaset), in grado di rimettere l’atletica al centro dell’attenzione generale? Sembrerebbe proprio così. Almeno stando a quanto visto all’indomani della eccellente prova fornita nel capoluogo reatino.

Veniamo al dunque. All’indomani dell’impresa, vediamo come hanno reagito la maggioranza dei giornali sparsi sullo stivale. Dai quotidiani sportivi ai più generalisti, sino ad arrivare a quelli locali. E questa è già una vittoria di tutto il movimento e del personaggio Tortu in primis. Eccovi una carrellata veloce di come è stato etichettato Filippo Tortu in uno con la sua prestazione/gara: fantastico, suggestivo, magnifico, eccezionale, sensazionale, da urlo, strepitoso, pallottola, fulmine, uragano, vola, traguardi grandi e prestigiosi, si scatena, decolla, grande storia dell’atletica, esplosione che stordisce, tempo pazzesco, da sballo, prestazione mostruosa, predestinato, stratosferico, disumana leggerezza, emozionante. E si chiude con un via col vento di hollywoodiana memoria.

Attenzione però: non si sta glorificando una vittoria olimpica, un record del mondo, un “muro” inseguito da generazioni e infranto per la prima volta dal “nostro”. Più semplicemente si celebra la vittoria in una normalissima gara di velocità, con un crono che, pur essendo andato sotto la fatidica soglia dei dieci secondi, è pur sempre un “normalissimo” 9”97. Non siamo al superamento delle Colonne d’Ercole, al primo passaggio del Capo di Buona Speranza, alla scoperta delle sorgenti del Nilo. Il tempo con cui Filippo ha concluso i 100 di Rieti, portatore di buone, è “soltanto” il 135º all-time fra quelli corsi con vento irregolare. Una lista guidata dal 9”68 dello statunitense Tyson Gay (Eugene, 29/6/2008), e non è neppure il più veloce 100 corso sul suolo italiano. L’All-comers da sempre celebrato da britannici e statunitensi. Quel titolo spetta al 9”78 di Nesta Carter ottenuto, sempre a Rieti, il 29 agosto 2010.

Comprendiamo come la specialità regina dello dell’atletica, regina dei Giochi sia carica di suggestione, fascino, incanto e come sia altrettanto facile comprendere, anche per i neofiti, il valore reale di un 100 metri corso in un determinato tempo. Molto più facile e semplice che intuire il reale valore di un salto in alto o con l’asta. Infatti negli anni Novanta, la Gazzetta dello Sport pubblicava disegni appositi, tipo saltare oltre lo stipite della porta di casa o atterrare sul balcone del secondo piano. Se a tutto ciò aggiungiamo la nostalgia e il carisma che emanava e ancora emana un mito come Pietro Paolo Mennea e quel suo record lungo oltre trent’anni, il gioco è fatto.

Che cosa accadrà ora se il ventenne, targato Fiamme Gialle, non riuscisse a raggiungere i traguardi sperati? O, diversamente, se continuerà a migliorarsi? Come verrà “trattato” dal mondo dell’informazione, costantemente alla ricerca di nuovi eroi di cui, purtroppo, ci si dimentica troppo in fretta al primo cenno di cedimento? Ecco dunque che ci torna alla mente quanto soleva ripetere il nostro “maestro” di giornalismo, Dante Merlo: «Attento a sbilanciarti con le previsioni. L’atletica non è matematica e non sempre due più due fa quattro».